In un settore patinato come quello della moda, il fotografo Martin Parr ha mostrato che anche i difetti e il kitsch possono essere interessanti: la sua storia.
Le sue foto sono passate davanti agli occhi di tutti: primi piani di donne stese a prendere il sole, sciami di turisti, panini da fast food. Martin Parr, il fotografo britannico scomparso lo scorso 6 dicembre, ha cambiato per sempre il modo in cui vediamo la vita quotidiana: kitsch e banale, sì, ma anche piena di vita e autenticità. Con questo sguardo è riuscito a influenzare non solo la fotografia di moda, ma gli stilisti stessi.
Chi era Martin Parr
Nato nel 1952 a Epson, nel Regno Unito, Parr ha sempre amato la fotografia: una passione ereditata dal nonno, che ha trasformato in un mestiere. Nel 1994 entrò – non senza polemiche – nell’agenzia Magnum con un solo voto, presentato dal celebre fotografo Henri Cartier-Bresson che lo descriveva come «un alieno da un altro sistema solare».
Le foto di Parr infatti avevano sempre qualcosa di non convenzionale, fuori posto: il flash, anche dove non sarebbe servito, i colori saturi, la composizione apparentemente lasciata al caso, i primissimi piani che sembravano invadere la privacy dei soggetti. Acuto osservatore della vita britannica, ha cambiato radicalmente il genere della fotografia documentaristica: non più seria, in bianco e nero, ma piena di colori, di vita, di ironia al limite della critica sociale.

Uno degli ultimi ritratti di Martin Parr, scattato nell’ottobre 2025. (Photo by JOEL SAGET / AFP) (Photo by JOEL SAGET/AFP via Getty Images)
I temi più frequenti del suo lavoro sono tutt’ora attuali: il turismo di massa, la società dei consumi, il cibo-spazzatura, l’ossessiva ricerca della gioventù, la crisi economica e sociale dei sobborghi. Niente di tutto questo, apparentemente, poteva affascinare il patinato mondo della moda.
La collaborazione con Alessandro Michele e le foto per Gucci
Eppure nella lunga carriera di Martin Parr non sono mancate le collaborazioni con il mondo della moda: ha lavorato per moltissime riviste (scattando anche diverse copertine di Vogue) e per brand come Louis Vuitton, Balenciaga e Jacquemus, con cui ha pubblicato il volume Le ChouChou.
La collaborazione più lunga e significativa è stata senza dubbio con Gucci, durante la direzione creativa di Alessandro Michele. Entrambi condividevano infatti una predilezione per un’estetica massimalista e kitsch. Martin Parr ha fotografato una collezione di orologi mantenendo il suo stile nella campagna TimeToParr. Anziché modelli in posa ha scelto persone comuni, strade affollate, situazioni al limite del banale – un selfie davanti a un monumento, un cornetto addentato per strada.
Con lo stesso approccio, Martin Parr fotografò anche i rossetti di Gucci (su bocche tutt’altro che perfette) e il lookbook della collezione Gucci Cruise 2019. «Alessandro Michele è un designer molto talentuoso e ho avuto il privilegio di far parte del suo team – raccontò Parr in un’intervista a Vogue – con diversi progetti tra cui il servizio scattato a Cannes. È qui che è stata creata la “donna arancione”, che è poi divenuta la mia fotografia di moda più conosciuta».

Martin Parr posa davanti alla celebre foto conosciuta come “la donna arancione” (Photo by Roberto Serra – Iguana Press/Getty Images)
L’influenza di Martin Parr nella moda contemporanea
La cifra espressiva di Martin Parr è arrivata come una boccata d’aria fresca nel patinato mondo della fotografia di moda. L’eredità più grande che Martin Parr ha lasciato alla moda, però, è un altro modo di guardare il mondo. Senza filtri, senza maschere, senza pose: con indulgenza per la banalità, e con curiosità per le sue stranezze.
Perché anche il brutto e l’ordinario possono diventare couture: una lezione imparata molto presto da Demna Gvasalia, che ha reso Balenciaga così affascinante proprio per una certa ugliness in passerella. Anche Jonathan Anderson – oggi designer di Dior – può essere considerato un erede di Parr sotto molti aspetti: le collezioni disegnate per Loewe e per il suo marchio omonimo erano piene di ironia, giocosità, colori accesi e ispirazioni quotidiane.
Martin Parr ha sempre mantenuto uno sguardo autentico sul mondo e sulla commedia umana, osservata con sincerità, addirittura con tenerezza, nei suoi difetti.

Alcuni lavori di Martin Parr (Photo by GEOFFROY VAN DER HASSELT/AFP via Getty Images)
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