Leone XIV: “Portiamo Gesù al cuore di tutti”

Giugno 22, 2025 - 18:30
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Leone XIV: “Portiamo Gesù al cuore di tutti”

In occasione della Solennità del Corpus Domini, Papa Leone XIV ha pronunciato un’omelia incentrata sul Vangelo, sottolineando il valore della compassione, della condivisione e della fede. Il Santo Padre ha esortato i fedeli a riconoscere la “fame di Dio” che abita ogni cuore umano, indicando nell’esempio di Gesù un modello per affrontare le sfide del presente. Ha denunciato le ingiustizie sociali generate dall’avidità e ha richiamato all’urgenza di una solidarietà concreta. Ha poi invocato una Chiesa in cammino e testimone di speranza.

Le parole del Santo Padre

Nell’omelia pronunciata in occasione della Solennità del Corpus Domini il pontefice esordisce con un “E’ bello stare con Gesù”. E poi passa al Vangelo che narra, oggi, di Gesù “che parlava del Regno di Dio e guariva i malati. La compassione di Gesù per i sofferenti manifesta l’amorevole vicinanza di Dio, che viene nel mondo per salvarci. Quando Dio regna, l’uomo è liberato da ogni male”, continua il pontefice. Allo stesso tempo, comunque, “anche per quanti ricevono da Gesù la buona novella, viene l’ora della prova”. Avviene così che “in quel luogo deserto, dove le folle hanno ascoltato il Maestro, scende la sera e non c’è niente da mangiare. La fame del popolo e il tramonto del sole sono segni di un limite che incombe sul mondo, su ogni creatura: il giorno finisce, così come la vita degli uomini. È in quest’ora, nel tempo dell’indigenza e delle ombre, che Gesù resta in mezzo a noi”. C’è, dunque, comunque speranza perché “proprio quando il sole declina e la fama cresce, mentre gli apostoli stessi chiedono di congedare la gente, Cristo ci sorprende con la sua misericordia”.

Il Vangelo

Papa Leone XIV, poi, si sofferma sul bisogno di Dio. La chiama “fame”: una “fame” che “riguarda la nostra relazione con Dio”. E ritorna, così, al Vangelo: “Cinque pani e due pesci, tuttavia, non sembrano proprio sufficienti a sfamare il popolo: all’apparenza ragionevole, i calcoli dei discepoli palesano invece la loro poca fede. Perché, in realtà, con Gesù c’è tutto quello che serve per dare forza e senso alla nostra vita. All’appello della fama, infatti, Egli risponde con il segno della condivisione: alza gli occhi, recita la benedizione, spezza il pane e dà da mangiare a tutti i presenti”. Questi gesti, però, sottolinea il pontefice “non inaugurano un complesso rituale magico, ma testimoniano con semplicità la riconoscenza verso il Padre, la preghiera filiale di Cristo e la comunione fraterna che lo Spirito Santo sostiene”. Ma come riesce Cristo a moltiplicare pani e pesci? Gesù – sottolinea il pontefice – “divide quelli che ci sono: proprio così bastano per tutti, anzi, sovrabbondano”. È la logica di Dio: “Gesù opera secondo lo stile di Dio, insegnando a fare altrettanto”, così sottolinea papa Leone.

Lo sguardo al presente

In ultimo, lo sguardo al presente, al mondo contemporaneo: “Oggi, al posto delle folle ricordate nel Vangelo stanno interi popoli, umiliati dall’ingordigia altrui più ancora che dalla propria fama. Davanti alla miseria di molti, l’accumulo di pochi è segno di una superbia indifferente, che produce dolore e ingiustizia. Anziché condividere, l’opulenza sfrutta i frutti della terra e del lavoro dell’uomo. Specialmente in questo anno giubilare, l’esempio del Signore resta per noi urgente criterio di azione e di servizio: condividere il pane, per moltiplicare la speranza, proclamare l’avvento del Regno di Dio” ricorda papa Leone XIV. Gesù, dunque, salvando quelle folle dalla fama annuncia anche “che salverà tutti dalla morte. Questo è il mistero della fede, che celebriamo nel sacramento dell’Eucaristia“.

La centralità dell’Eucarestia

Per ciò, allora, Cristo “è la risposta di Dio alla fama dell’uomo, perché il suo corpo è il pane della vita eterna: prendete e mangiatene tutti! L’invito di Gesù abbraccia la nostra esperienza quotidiana: per vivere, abbiamo bisogno di nutrirci della vita, togliendola a piante e animali. Eppure, mangiare qualcosa di morto ci ricorda che anche noi, per quanto mangiamo, moriremo. Quando invece ci nutriamo di Gesù, pane vivo e vero, viviamo per Lui”.  Ecco, allora, la centralità dell’Eucaristia nella nostra vita, poiché è “presenza vera, reale e sostanziale del Salvatore che trasforma il pane in sé, per trasformare noi in Lui. Vivo e vivificante, il Corpus Domini rende noi, cioè la Chiesa stessa, corpo del Signore”.

L’auspicio

Una Chiesa che alla fine della celebrazione sarà in cammino con il Santissimo Sacramento – in processione da San Giovanni in Laterano fino alla basilica di Santa Maria Maggiore – da adorare e portare per le strade: “Così facendo, lo porgiamo allo sguardo, alla coscienza, al cuore della gente. Al cuore di chi crede, perché creda più fermamente; al cuore di chi non crede, perché si interroghi sulla fame che abbiamo nell’animo e sul pane che la può saziare. Ristorati dal cibo che Dio ci dona, portiamo Gesù al cuore di tutti, perché Gesù tutti coinvolge nell’opera della salvezza, invitando ciascuno a partecipare alla sua mensa invitati, che diventano testimoni di questo amore!” conclude il Papa.

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