West Nile virus: morta 82enne in ospedale Fondi, era ricoverata da 6 giorni

Lug 20, 2025 - 20:30
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West Nile virus: morta 82enne in ospedale Fondi, era ricoverata da 6 giorni

Una donna di 82 anni residente a Nerola (Roma) è deceduta all’ospedale San Giovanni di Dio di Fondi (Latina) per virus West Nile. La donna era stata ricoverata il 14 luglio scorso per febbre e stato confusionale.

Al momento nel Lazio ci sono altri sei casi confermati di infezione da virus West Nile, tutti circoscritti nella provincia di Latina. Due sono in condizioni critiche per la presenza di patologie concomitanti e sono entrambi ricoverati all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Gli altri quattro sono invece in miglioramento clinico. 

Ministero della Salute: “Monitoraggio costante nel Lazio”

“Il ministero della Salute monitora costantemente la situazione in stretto raccordo con la Regione Lazio e in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, il Centro nazionale sangue e Centro nazionale trapianti”. Lo dichiara Maria Rosaria Campitiello, capa del Dipartimento di prevenzione del ministero della Salute. In una nota il ministero spiega che, “tra i primi casi del virus West Nile del 2025, 7 sono stati registrati anche nella regione Lazio, tra cui un decesso”, e sottolinea che “l’andamento epidemiologico è in linea con gli altri anni“. Campitiello assicura che “sono state attivate tutte le misure previste dal Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle arbovirosi 2020-2025 con il supporto del Gruppo operativo arbovirosi”.

Cos’è il virus West Nile e come si trasmette

Il virus del Nilo occidentale (noto anche con la denominazione inglese West Nile virus, WNV) è un arbovirus della famiglia Flaviviridae, genere Flavivirus, appartiene al IV gruppo dei virus a ((+) ssRNA). Di questo genere fanno parte anche il virus della febbre gialla, il virus dell’encefalite di Saint-Louis, il virus dell’encefalite di Murray Valley e il virus dell’encefalite giapponese.

Il suo nome viene dal distretto del Nilo Occidentale (West Nile) in Uganda, dove è stato isolato per la prima volta nel 1937 in una donna che soffriva di una febbre particolarmente alta. In seguito è stato trovato negli uomini, negli uccelli e nei moscerini in Egitto negli anni cinquanta, diffondendosi infine anche in altri Paesi. La malattia ha un andamento endemico-epidemico e inizialmente risultava diffusa soprattutto in Africa (specie in Egitto), Medio Oriente, India.

La malattia è trasmessa all’uomo dalla puntura di zanzara (più frequentemente del tipo Culex) e non si trasmette da persona a persona tramite contatto con persone affette. La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Il ministero della Salute raccomanda di “seguire le misure di prevenzione per proteggersi dalle zanzare vettori del virus come l’uso di repellenti; indossare pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto; zanzariere alle finestre; svuotare di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante; cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali; tenere le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate”.

Quali sono i sintomi e come prevenire l’infezione

I sintomi del virus West Nile possono andare, nei casi più leggeri (che riguardano circa il 20% dei malati), da febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto in base all’età: più lievi nei giovani in salute. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. 

I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono: febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. In circa un caso su 1000 il virus può causare un’encefalite letale.

L’Istituto Superiore di Sanità ricorda che per prevenire l’infezione rimane fondamentale utilizzare forme di protezione individuale (usando repellenti, indossando abiti idonei come pantaloni lunghi e maglie a maniche lunghe) e strutturale (per esempio usando zanzariere alle finestre, bonificando l’ambiente circostante)

Il primo caso della stagione in Italia in provincia di Novara

Il primo caso umano autoctono di infezione da WNV della stagione è stato segnalato dal Piemonte il 20 marzo nella provincia di Novara, sebbene si tratti di un caso sporadico in bassa stagione. La sorveglianza veterinaria ha confermato la circolazione del WNV in Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania, Toscana, Puglia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Sardegna, Emilia-Romagna, Marche (infezione verosimilmente contratta nel continente africano) e Lombardia.

Le analisi molecolari hanno confermato la circolazione del WNV Lineage 1 e 2. Il bollettino è curato dal Dipartimento di Malattie infettive dell’ISS e dal Centro studi malattie esotiche (CESME) dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “Giuseppe Caporale” (IZS Teramo), in collaborazione con la Direzione generale delle emergenze sanitarie e con la Direzione generale della salute animale del Ministero della Salute.

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