Giovani in missione: quando l’estate diventa servizio e scoperta



Altro che last minute, oppure ore passate a decidere la meta migliore per le vacanze… Sempre più giovani scelgono di trascorrere l’estate in missione o in campi di volontariato, spinti dal desiderio di mettersi al servizio, conoscere nuove realtà e vivere un’esperienza di crescita personale e spirituale. Per loro, l’estate comincia mesi prima, con un percorso di preparazione e riflessione.
È il tema della copertina de Il Segno di luglio/agosto che raccoglie le testimonianze e le motivazioni di chi è partito o si accinge a farlo. Come Caterina Colombo, che partirà per il Bangladesh con il progetto “Giovani e missione” del Pime. «È qualcosa che desidero dal profondo del cuore», racconta, felice di aver intrapreso un cammino che la arricchirà anche nel percorso di fede. Anche Alice Maiocchi, già volontaria in Cambogia e in partenza per il Kenya, ha scelto di uscire dalla sua quotidianità per fare esperienza di un mondo diverso, iniziando fin da bambina a sognare la missione.
Accanto al desiderio di servizio, c’è anche la voglia di scoprire culture diverse, come spiega Tommaso Alberti, insegnante milanese, diretto in Indonesia con i “Cantieri della solidarietà” di Caritas ambrosiana. Esperienze che, pur faticose, regalano grande soddisfazione, come testimonia Andreea Paduretu, impegnata nei campi profughi di Bihać, in Bosnia.
Per altri, come Alessandro Carsenzuola, studente di Psicologia, la partenza nasce da una ricerca interiore: la voglia di ravvivare la fede e trovare risposte a domande profonde. Non è ancora partito, ma il percorso lo ha già aiutato a guardarsi dentro con maggiore consapevolezza.
In missione, ogni gesto, anche il più piccolo, assume valore: un saluto, una chiacchierata, una cena condivisa. Lo sa bene Michele Servi, che in Bangladesh ha insegnato in un villaggio durante una fase delicata del Paese, e che oggi ha scelto di aiutare i senzatetto in Italia, riconoscendo che la cooperazione può essere ovunque.
Al centro di tutte queste esperienze c’è la scelta di partire per incontrare l’altro con autenticità, anche senza sapere in anticipo la destinazione. Come ricorda ancora Caterina: «L’importante non era dove andare, ma partire».
Il Segno ha interpellato anche il sociologo Marco Caselli: il volontourism, afferma, fusione tra viaggio e volontariato, è senz’altro in crescita: è essenziale distinguere tra esperienze dove il volontariato è centrale e quelle in cui è solo un contorno turistico. Caselli sottolinea il valore formativo, anche se spinto da motivazioni personali, purché si porti un contributo reale al contesto. La maggiore offerta ha ampliato i profili coinvolti, rendendo l’esperienza accessibile e spesso trasformativa.
Abbonati al mensile e leggi il servizio completo
Qual è la tua reazione?






