Starmer prepara un accordo di reset con l’UE

Maggio 20, 2025 - 20:00
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Starmer prepara un accordo di reset con l’UE

Il Regno Unito si trova nuovamente a un bivio nei rapporti con l’Unione Europea. A un anno dal cambio di governo, il primo ministro Keir Starmer si prepara a inaugurare una nuova fase della politica estera britannica con un accordo definito dalla stampa come un “reset deal” con Bruxelles. L’obiettivo non è tornare formalmente nell’UE, ma ridefinire i rapporti con il continente europeo per superare le rigidità post-Brexit e correggere gli errori del passato.

Secondo quanto riportato da The Telegraph e altre testate, il nuovo piano prevede collaborazione su difesa, commercio, mobilità giovanile e scambi scientifici, con una forte spinta verso la normalizzazione e la stabilizzazione delle relazioni.

Una Brexit rivista: dalle divisioni al pragmatismo

La Brexit è stata per anni un terreno di scontro ideologico. Dopo il referendum del 2016, il Regno Unito ha intrapreso un percorso complesso e spesso caotico di uscita dall’Unione Europea, culminato con l’accordo commerciale siglato da Boris Johnson nel 2020. Tuttavia, molte delle promesse fatte all’epoca si sono scontrate con le difficoltà pratiche emerse negli anni successivi.

Con la vittoria elettorale del Partito Laburista nel 2024, Keir Starmer ha segnato un cambio di rotta. Senza mettere in discussione l’esito del referendum, il nuovo esecutivo ha scelto un approccio più pragmatico, puntando a ricostruire un rapporto operativo con l’UE.

L’idea di un “reset deal” rappresenta l’evoluzione di questa strategia: non un ritorno al passato, ma un aggiornamento realistico dei termini di cooperazione con Bruxelles. Secondo fonti del governo, l’intesa dovrebbe includere meccanismi di collaborazione più snelli, in particolare nei settori della sicurezza, del commercio e della ricerca scientifica.

Non si parla, almeno per ora, di rientro nel mercato unico o nell’unione doganale, ma di accordi mirati in grado di risolvere problemi reali per cittadini e imprese. Per esempio, ridurre i tempi di attesa doganale, riattivare la partecipazione ai bandi europei per università e startup, o ancora facilitare la mobilità di giovani e artisti tra UK ed Europa.

Un’analisi approfondita sullo stato attuale delle relazioni UK-UE è disponibile anche sul portale Institute for Government, uno dei think tank più autorevoli in materia.

Cosa prevede il reset deal: sicurezza, scambi e mobilità

Il cuore del “reset deal” promosso da Starmer si articola su più fronti. In primo luogo, un accordo sulla sicurezza e la difesa permetterebbe di rilanciare il dialogo strategico tra Londra e Bruxelles. Temi come la lotta al terrorismo, la gestione dei flussi migratori e la cooperazione in materia di intelligence richiedono, secondo Downing Street, una risposta coordinata con gli Stati membri dell’UE.

In secondo luogo, il nuovo patto potrebbe aprire la strada a un alleggerimento delle barriere doganali, che hanno colpito duramente i settori dell’agroalimentare, della manifattura e dell’export britannico. Imprese piccole e medie, in particolare, hanno denunciato costi aggiuntivi e ritardi dovuti alle nuove regole post-Brexit.

Un altro elemento centrale è il ritorno in programmi europei chiave. Tra questi, figura Horizon Europe, il più importante fondo per la ricerca e l’innovazione dell’UE. Il Regno Unito ne era uno dei principali beneficiari prima della Brexit, e la sua esclusione ha penalizzato duramente le università britanniche.

Parallelamente, il governo sta trattando l’ingresso nel programma Erasmus+ per rilanciare la mobilità degli studenti universitari e delle scuole superiori. Sebbene il governo Johnson avesse introdotto il programma alternativo Turing, i limiti pratici e burocratici ne hanno ridotto l’efficacia.

Non meno importante è il tentativo di raggiungere un Youth Mobility Scheme, una forma di accordo bilaterale che permetta ai giovani britannici ed europei di vivere, lavorare o studiare per periodi brevi nei rispettivi territori.

Questi elementi, pur senza stravolgere l’equilibrio istituzionale post-Brexit, potrebbero contribuire a un riavvicinamento sostanziale tra Regno Unito e Unione Europea, soprattutto in ambito culturale ed economico. Ulteriori dettagli sui programmi europei coinvolti sono disponibili sul sito ufficiale della Commissione Europea.

Reazioni politiche e prospettive future

Il progetto di reset diplomatico con l’Unione Europea ha già suscitato un acceso dibattito interno. Se da un lato il mondo accademico, imprenditoriale e parte dell’opinione pubblica accoglie con favore l’iniziativa, le critiche dell’opposizione conservatrice non si sono fatte attendere.

Secondo alcuni esponenti Tory, il “reset deal” sarebbe un rientro mascherato in Europa, un tradimento dello spirito della Brexit e una retromarcia rispetto alle promesse fatte agli elettori.

Keir Starmer, però, ha chiarito più volte che l’adesione formale all’UE non è all’ordine del giorno. L’obiettivo è piuttosto quello di riparare un rapporto danneggiato da anni di tensioni e incertezze, per costruire una cooperazione che favorisca cittadini, lavoratori e imprese.

Dal canto suo, Bruxelles ha accolto con cautela la proposta, sottolineando che ogni nuova intesa dovrà essere fondata su impegni chiari e sostenibili. L’UE non vuole riaprire il dibattito sulla Brexit, ma è disponibile a rafforzare la collaborazione in settori specifici.

Secondo Rachel Reeves, attuale ministro del Tesoro, l’accordo rappresenta “un primo passo verso una relazione più solida e vantaggiosa con il nostro principale partner economico e strategico”.

È interessante notare come l’atteggiamento generale della popolazione britannica nei confronti dell’UE stia cambiando. Sondaggi recenti mostrano che una parte crescente dei cittadini britannici considera il costo economico della Brexit superiore ai benefici, soprattutto per quanto riguarda l’aumento dei prezzi, la carenza di manodopera e le difficoltà nel commercio internazionale.

La strategia di Starmer, se ben gestita, potrebbe intercettare questo cambio d’umore nazionale, proponendo un nuovo equilibrio tra autonomia politica e cooperazione europea.

Per approfondimenti sulle reazioni politiche e i sondaggi aggiornati, si può consultare l’analisi curata dalla BBC Politics.


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