«Delpini a Cuba, un segno di vicinanza»



Ad accogliere l’Arcivescovo a Cuba ci sarà anche don Davide Fiori, il fidei donum ambrosiano giunto da poco sull’isola. Lo scorso ottobre alla Veglia missionaria celebrata a Milano aveva ricevuto il mandato e ora, a distanza di quasi otto mesi, potrà raccontare questa prima fase di missione allo stesso monsignor Delpini.
Don Davide non mancherà di sottolineare come l’isola sia «un terreno buono dove seminare»: «Dopo il primo ambientamento, ho trovato uno spazio bello per lavorare bene come Chiesa. Nonostante le difficoltà dell’isola, ho avvertito una spiritualità interiore molto forte. Questa forma di devozione quasi naturale l’ho avvertita anche nella nostra chiesa: attorno a questo piccolo garage adibito alla preghiera, abbiamo una statua della Madonna della Vergine della Carità, una delle raffigurazioni più tipiche della fede cubana, davanti alla quale di solito ci raccogliamo in preghiera. Un giorno alla statua si è avvicinato un abitante: conosceva la donna raffigurata, ma non sapeva che il bambino che aveva in braccio fosse Gesù…».
Per don Fiori sarà il primo incontro con monsignor Delpini da quando è partito come fidei donum. Sarà un momento importante, soprattutto per avvertire il sostegno dell’Arcivescovo e ricevere il suo auspicio a proseguire nel lavoro svolto finora. «Anche se viviamo e lavoriamo qui con la Chiesa locale, restiamo pur sempre preti di Milano, inviati come fidei donum, e questo comporta anche qualche fatica nel trovare il proprio ruolo in una missione più recente rispetto, per esempio, a quella in Perù – spiega –. Credo che il senso profondo della visita sia far sentire a queste piccole comunità cristiane, numericamente esigue e spesso isolate in un contesto dove c’è anche competizione tra confessioni diverse, che non sono sole, né abbandonate. Quando una comunità è composta da pochi bambini e alcune donne anziane, il rischio è sentirsi chiusi in un orizzonte ristretto. La presenza del Vescovo, che visiterà alcune attività e campi nelle tre parrocchie in cui operiamo, sarà certo un segno concreto di accompagnamento e vicinanza».
Tra i bisogni e i desideri che potrebbero emergere nel dialogo tra l’Arcivescovo e la comunità locale, don Fiori immagina che una delle richieste più sentite sarà quella di garantire continuità all’attuale presenza: «Credo che una delle richieste più frequenti sarà: “Non ci portate via i preti, lasciateceli qui…”. A Palma, dove mi trovo, hanno già vissuto un cambio tra me, appena arrivato, e don Marco, che era qui da due anni ed è tornato in Italia. Posso però testimoniare che negli anni è stato fatto un lavoro continuo, che sta dando buoni frutti: la gente lo percepisce come un percorso di costruzione di una comunità cristiana in un contesto difficile. In passato alcune esperienze erano state più distanti, e il compito della Chiesa si esauriva con la Messa. Oggi, invece, si cerca di seguire uno stile che accompagna le persone non solo nella liturgia e nella spiritualità, ma anche nella vita quotidiana, aiutandole a crescere come cristiani e come cittadini».
Un altro tema che potrebbe emergere riguarda la situazione dei luoghi di culto. Come testimoniato da don Fiori, infatti, la comunità si riunisce in un garage adattato a chiesa, dopo che cinque anni fa un ciclone ha fatto crollare il tetto dell’edificio principale. Da allora, i lavori di ripristino non sono ancora stati eseguiti, e il motivo non è chiaro. «Forse si aspettano anche un aiuto o una pressione, perché i lavori vengano finalmente completati», osserva don Fiori.
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