Nell’Ue il problema della povertà mestruale, la Commissione promette azioni mirate

Bruxelles – Nell’Unione europea adesso è allarme ‘povertà mestruale‘. E’ un aspetto legato alla ristrettezze economiche, su cui nessuno finora si era soffermato. Dal Parlamento europeo arriva dunque un appello tutto nuovo per un cambio di mentalità. La richiesta è trasversale e mette tutti d’accordo, destra e sinistra, uomini e donne. Oltre 30 eurodeputati di diversi schieramenti – popolari (Ppe), socialisti (S&D), liberali (Re), Verdi, sinistra radicale (laSinistra) – sottoscrivono un’interrogazione in cui si accendono i riflettori su un problema diffuso.
La povertà mestruale è definita come un accesso insufficiente ai prodotti e alle strutture legati al ciclo mestruale. Si stima che colpisca circa il 10 per cento della popolazione dell’Ue, ma sono appunto stime. “La mancanza di una serie di dati standardizzati a livello dell’Ue sulla prevalenza della povertà mestruale è un problema significativo”, denunciano i firmatari dell’interrogazione, tra cui l’italiano Marco Tarquinio (Pd/S&D). “L’assenza di una raccolta standardizzata di dati a livello dell’Ue incide negativamente sull’efficacia delle risposte politiche”, insistono gli europarlamentari.
La Commissione europea non sta a guardare. Del resto, spiega a nome del collegio la commissaria per la Gestione delle crisi e gli aiuti umanitari, Hadja Lahbib, “la povertà mestruale è innanzitutto un aspetto di genere della povertà” più generale. Attualmente oltre un quinto della popolazione dell’Unione europea vive a rischio di povertà o esclusione sociale, con le donne a rischio maggiore rispetto agli uomini. “L’impossibilità per donne e ragazze di permettersi e accedere a prodotti per il ciclo mestruale, servizi igienici e informazioni potrebbe farle perdere la scuola o il lavoro, con un impatto negativo sulla loro salute”, ammette Lahbib, consapevole della necessità di correre ai ripari.
Qualcosa è stato già fatto, ricorda. Ci sono iniziative come la raccomandazione del Consiglio per un adeguato reddito minimo che garantisca l’inclusione attiva, misura che “affronta la sfida della povertà”. Contrastando la povertà in generale si contrasta anche quella mestruale: questo l’assunto alla base della strategia. La stessa strategia dell’Unione europea contro la povertà, continua ancora Lahbib, dovrebbe avere lo scopo di “rendere le tutele e i servizi essenziali più accessibili alle persone nonché di far fronte alle cause profonde della povertà e al fenomeno multidimensionale della povertà insieme alle sfide in materia di parità di genere”.
Ad ogni modo, assicura la commissaria europea, “l’ambizione è quella di adottare un approccio sistemico che esamini il modo in cui tutte le politiche pubbliche possono avere un impatto sulla povertà“. Per questo lo scorso luglio “è stata avviata una consultazione pubblica”. Comunque, assicura ancora la commissaria, “azioni concrete per perseguire gli obiettivi della tabella di marcia per i diritti delle donne saranno definite nella prossima strategia per la parità di genere 2026-2030 al fine di promuovere gli standard più elevati e proteggere la salute e il benessere fisici e mentali delle donne”.
Qual è la tua reazione?






