Le piattaforme di e-commerce cinesi puntano sull’Europa

I dazi commerciali da parte degli Stati Uniti, annunciati, rimandati e alla fine imposti dal presidente Donald Trump, rappresentano un problema per l’Unione europea ma anche un’opportunità. Lo hanno ribadito in questi mesi capi di Stato e massimi rappresentanti delle istituzioni comunitarie, convinti che la chiusura dei mercati americani possa favorire nuove possibilità di sviluppo ed espansione verso altri continenti. Un discorso analogo, però, devono averlo fatto anche i manager delle più importanti compagnie cinesi di e-commerce, che vedono ora l’Europa come una nuova frontiera di sviluppo anche a causa della decisione del presidente americano di introdurre una tassa sui pacchi postali provenienti dall’estero per i prodotti di valore inferiore agli 800 euro. Tassa che al momento, sotto i 150 euro, in Europa non c’è. Per questo, giganti dell’e-commerce come Temu e Shein hanno deciso di puntare, ed investire miliardi, sul vecchio continente. Bastano pochi dati per comprendere quanto queste multinazionali possano influenzare il nostro mercato.
Shein, fra le società leader nella commercializzazione di abbigliamento, è stata fondata a Nanchino nel 2008 ed oggi opera in oltre 100 Paesi per un fatturato che si aggirerebbe intorno ai 9 miliardi di euro nel 2023, con oltre 10 mila dipendenti. A tirare questi risultati anche le campagne pubblicitarie dirette ai più giovani, specialmente attraverso altre piattaforme come Tik Tok, sempre cinese. Fatturato ancora superiore per Temu, società che mettendo in connessione clienti e produttori offre sul proprio sito una svariata selezione di oggetti. Il gruppo fatturerebbe oltre 15 miliardi nel 2024 (anche se alcuni analisti parlano di addirittura 50 miliardi), con una crescita ingente (+24 per cento) rispetto all’anno precedente. Questo grazie sopratutto al mercato europeo, perchè i dati mostrano come gli utenti attivi negli Stati Uniti, per entrambe le piattaforme, siano drasticamente calati tra marzo e giugno di quest’anno (-50 per cento per Temu e -12 per cento per Shein). “Colpa” dei dazi americani.
Tendenza completamente opposta a quella registrata in Europa. Secondo Sensor tower, uno dei maggiori siti di analisi sui dati dei portali web, il numero di persone che hanno utilizzato l’app di Temu a giugno è aumentato del 76 per cento in Francia, del 71 per cento in Spagna e del 64 per cento in Germania. Più contenuta la crescita di Shein, che nei diversi Paesi europei fa registrare una crescita fra il 13 ed il 20 per cento. Un segnale di come le due grani padrone del mercato online, insieme ad altre, molte delle quali sempre cinesi, abbiano deciso di “invadere” l’Europa. Basti pensare che Shein produce il 17,5 per cento delle vendite nette online effettuate nel nostro Paese. Percentuale che sale addirittura 30,5 per cento in Portogallo. Numeri che hanno portato la società a surclassare in termini di fatturato colossi europei come Zara. Non da meno Temu che in Italia, nel 2024, ha raggiunto oltre 14 milioni di utenti, quarta piattaforma di e-commerce nel Paese. Sempre nel 2024, stando a Sensor Tower, Temu sarebbe l’applicazione di shopping più scaricata al mondo.
Un’espansione a livello globale che, nel tempo, ha fatto sorgere non pochi dubbi in merito ai profili di sicurezza di queste applicazioni per lo shopping “da casa”. Shein, dopo un ingente furto di dati nel 2018, ha subito critiche per quel che riguarda l’accessibilità e la protezione dei dati. Dubbi sui livelli di sicurezza sono arrivati anche per Shein da parte di istituzioni nazionali ed enti terzi di valutazione. Per tutte queste ragioni, e per la capillare diffusione delle piattaforme di e-commerce, l’Unione europea sta valutando misure per correre ai ripari ed evitare una vera e propria invasione di merci cinesi. Innanzitutto, come prima contromisura, la Commissione ipotizza di eliminare l’esenzione dai dazi doganali per i pacchi di valore inferiore a 150 euro, sulla strada tracciata dall’amministrazione Trump. Soprattutto perchè, sottolinea l’Ue in una recente relazione in materia, nel solo 2024 sono stati importati oltre 4,6 miliardi di articoli a basso costo. Circa 12 milioni di pacchi al giorno.
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