Fuga dei milionari? Il Regno Unito smentisce il mito
Il mito secondo cui l’aumento delle tasse porta alla fuga dei milionari è stato ufficialmente smentito da uno studio pubblicato dal Tax Justice Network, che ha analizzato oltre due decenni di dati globali. Il Regno Unito, preso spesso ad esempio nei dibattiti politici sul tema fiscale, è uno dei casi più significativi: nessun esodo fiscale, nessun trasferimento di massa, e soprattutto nessuna correlazione tra aumento delle imposte e mobilità dei super-ricchi.
Il report del Tax Justice Network e la verità sui milionari
Lo studio, intitolato The Millionaire Myth, è stato pubblicato il 10 giugno 2025 dal Tax Justice Network, un’organizzazione internazionale indipendente che si occupa di equità fiscale, elusione e trasparenza finanziaria.
Secondo i dati raccolti, non esiste alcuna prova credibile che i milionari emigrino in massa per evitare l’aumento delle tasse. Anzi, nella stragrande maggioranza dei casi, le politiche fiscali più progressive non solo non provocano fughe, ma producono maggiori entrate e rafforzano la coesione sociale.
Il caso del Regno Unito viene citato esplicitamente nel report: anche dopo l’introduzione di misure più rigide contro l’elusione, aumenti delle imposte sui dividendi e sul capital gain, non è stato registrato alcun movimento anomalo di ricchi verso Paesi a fiscalità più leggera. Lo stesso vale per altre economie avanzate, come Germania, Francia, Canada e Australia.
La ricerca ha analizzato oltre 160 politiche fiscali in 27 paesi e ha concluso che le cosiddette “fughe di capitali umani” sono nella maggior parte dei casi amplificate dai media o strumentalizzate politicamente, senza una vera base empirica.
Perché i milionari non scappano: dati, cause e analisi
L’analisi del Tax Justice Network parte da un assunto semplice ma spesso ignorato: trasferirsi in un altro Paese è complesso, costoso e rischioso, soprattutto per individui con patrimoni elevati. A differenza di quanto si crede, i milionari tendono a restare nei Paesi dove possono accedere a:
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Mercati stabili e regolati;
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Infrastrutture legali affidabili;
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Servizi sanitari e scolastici di qualità;
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Rete sociale e sicurezza.
L’aspetto fiscale è quindi importante, ma raramente determinante. Secondo il report, meno del 3% dei milionari prende in considerazione la fiscalità come motivo primario per cambiare residenza. Ancora meno, lo fa realmente.
Nel caso specifico del Regno Unito, il periodo post-Brexit e la successiva instabilità economica non hanno prodotto emigrazioni di massa, nemmeno quando Londra ha introdotto nuove normative contro i paradisi fiscali o ha aumentato la pressione sui redditi alti. L’interesse a rimanere in una piazza globale come quella britannica supera ampiamente il vantaggio marginale ottenibile altrove.
Il Regno Unito come esempio anti-mito
Il caso del Regno Unito è emblematico per comprendere come il concetto di fuga dei ricchi sia spesso solo retorica. Nel 2010, il governo Cameron introdusse una nuova aliquota massima del 50% per i redditi oltre le 150.000 sterline. Molti allora predissero un collasso del sistema fiscale e una fuga dei contribuenti facoltosi.
Tuttavia, i dati dell’HMRC mostrarono che non solo il numero di milionari residenti non diminuì, ma il gettito fiscale aumentò significativamente. Lo stesso pattern si è ripetuto negli anni successivi, dimostrando una tenuta strutturale del sistema, anche in presenza di maggiore progressività.
Nel 2025, secondo quanto riportato nel report, il Regno Unito resta uno dei principali hub per l’alta finanza, la residenza patrimoniale e l’attrazione di capitali stranieri, anche se non offre più i privilegi estremi che garantiva ai non-domiciled.
La reputazione, il sistema legale, la solidità dei mercati finanziari e la centralità geopolitica di Londra continuano a prevalere sulle considerazioni strettamente tributarie. Il Regno Unito ha dimostrato che una tassazione più equa non è incompatibile con lo sviluppo.
Il ruolo dei media e delle narrazioni fuorvianti
Il Tax Justice Network sottolinea inoltre che una delle cause principali della diffusione del mito è la comunicazione mediatica distorta, che spesso amplifica posizioni di lobbisti o opinionisti favorevoli a regimi fiscali più leggeri, presentandole come fatti certi.
In diversi Paesi, ogni volta che un governo propone una tassa su capitali o dividendi, parte un’ondata di articoli sull’imminente esodo dei ricchi. Tuttavia, raramente questi allarmi sono confermati dai numeri. Il caso britannico è stato ripetutamente sfruttato come esempio nei talk show internazionali, nonostante l’assenza di dati concreti a supporto.
Questa dinamica ha un impatto diretto sul dibattito politico: i governi spesso si ritrovano sotto pressione, temendo conseguenze che non si verificano. Il report invita i decisori politici a basare le riforme fiscali su evidenze e non su retoriche populiste.
Secondo il fondatore del Tax Justice Network, Alex Cobham, “il mito della fuga dei milionari ha ostacolato per decenni la giustizia fiscale. È tempo di archiviarlo con i fatti.”
Verso un nuovo approccio alla fiscalità globale
Il messaggio finale dello studio è chiaro: è possibile costruire sistemi fiscali più equi e progressivi senza compromettere la competitività o il dinamismo economico. Il Regno Unito, così come la Germania e i paesi scandinavi, rappresenta un esempio di convivenza tra sviluppo economico e responsabilità fiscale.
Il Tax Justice Network raccomanda una serie di interventi:
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Maggior trasparenza nei sistemi fiscali nazionali;
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Cooperazione internazionale contro l’elusione e i paradisi fiscali;
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Tassa minima globale per evitare concorrenza sleale tra Paesi.
Anche l’OCSE sostiene una riforma strutturale della fiscalità internazionale, che metta fine alla corsa al ribasso tra Stati per attrarre grandi patrimoni.
Nel contesto attuale, caratterizzato da emergenze ambientali, crisi sociali e disuguaglianze crescenti, la fiscalità può diventare uno strumento centrale per riequilibrare i rapporti economici e ricostruire la fiducia tra cittadini e istituzioni.
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