Big data in agroalimentare, fondamentali ma spesso troppo cari

Roma, 16 giu. (askanews) – Le tecnologie ICTs, i big data e l’Intelligenza Artificiale possano giocare un ruolo cruciale nel potenziare la fornitura di dati pubblici, tempestivi ed affidabili sui mercati agri-food, ma gli agricoltori e le piccole e medie imprese (Pmi) spesso non hanno le risorse finanziarie per accedere a pacchetti informativi proprietari completi, basati sull’uso di soluzioni tecnologiche avanzate.
È quanto emerge dallo studio a firma di Areté, il primo ad ampio raggio, condotto per la DG Agricoltura della Commissione Europea sul potenziale delle tecnologie ICTs, dei big data, e dell’Intelligenza Artificiale per migliorare l’attuale sistema informativo UE sui mercati agroalimentari. Lo studio ha coperto i 27 Paesi dell’UE e 4 Paesi (USA, Canada, Australia e UK), coinvolgendo oltre venti esperti per 18 mesi, per mappare i sistemi in essere nei diversi Paesi, identificare i sistemi eccellenti o a più elevate potenzialità, ed individuarne punti di forza e criticità anche nell’ottica della costruzione di un sistema a servizio dell’Unione e dei suoi operatori.
Oltre ad Eurostat (l’ufficio statistico dell’Unione Europea), la Commissione UE fornisce dati sul settore agri-food e mercati collegati tramite il sito Agri-food Data Portal e una serie di osservatori su specifici mercati. Questi sistemi sono pubblici, alimentati da un set diversificato di fonti e aggiornati a cadenza variabile a seconda della tipologia di dato. Dai risultati dell’indagine sugli utilizzatori di dati condotta nel corso dello studio, il 90% degli utenti considera complessivamente affidabili questi sistemi gestiti dalla Commissione UE, anche se non sempre aggiornati in modo sufficientemente frequente e tempestivo. Inoltre, la fornitura da parte della Ue di informazioni ora disponibili solo a pagamento potrebbe essere molto importanti anche per queste categorie di operatori, soprattutto in periodi di crisi.
Secondo i risultati dell’indagine sugli utilizzatori di dati, il 34% dei rispondenti ha cercato di gestire i rischi legati alle recenti crisi (Covid-19, guerra russa in Ucraina, interruzioni nella logistica) tramite l’accesso ad ulteriori fonti di informazioni sui mercati di interesse. Il 24% ha riportato di utilizzare fonti pubbliche (quali quelle UE), mentre solo un gruppo più ristretto (13%) si è rivolto a provider privati di dati a pagamento in questo specifico contesto.
“Guardando al futuro – spiega Mario Gentile, Project Manager per il progetto UE – è interessante notare il ruolo proattivo delle istituzioni UE nel migliorare la qualità dei dati raccolti e poi forniti al pubblico. Il mercato degli input produttivi e i dati sui consumi sono ancora coperti in modo limitato dal sistema, quindi sarà utile seguire eventuali sviluppi – tecnologici e di policy – in questa direzione”.
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