Ecco come comportarsi se si subisce il “ghosting” sul lavoro

Sempre più diffuso anche nella quotidianità lavorativa, il ghosting ha degli aspetti piscologici rilevanti sia in chi lo fa che in chi lo subisce. Per questo abbiamo interpellato una psicoterapeuta: vediamo come consiglia di affrontare la questione, a partire dal fatto che il silenzio dell’altro non rappresenta un giudizio sul sé…
Ormai è entrato nel vocabolario commune: quando qualcuno sparisce, non si fa più sentire o non risponde alle nostre chiamate ci sta facendo ghosting.
Un atteggiamento che ci lascia quantomeno perplessi (cosa le avrò mai fatto?), anche delusi se si tratta di amicizie o di questioni di amore. Ma il ghosting non riguarda solo la sfera sentimentale: come spiega Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e clinical director di Unobravo, questo comportamento sta emergendo anche nel mondo del Lavoro a più livelli.
“Nel contesto professionale si assiste sempre più spesso a un fenomeno che potremmo descrivere come un ghosting aziendale: succede, per esempio, quando un candidato non riceve alcun riscontro dopo un colloquio, o quando un progetto interno rallenta perché un collega o un responsabile smette di comunicare improvvisamente.
È un comportamento che può generare frustrazione e può danneggiare la relazione tra azienda e individuo“.
Sarà sicuramente capitato anche a voi di dire non mi risponde più, ne alle mail, nè al telefono e neppure su Whatsapp. In questi casi, la piscoterapeuta ci dà delle indicazioni chiare: chi fa ghosting non ha gli strumenti giusti, in primis psicologici, per comportarsi diversamente.
“Spesso dipende da dinamiche organizzative fragili – fa notare Perris – ritmi intensi, scarsa gestione dei processi di candidatura, carico eccessivo per i responsabili. Ma alla base possono esserci anche fattori personali: difficoltà a entrare in empatia, evitamento del confronto e difficoltà a gestire aspetti relazionali, caratteristiche spesso associate al ghosting.
A livello professionale, mentre si potrebbe pensare che il ghosting possa originarsi dai troppi impegni, in realtà può riflettere una difficoltà a gestire la comunicazione. Chi opta per il silenzio potrebbe fare fatica a fornire e ricevere feedback o nel farsi carico delle decisioni prese elementi fondamentali in ambito lavorativo“.
Ghosting sul lavoro, come comportarsi
Il ghosting sul lavoro può avere un impatto significativo sul piano emotivo, specialmente se avviene in momenti delicati come la ricerca di un nuovo impiego o durante una collaborazione professionale importante.
Chi lo subisce può sperimentare frustrazione, senso di rifiuto, insicurezza e mettere in dubbio il proprio valore professionale. Ed ecco allora, secondo Fiorenza Perris, quali sono gli spunti di comportamento per chi viene “ghostato”, per non vedere impattata la propria stima di sé.
Il silenzio dell’altro non rappresenta un giudizio su di sé
“È umano chiedersi ho sbagliato qualcosa?, ma è importante non interiorizzare la mancanza di risposta come un fallimento personale.
Il comportamento di chi fa ghosting racconta più di lui che di voi: spesso rivela una difficoltà a gestire il piano relazionale, lo scambio, il confronto o una semplice disorganizzazione“.
Il vostro valore non dipende dal comportamento degli altri
“La nostra autostima non dovrebbe dipendere esclusivamente da feedback esterni. Allenarci a riconoscere e valorizzare ciò che più apprezziamo di noi, può aiutare a mantenere fiducia nelle proprie competenze anche in assenza di riconoscimento“.
Provate a esplorare altre possibilità
“Invece di immaginare esclusivamente scenari che pongono al centro noi e il nostro modo di essere (per esempio, non mi hanno richiamato perché non sono abbastanza bravo), provate a formulare ipotesi che inseriscano anche l’altro nel processo: magari non hanno ancora deciso, o non hanno processi ben strutturati per dare un riscontro.
Questo potrebbe ridurre l’auto-colpevolizzazione e impattare in misura minore la percezione di noi stessi“.
Provate a stabilire un limite: quanto aspettare prima di andare oltre
“Se dopo un certo periodo non ricevete risposta, concedetevi il diritto di voltare pagina. Può essere utile praticare una forma di no contact protettivo, anche nel contesto professionale: significa interrompere l’attesa passiva e dedicare energie ad altre opportunità“.
Coltivate il vostro dialogo interiore
“Provate a rielaborare le vostre narrazioni sul sè: invece di dirvi non sono stato scelto, provate a domandarvi se quello fosse davvero il posto giusto per voi, o se quella è il tipo di realtà in cui volete crescere. Un linguaggio più gentile verso sé stessi può supportare la resilienza“.
Chiedetevi se potrebbe esservi di supporto parlare con qualcuno di fidato (o con uno psicologo)
“Confrontarsi con un amico, un mentore o anche uno psicologo, laddove se ne senta l’esigenza, può aiutare a rimettere le cose in prospettiva.
Intraprendere un percorso di supporto psicologico può aiutare a elaborare il senso di rifiuto, a rafforzare l’autostima e a sviluppare strumenti emotivi per affrontare situazioni simili in futuro“.
Crediti immagine: Depositphotos
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