No ad uno spazio pubblico intitolato a Sergio Ramelli a Rescaldina: “Ricordare non è celebrare un’ideologia”

Rescaldina non intitolerà uno spazio pubblico a Sergio Ramelli, studente 18enne e militante del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano che il 29 aprile del 1975 morì più di un mese dopo essere stato aggredito da alcuni militanti di sinistra. La proposta – approdata nei giorni scorsi in più di un consiglio comunale in diverse parti dello Stivale – era arrivata dai banchi dell’opposizione, che aveva chiesto anche al sindaco di «partecipare ufficialmente, indossando la fascia tricolore, alla cerimonia annuale in ricordo di Sergio Ramelli» a Milano, ma ha incassato un secco “no” dalla maggioranza.
«Ramelli fu sicuramente vittima di una violenza brutale, becera e ingiustificabile, da parte di chi ha agito in palese contraddizione con i principi costituzionali, della legge e della democrazia – ha sottolineato il sindaco Gilles Ielo durante la seduta consiliare -. Il fatto però che sia stato ucciso, che fosse giovane o ancora il riconoscimento della coerenza e fedeltà al suo impegno politico, non bastano a nostro avviso a giustificare un’intitolazione pubblica. Ramelli militava in un movimento che era espressione di un’ideologia spesso in contrasto con la nostra Costituzione, un movimento di chiara ispirazione fascista, insofferente verso le libertà fondamentali come lo sono stati tutti quei gruppi extraparlamentari, sia di estrema sinistra che di estrema destra, che hanno insanguinato gli anni ’70 agendo contro i principi che invece vengono sanciti dalla Costituzione. Una scelta simil equivarrebbe a riconoscere e legittimare un orientamento, una deriva autoritaria e antidemocratica, sempre pericolosa, che la nostra Costituzione respinge in modo netto».
«Il sindaco ha definito quella violenza “becera e ingiustificabile” – ha commentato Cambia Rescaldina a valle del consiglio comunale, dopo un dibattito che in quella sede ha toccato anche la cerimonia per la celebrazione del 25 aprile e il discorso pronunciato in piazza dalla presidente della sezione cittadina dell’ANPI -, ma ha negato ogni commemorazione. Una contraddizione grave. Ramelli non è un simbolo di partito, ma una vittima dell’odio politico. Come Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, anche loro giovani, anche loro uccisi in quegli anni. Ricordare non è celebrare un’ideologia, ma dire che nessuno deve più morire per ciò in cui crede. Questa è la memoria. Questa è la libertà. Questa è la democrazia».
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