Primo stop ai dazi di Trump. “Illegali” secondo la corte federale del commercio
Colpo di scena nella guerra dei dazi di Trump. La Us Court of International Trade (tribunale federale statunitense che si occupa di controversie riguardanti il commercio internazionale, ndr) ha emesso una sentenza che mette in discussione gran parte dei dazi che il presidente degli Stati Uniti ha imposto ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa), legge del 1977 finora mai invocata in materia di tariffe. Un’evoluzione della vicenda che potrebbe giocare a favore del lusso europeo, questa mattina diffusamente in rialzo in Borsa.
Generali rialzi per i player del lusso sui listini europei: Kering sale di oltre due punti percentuali, Lvmh di oltre un punto percentuale, ma anche Moncler (+1,31%), Prada (+1,46%), Cucinelli (1,13%), Ferragamo (+4,36 per cento). Uno scenario che riflette un sentiment positivo, nella fiducia che l’attuale stop della corte si rifletta anche sui dazi che a partire da luglio rischiano di colpire anche l’Unione europea.
La sentenza, emessa da una giuria di tre giudici del tribunale del commercio internazionale con sede a New York, è giunta dopo diverse cause legali secondo cui Trump, nell’imporre largamente dazi internazionali, avrebbe valicato i confini della propria autorità, scatenando il disordine economico e politico che ne è conseguito.
Il presidente, dunque, non avrebbe il potere di imporre dazi ingenti come quelli prospettati (e in stand-by fino al temutissimo 9 luglio, compresi quelli verso l’Unione europea) facendo schizzare a prezzi stellari le importazioni oltreoceano, riassume il verdetto del tribunale federale, contro il quale l’amministrazione Trump ha immediatamente presentato ricorso. “La Corte non interpreta la Ieepa come un conferimento di autorità così illimitato alla Casa Bianca”, hanno affermato i giudici all’unanimità, che pertanto “sospende i dazi che sono stati imposti e sui quali è stato presentato ricorso”, in quanto “illegali”.
“La Corte – inoltre – non si pronuncia sulla saggezza o sull’efficacia dell’uso dei dazi come leva da parte del Presidente”, si legge in uno stralcio della sentenza riportato da Reuters. “Tale uso è inammissibile non perché sia insensato o inefficace, ma perché la legge federale non lo consente”.
Inoltre, la Corte ha indicato di ritenere “incostituzionale” per il Congresso, che detiene l’autorità sulla politiche commerciali, delegare “poteri senza limiti sui dazi” al Presidente, definendo tale delega “un improprio abdicare di potere legislativo ad un altro ramo del governo”.
La sentenza riguarda i dazi del 30% contro la Cina, del 25% sulle merci importate da Messico e Canada e quelli del 10% sulla maggior parte dei beni che arrivano negli Usa. Non riguarda, invece, le misure tariffarie al 25% su auto e componenti, acciaio e allumino, imposti in nome del Trade Expansion Act.
Si tratta della prima vera e propria battuta d’arresto alle velleità tariffarie del tycoon, una sconfitta legale di cui, però, è ancora difficile prevedere l’esito definitivo a fronte di una sentenza che è stata già impugnata. La vicenda potrebbe rivelarsi particolarmente intricata, fino ad arrivare alla Corte Suprema, dal momento che i magistrati coinvolti hanno dichiarato esplicitamente che il deficit commerciale alla base della strategia tariffaria “non costituisce una insolita e straordinaria minaccia alla nazione”, giustificazione invece adottata dal Presidente.
“Non spetta ai giudici non eletti decidere come affrontare adeguatamente un’emergenza nazionale. Il presidente Trump si è impegnato a mettere l’America al primo posto e l’amministrazione si impegna a utilizzare ogni leva del potere esecutivo per affrontare questa crisi e ripristinare la grandezza dell’America”, ha dichiarato un portavoce della Casa Bianca.
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