“Finalmente offshore”, ma l’Italia è ancora ferma: Legambiente da Augusta accende i riflettori sull’eolico in mare

Lug 19, 2025 - 02:30
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“Finalmente offshore”, ma l’Italia è ancora ferma: Legambiente da Augusta accende i riflettori sull’eolico in mare

Ad Augusta, città siciliana candidata a diventare nuovo hub cantieristico per lo sviluppo dell’eolico offshore, Legambiente ha scelto di presentare il report nazionale “Finalmente offshore” nel corso della seconda tappa siciliana di Goletta Verde. La cornice scelta non è casuale: Augusta, assieme a Taranto, è stata individuata dal Decreto Porti come polo strategico nazionale per la progettazione, produzione e assemblaggio di piattaforme galleggianti per l’eolico marino. Un’occasione che la Sicilia è chiamata a cogliere pienamente per diventare protagonista della transizione energetica.

Nel report, Legambiente ha tracciato un quadro aggiornato dell’eolico offshore in Italia. Sono oggi 93 i progetti presentati dalle imprese del settore, distribuiti tra 10 regioni, per un totale di 74 GW di potenza complessiva. Di questi, 88 sono progetti a tecnologia galleggiante, con una distanza media dalla costa di 32,7 chilometri, mentre i restanti – a tecnologia fissa – si collocano mediamente a 9,9 chilometri dalla linea costiera. Le regioni più coinvolte sono Puglia, Sicilia e Sardegna, che ospitano rispettivamente 26, 25 e 24 progetti.

Nonostante il grande potenziale dell’Italia, che secondo le stime può raggiungere i 20 GW di capacità installabile entro il 2050, la realtà è che lo sviluppo dell’eolico marino continua a scontrarsi con ritardi autorizzativi e lungaggini burocratiche. Il Procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale, che dovrebbe durare 175 giorni, in realtà, su un campione di 24 progetti analizzati, ha registrato un tempo medio di 340 giorni. Anche il Ministero della Cultura, che dovrebbe esprimere il proprio parere entro 140 giorni – inclusi nei 175 della VIA – spesso non rispetta i termini. Ne consegue che molti progetti finiscono sul tavolo della Presidenza del Consiglio a causa di pareri in opposizione, con ulteriori rallentamenti.

Di fronte a questo scenario, Legambiente rivolge un appello al Governo Meloni affinché si acceleri l’iter dei processi autorizzativi e si consentano l’avvio dei cantieri e la generazione di benefici economici e occupazionali. Secondo i dati forniti da Anev, il settore potrebbe creare fino a 27.000 nuovi posti di lavoro entro il 2050, di cui 13.000 direttamente impegnati nelle attività core della filiera.

«L’eolico offshore - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese, e non solo, per il raggiungimento degli obiettivi climatici e per portare sviluppo e innovazione nei territori. Ad oggi la strada è ancora troppo in salita, a causa di burocrazia e iter lenti. Per l’eolico offshore di Taranto, il primo e al momento l’unico presente in Italia, ci sono voluti 14 anni per realizzare l’impianto, ci auguriamo che per gli altri i tempi siano di gran lunga inferiori. Dobbiamo accelerare sulla transizione energetica. Per questo riteniamo che sia un errore il ricorso presentato in queste ore dal Mase al Tar del Lazio rispetto alla questione aree idonee. scelta poco lungimirante da parte del Mase che non farà altro che allungare ancora di più i tempi per il raggiungimento degli obiettivi al 2030».  

Ai dati della mappatura si affiancano quelli raccolti da Legambiente sulle richieste di connessione alla rete elettrica. Terna registra 132 richieste, in leggero calo del 5% rispetto al 2023, per un totale di 89,9 GW distribuiti in 12 regioni. Oltre alle aree già note, si affacciano anche le Marche e il Veneto, con richieste rispettivamente di 600 e 560 MW. La provincia di Trapani si conferma la più attiva con 11,2 GW di richieste (pari al 12,7% del totale), seguita da Sud Sardegna con 9,52 GW e dalla provincia di Barletta-Andria-Trani con 6,24 GW.

«Con Goletta Verde portiamo oggi in primo piano ad Augusta il tema delle rinnovabili, e in particolare quello dell’eolico offshore – aggiunge Alice De Marco, portavoce di Goletta Verde – Il Mar Mediterraneo e il Mezzogiorno sono candidati a diventare un hub centrale delle fonti pulite, come dimostra già il primo impianto inaugurato nel 2022 a Taranto. L’eolico offshore è una tecnologia che risulta essere fondamentale nel processo di decarbonizzazione».

Nel frattempo, l’attuazione del Decreto Porti rimane cruciale per trasformare Augusta e Taranto in infrastrutture strategiche operative. Legambiente chiede che vengano stanziate risorse economiche per adeguare i porti, e rilancia anche la necessità di completare l’organico della Commissione Pnrr–Pniec del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, oltre a rafforzare il personale tecnico nei comuni e nelle regioni coinvolte. Un altro nodo critico sollevato riguarda le attuali norme sulle aste per l’eolico offshore, alle quali si può partecipare solo se il progetto ha già ottenuto una VIA positiva. Tuttavia, anche dopo il rilascio della VIA, non vi è garanzia che l’impianto riceva l’Autorizzazione Unica, soprattutto in caso di modifiche successive richieste dalle autorità, una condizione che penalizza anche i progetti più solidi e pronti a partire.

«Con il decreto porti, quello di Augusta – commenta Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia – è stato finalmente designato polo strategico nazionale per la progettazione, produzione e assemblaggio di piattaforme galleggianti destinate allo sviluppo della cantieristica navale per l’energia eolica offshore. Si tratta di un’opportunità importante per un territorio come quello del Siracusano – e per la Sicilia intera – che non deve limitarsi a garantirsi la sopravvivenza nel contesto della transizione energetica e industriale, ma deve diventare esempio concreto di una visione strategica orientata verso una vera giusta transizione».

Il report “Finalmente offshore” verrà presentato ufficialmente oggi alle ore 18:00 presso la sala comunale di Augusta.

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