Animali esotici, non alimentiamo il mercato illegale. Ecco cosa prevede la convenzione Cites

Periodicamente sui giornali si legge di confische e denunce legate al traffico e alla detenzione illegale di animali esotici. Un fenomeno ancora relativamente poco conosciuto, ma che ha forti impatti sulla biodiversità e alimenta spesso un mercato crudele
L’ultimo caso è abbastanza recente: il 28 luglio, i Carabinieri hanno sequestrato un’iguana verde lunga oltre un metro, che viveva in un appartamento a Como. L’animale era tenuto in casa senza la documentazione necessaria: nessuna marcatura, né certificazioni Cites.
Mancava anche, cosa molto importante, la prova di nascita in cattività dell’animale. Il proprietario è stato sanzionato con una multa da 40.000 euro. Si tratta, purtroppo, di un illecito diffuso in tutta Italia, dietro cui si nasconde un mercato sommerso estremamente redditizio.
In questo articolo proviamo allora a fare chiarezza, riassumendo le regole da conoscere e i rischi legati alla compravendita di animali esotici, soprattutto se acquistati illegalmente e prelevati direttamente in natura.
Le regole in vigore
Il commercio e la detenzione di fauna esotica sono regolati da rigide leggi nazionali ed europee, in particolare dalla Convenzione di Washington (Cites) e dal Regolamento Ce 338/97.
Le specie protette dalla convenzione Cites sono suddivise in tre appendici, in base al livello di rischio di estinzione. Le specie in Appendice I sono le più minacciate e il loro commercio è in linea di massima vietato, salvo rare eccezioni.
Le specie in Appendice II, pur non essendo immediatamente a rischio, sono soggette a regolamentazioni severe per evitare che il commercio ne comprometta la sopravvivenza. L’Appendice III, invece, comprende specie protette da singoli Stati membri che chiedono collaborazione internazionale per il controllo dei traffici.
La normativa italiana prevede che il detentore di specie tutelate dalla Cites sia in possesso di un certificato rilasciato dalle autorità competenti che attesti l’origine legale dell’animale.
È inoltre necessario conservare la fattura o il documento di cessione da parte di un allevatore o venditore autorizzato, in cui siano specificati i dati dell’animale e del cedente.
Per molte specie è obbligatoria anche la già citata certificazione di nascita in cattività, un documento che serve a escludere l’origine da cattura in natura, vietata in diversi casi. In parallelo, l’animale deve essere identificabile attraverso marcature ufficiali, come un microchip, un anello o un tatuaggio, a seconda della specie.
L’insieme di questi documenti non rappresenta un semplice adempimento burocratico, ma costituisce la prova della legalità del possesso dell’animale. Il proprietario deve infatti rendere tutti questi certificati sempre disponibili e consultabili.
In caso di controllo, l’assenza di una sola delle attestazioni può portare al sequestro dell’animale, a sanzioni elevate e, nei casi più gravi, a conseguenze penali.
Ricordiamo inoltre che molte di queste regole riguardano, sempre nell’ambito della Cites, non solo gli animali ma anche molte specie di piante esotiche, come per esempio alcuni cactus e orchidee.
Rimanere aggiornati è essenziale, anche perché, a tutti questi regolamenti, se ne sono aggiunti negli ultimi anni anche altri, spinti proprio dall’operato della Lav e di altre associazioni ambientaliste negli ultimi anni.
Grazie alla campagna #aCasaLoro, per esempio, è stato ulteriormente limitato il numero di specie che possono essere acquistate anche se nate in natura.
I rischi dello shopping online
Tuttavia, molti cittadini continuano a ignorare le norme in vigore o a sottovalutare le conseguenze di un illecito, spinti dalla moda del pet esotico o da un impulso momentaneo. Negli ultimi anni, inoltre, la possibilità di acquistare su internet ha facilitato ancora di più l’acquisto.
Nel 2022, la Lav ha svolto una ricerca in merito, andando ad analizzare gli annunci online italiani relativi alla vendita di animali esotici.
“Solo il 38% degli annunci analizzati – si legge nel dossier sul tema, intitolato Animali in vendita e disponibile online – relativi ad animali in Cites o comunque protetti fa riferimento all’esistenza di documentazione comprovante la regolarità del possesso, della vendita, o dell’allevamento, mentre per gli altri annunci, pari al 62%, non vi era nessun cenno alla documentazione prevista per legge“.
Ovviamente, il non menzionare in maniera esplicita l’esistenza della documentazione non indica di per sé l’illegalità del possesso e della vendita dell’animale in questione, perché non è un requisito richiesto per la pubblicazione degli annunci.
Al tempo stesso, quando si parla di specie specie protette o particolarmente protette, questa mancanza rappresenta un grosso problema, che compromette la trasparenza dell’intera operazione.
Acquirenti impreparati
Pubblicare annunci incompleti è possibile anche perché il livello di informazione e consapevolezza dei cittadini italiani è ancora molto basso.
C’è a chi non è a conoscenza della necessita di questi certificati o dei limiti introdotti più di recente, o chi non si rende conto del fatto che un animale privo di documentazione è stato con tutta probabilità catturato o allevato in modo illegale, magari con il coinvolgimento di gruppi legati alla criminalità organizzata dei Paesi d’origine delle varie specie.
In molti casi, inoltre, chi acquista un serpente o un uccello tropicale – legalmente o meno – lo fa senza conoscere le esigenze etologiche della specie.
Il problema è infatti anche logistico: molte di queste specie richiedono ambienti specifici, non facilmente ricreabili in un appartamento. In diversi casi, servono accorgimenti molto costosi per arrivare ai giusti parametri di temperatura ed umidità.
In assenza delle condizioni necessarie alla loro sopravvivenza, gli animali soffrono, si ammalano o vengono abbandonati, generando peraltro ulteriori rischi per la fauna e la flora locale.
Sempre secondo dati diffusi dalla Lav, il 75% dei rettili muore entro un anno dalla sua trasformazione in pet.
L'articolo Animali esotici, non alimentiamo il mercato illegale. Ecco cosa prevede la convenzione Cites è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




