20 giugno, giornata del cane in ufficio: il lavoro si fa (anche) con la coda

Giugno 21, 2025 - 11:00
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20 giugno, giornata del cane in ufficio: il lavoro si fa (anche) con la coda
giornata cane in ufficio

La presenza dei cani negli ambienti lavorativi non è più un vezzo da startup californiana. In Italia, esperienze strutturate e scientificamente fondate dimostrano che il binomio lavoro e pet è non solo possibile, ma auspicabile

Nel calendario delle giornate internazionali a tema benessere e sostenibilità, il 20 giugno si distingue per la sua peculiarità: celebra la Giornata del Cane in Ufficio.

Una ricorrenza ancora poco nota in Italia, ma che riflette una tendenza in crescita nel mondo del lavoro: l’integrazione degli animali da compagnia negli spazi aziendali come elemento di welfare.

L’iniziativa non è una semplice curiosità di costume, ma si innesta su un terreno solido fatto di evidenze scientifiche, pratiche aziendali consolidate e normative in evoluzione.

A fare da apripista è stata, in Italia, Purina che da undici anni promuove ambienti di lavoro pet-friendly attraverso il programma Pets at Work, attivo sia nei propri uffici sia in quelli di un’ampia rete di aziende aderenti alla Pets at Work Alliance.

Un modello di welfare aziendale che integra benessere umano e animale

Il progetto si fonda su un principio che, per quanto semplice, è ancora poco praticato: il benessere dell’individuo passa anche attraverso il benessere delle sue relazioni affettive quotidiane.

In questo quadro, la continuità nella relazione uomo-animale si configura come una componente concreta della qualità della vita, anche e soprattutto in ambito lavorativo.

L’approccio adottato da Purina – che dichiara come proprio purpose aziendale arricchire la vita dei pet e delle persone che li amano – non si limita a permettere l’accesso degli animali in ufficio, ma prevede un insieme articolato di linee guida: spazi ad hoc, ambienti rispettosi delle esigenze di tutti i dipendenti, processi di introduzione progressiva degli animali e un costante monitoraggio veterinario e comportamentale.

Il risultato è una quotidianità lavorativa più serena e inclusiva. La continuità affettiva, infatti, fa davvero la differenza: la presenza del proprietario riduce lo stress, come anche il rischio di problemi comportamentali e migliora la qualità della vita del cane.

Per gli animali, il contesto aziendale può rappresentare un ambiente stimolante, capace di offrire interazioni, movimento e socializzazione in misura maggiore rispetto alla solitudine domestica.

Per il dipendente, si traduce nella possibilità di gestire la propria giornata lavorativa senza il carico mentale associato all’abbandono del pet per molte ore, migliorando la concentrazione e riducendo il senso di colpa.

Ma i benefici vanno oltre il binomio animale-proprietario: la presenza dei cani migliora l’umore collettivo, favorisce la socializzazione informale e contribuisce a rendere l’ambiente di lavoro più umano, più accogliente.

La rete delle aziende pet-friendly cresce

Dal 2017, la Pets at Work Alliance riunisce numerose realtà italiane che hanno scelto di adottare politiche pet-friendly. La partecipazione all’alleanza offre un supporto personalizzato per l’adattamento degli spazi e l’adozione di best practice, oltre a una piattaforma di scambio tra imprese con esigenze e culture organizzative differenti.

Boehringer Ingelheim ha ampliato gli spazi dedicati agli animali rispondendo alla crescente domanda interna; Fater evidenzia come la nuova routine con il cane migliori il bilanciamento vita-lavoro; Yam112003 ha sposato il progetto in coerenza con il proprio posizionamento aziendale; Uni sottolinea l’importanza di un dialogo costante tra colleghi per garantire inclusività.

Più recentemente, anche la sede milanese di Edelman, società di consulenza in comunicazione, ha scelto di aprire le porte ai quattro zampe.

L’alleanza non è una vetrina di marketing, ma un laboratorio sperimentale di welfare evoluto. Le aziende coinvolte partecipano a incontri con esperti, ricevono supporto veterinario, introducono policy inclusive, sviluppano ambienti pensati per il benessere animale. Tutti elementi che contribuiscono a trasformare la cultura aziendale in senso relazionale e sostenibile.

Un fenomeno in espansione, ma ancora poco regolamentato

Se da un lato le esperienze aziendali si moltiplicano, dall’altro resta evidente l’assenza di un quadro normativo strutturato a livello nazionale. In Italia, la presenza degli animali negli spazi pubblici e lavorativi è regolata da un insieme disomogeneo di norme comunali, regolamenti interni e prassi aziendali.

Iniziative come quelle di Purina si inseriscono quindi in un vuoto regolamentare che, se da un lato garantisce flessibilità, dall’altro espone le aziende a incertezze gestionali e resistenze culturali.

L’adozione di linee guida condivise – come quelle elaborate all’interno della Pets at Work Alliance – può rappresentare un primo passo verso una formalizzazione del tema anche nel contesto del diritto del lavoro e della sicurezza aziendale.

Verso una nuova normalità del lavoro

Nel solco delle trasformazioni post-pandemia, che hanno portato alla diffusione dello smart working, della flessibilità oraria e di nuovi modelli di leadership, anche la questione della presenza dei pet in ufficio va letta come parte di un cambiamento culturale più ampio.

Un cambiamento che non guarda al cane come semplice mascotte aziendale, ma come parte di una rete relazionale da valorizzare, riconoscendo che il benessere individuale e quello collettivo non sono mai stati così interdipendenti.

Il futuro del lavoro – più sostenibile, umano e relazionale – potrebbe avere, tra le sue figure emblematiche, anche un pastore australiano che sonnecchia sotto la scrivania. Non è provocazione, ma una possibilità concreta, già realtà in molte imprese italiane. E non solo il 20 giugno.

Crediti immagine: Depositphotos

L'articolo 20 giugno, giornata del cane in ufficio: il lavoro si fa (anche) con la coda è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.

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