Egitto: approvata la legge sulla fine dei vecchi affitti, timori per l’impatto sociale

Il Parlamento egiziano ha approvato in via definitiva il disegno di legge che prevede la graduale cessazione, entro sette anni, dei vecchi contratti di locazione, suscitando ampie preoccupazioni per le sue possibili ripercussioni sociali. La legge, oggetto di accesi dibattiti, è stata approvata nonostante il boicottaggio da parte di alcuni deputati contrari al provvedimento, tra cui Mustafa Bakri, alleato del presidente Abdel Fattah al Sisi, che ha lanciato un allarme circa il rischio di “fratture e conflitti sociali”. Il testo di legge intende porre fine a un regime normativo ereditato da oltre un secolo di interventi legislativi in materia di locazioni. A partire dal 1920, infatti, con una legge emanata durante la Prima guerra mondiale, i canoni di locazione furono bloccati e fu impedito ai proprietari di effettuare sfratti senza un provvedimento giudiziario. Durante la Seconda guerra mondiale, nel 1941, fu introdotta una norma che prorogava automaticamente i contratti di locazione anche ai discendenti degli inquilini, perpetuando il diritto all’occupazione degli immobili per generazioni. Nel 1996, una nuova normativa ha liberalizzato i contratti di locazione per gli immobili residenziali di nuova stipula, mantenendo però invariati i vecchi regimi contrattuali per gli immobili affittati in base alle leggi precedenti.
Secondo dati ufficiali, al Cairo circa il 36 per cento delle unità abitative – pari a oltre 1,2 milioni – è soggetto a contratti di locazione “vecchi”, con affitti simbolici spesso inferiori a un dollaro mensile. A Giza si contano oltre 562 mila unità, mentre ad Alessandria e Qalyubia le unità interessate sono rispettivamente 269 mila e 150 mila. La fine dei contratti di affitto agevolati rischia di interessare circa 6 milioni di cittadini, molti dei quali anziani o economicamente vulnerabili. Il governo egiziano ha assicurato che predisporrà soluzioni abitative alternative per le famiglie interessate dagli sgomberi previsti a partire dal 2031. Tuttavia, secondo il deputato Tamer Abdel Moneim, del Partito della Giustizia, “molti degli inquilini sono anziani che non dispongono delle risorse necessarie per acquistare un nuovo alloggio, nemmeno con il sostegno pubblico”. Preoccupazioni condivise anche da Khaled Abu Bakr, responsabile delle relazioni internazionali del Canale di Suez, che ha scritto: “Durante il mandato di al-Sisi, governo e Parlamento hanno deciso di cacciare gli anziani egiziani dalle loro case”.
Dal canto suo, Ahmed al Sajini, presidente della commissione parlamentare per l’amministrazione locale, ha sottolineato che molte delle unità abitative interessate si trovano in quartieri centrali e prestigiosi della capitale, occupati oggi da ambasciate, sedi aziendali e famiglie dell’élite egiziana. “Come si può pensare di trasferire queste persone a quartieri periferici come Asmarat?”, ha chiesto al Sajini, riferendosi al distretto edificato dal governo per ospitare famiglie sfollate dalle aree degradate. Una parte rilevante degli immobili in affitto nel centro del Cairo è di proprietà statale: appartamenti confiscati dopo la rivoluzione del 1952 a famiglie straniere e grandi proprietari terrieri. Le autorità vedono nella legge un’opportunità per riacquisire il controllo su queste unità e avviare progetti di riqualificazione urbana e sviluppo turistico nel cuore della capitale.
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