È urgente capire se tutto l’amore per Putin nella politica italiana sia genuino o mercenario

Visto che, come recita la famosa canzone, certi amori non finiscono, ma fanno dei giri immensi e poi ritornano, non ci si dovrebbe stupire che i sospetti di una committenza moscovita nella politica italiana oggi investano un partito dell’estrema destra, la Lega di Matteo Salvini, e non i partiti pulviscolari dell’estrema sinistra ex e neo-comunista.
La Russia post-sovietica ha mutuato la ferocia da quella sovietica, ma è un regime ideologicamente molto più agile ed eclettico, in grado di combinare il totalitarismo stalinista e il dispotismo zarista, il fanatismo ideologico e l’affarismo cleptocratico, le retoriche nostalgiche della Terza Roma di Ivan il Grande e le distopie futurologiche della Quarta Teoria Politica di Alexander Dugin.
Non c’è quindi da stupirsi delle alleanze rossobrune e delle sponde prestate da Mosca indifferentemente e contemporaneamente alle destre e alle sinistre, purché avverse alla politica europeista, alla solidarietà euroatlantica e alla difesa dell’Ucraina.
Peraltro la Russia, che non fa certo beneficenza, non premia gratuitamente l’affiliazione ideologica, ma i servizi che i partiti commissionari possono concretamente svolgere nel suo interesse e le azioni di disturbo che possono frapporre al funzionamento di una democrazia europea pesantemente infiltrata da Mosca, come è quella italiana, ma non del tutto addomesticata, come l’Ungheria di Victor Orbán.
Dunque c’è ben poco da stupirsi che qualcuno, come ha fatto Carlo Calenda sul Corriere della Sera, avanzi sospetti e richieste di chiarimento sulle possibili relazioni monetarie tra Russia Unita e i suoi partiti fratelli: In Italia, oltre alla Lega, c’è anche il Movimento 5 stelle. Si tratta di due forze politiche che hanno stretto negli scorsi anni accordi pubblici di partnership e di consultazione con il partito-Stato di Putin, Russia Unita e non hanno mai interrotto in forma altrettanto ufficiale questi rapporti, neppure dopo il 24 febbraio del 2022.
«Vengono finanziati da Putin?», ha chiesto il segretario di Azione e Matteo Salvini ha minacciato di querelarlo. Proprio lui, che qualche anno fa, per fare campagna elettorale andò a suonare al campanello di un magrebino che la vox populi additava come pusher per chiedergli, in favore di telecamere: «Scusi, lei spaccia?», non dovrebbe stupirsi che qualcuno gli chieda, altrettanto pubblicamente, se tutto l’amore per Putin, proclamato nelle forme erotico-politiche più esagerate, sia spontaneo o mercenario.
Potrà in ogni caso rispondere, sempre a proposito di canzoni famose, che come quello di “Bocca di rosa” il suo trasporto non è ispirato dalla professione, ma dalla passione, genuinamente corrisposta dal delinquente del Cremlino.
A proposito dell’incidente più grave occorso alla Lega con la Russia, Salvini potrà anche rivendicare che Gianluca Savoini, per avere negoziato al Metropol di Mosca un’operazione di intermediazione sulla vendita di gasolio russo, che avrebbe dovuto procurare un ingente finanziamento alla Lega, non è stato riconosciuto colpevole di alcun reato, anche grazie alla provvidenziale e prevedibile indisponibilità delle autorità giudiziarie russe a collaborare con quelle italiane.
Non può invece sostenere che quel negoziato, di cui non c’è prova che si sia concluso o che in sé rappresentasse un illecito (non è stata appurata la qualifica di pubblici ufficiali degli interlocutori russi, per configurare la corruzione internazionale), non sia mai avvenuto e che l’obiettivo dichiarato del proconsole salviniano a Mosca non fosse un finanziamento alla Lega.
Non è diffamatorio sostenerlo, bensì ridicolo negarlo, dopo il decreto di archiviazione del Gip milanese che ha concluso «che gli atti posti in essere erano inequivocabilmente diretti verso l”obiettivo finale di finanziare illecitamente il partito Lega, grazie ai rapporti che Savoini, presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia, aveva saputo tessere con influenti personaggi nel mondo politico, economico, culturale russo».
La guerra ibrida del Cremlino si serve, dal periodo sovietico, della corruzione economica come strumento di infiltrazione del sistema politico-mediatico. Lo ha fatto storicamente in forme tanto legali, quanto illegali, ma tutte ugualmente convergenti verso l’obiettivo di creare un ambiente favorevole alle narrative strategiche russe e una rete di attori locali in grado di suffragarle in modo formalmente indipendente.
Durante la Guerra Fredda, tutti sapevano benissimo che da Mosca arrivano ai partiti comunisti dell’Occidente, PCI compreso, risorse regolari e giustificate dall’esigenza di controbilanciare i finanziamenti occulti provenienti dal fronte atlantico per i partiti e i media anticomunisti.
Di questi finanziamenti non si trovò traccia fino al crollo dell’Urss e la reazione dei dirigenti comunisti, a partire da Palmiro Togliatti, fu sempre di scandalo e di riprovazione per le calunniose menzogne, che però – si sapeva perfettamente prima e si scoprì e documentò perfettamente dopo – erano pure verità, ma quando saltarono fuori non produssero alcun esito giudiziario, perché nel frattempo i reati erano stati amnistiati nel 1990.
Dei finanziamenti legali e illegali della Russia putiniana a partiti e politici europei – si va dai prestiti al Front National alle mazzette agli eletti dell’Ukip – ci sono tracce ben più cospicue di quelle che ha mai accumulato il Pcus e molte inchieste sono in corso in vari Paesi.
Che questi finanziamenti ci siano stati anche in Italia è anche più che probabile, visto che l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia ha segnalato dopo il febbraio 2022 svariate operazioni sospette di prelievi in contanti dai conti dell’ambasciata russa a Roma, per un ammontare complessivo di svariati milioni di euro.
Chissà perché questa notizia non ha mai conquistato le prime pagine e suscitato allarmi o stracciamenti di vesti, a differenza delle inchieste per corruzione negli apparati di governo ucraino. Sarà forse perché quei quattrini sono stati ben spesi e hanno funzionato a dovere?
L'articolo È urgente capire se tutto l’amore per Putin nella politica italiana sia genuino o mercenario proviene da Linkiesta.it.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




