Prete suicida, Stimamiglio: «Dolore, preghiera e vicinanza»



«Il prete non è un superuomo dotato di superpoteri. Se amiamo i nostri sacerdoti stiamo loro vicini»: così don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana, risponde a un sacerdote lettore sull’ultimo numero del settimanale paolino (in distribuzione in edicola da oggi e in parrocchia da domenica) sulla vicenda di don Matteo Balzano, il sacerdote novarese che nei giorni scorsi si è tolto la vita a 35 anni.
«Mi sembra che il compimento di un atto estremo per cui ci si dà la morte presenti sempre un’eccedenza che inesorabilmente ci supera, un mistero a cui nessuno, solo Dio, ha accesso. Questo anche nel caso di don Matteo – scrive Stimamiglio -. Ogni considerazione che pretenda di trovare una causa al suo disagio.. mi sembra presuntuosa e irrispettosa. Risponde, forse, più a un bisogno che abbiamo di definire ogni cosa, soprattutto la meno comprensibile; di governare il reale con la potenza della tecnica, fosse pure quella psico e sociologica, che vuole spiegare ogni cosa con la legge della causalità per permetterci di capire e ricostruire tutto, di riportare ogni cosa a razionalità, di attribuire colpe e responsabilità (forse collettive e quindi generiche, magari pure con il tentativo onesto di trarne insegnamento per il futuro)».
Stimamiglio conclude con tre considerazioni: «La prima: prima che un prete si è suicidato un uomo. Il suo gesto, come quello degli altri quattromila che ogni anno si tolgono la vita, deve addolorarci profondamente. La seconda: non cerchiamo diagnosi improvvisate e azzardate e conserviamo, pur nella confusione che ci attanaglia, il silenzio e la preghiera. La terza: il prete non è un superuomo dotato di superpoteri. Se amiamo i nostri sacerdoti stiamo loro vicini. È il primo atto di dissenso da una società che ci vuole tutti freddi consumatori, che pretendono servizi (anche sacri), ma che ci trasfigura in peggio, rendendoci disumani».
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