Londra vuole eliminare il rough sleeping entro il 2030

Maggio 20, 2025 - 20:00
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Londra vuole eliminare il rough sleeping entro il 2030

Il fenomeno del rough sleeping, ovvero il dormire all’aperto per mancanza di alloggio, è uno degli aspetti più visibili e drammatici della crisi abitativa che affligge Londra. In una città che si propone come capitale globale e inclusiva, il numero crescente di persone che passano le notti sui marciapiedi rappresenta una ferita aperta. Il sindaco Sadiq Khan, riconfermato nel 2024, ha annunciato una nuova strategia per eliminare completamente il rough sleeping entro il 2030, con un approccio centrato sulla prevenzione e sul supporto immediato, grazie anche a nuovi finanziamenti pubblici.

Un piano ambizioso per mettere fine al dormire in strada

Il nuovo piano lanciato da City Hall prevede interventi mirati per anticipare il momento della crisi e offrire supporto a chi è a rischio di diventare senzatetto, senza attendere che finisca per strada.

Il cuore del progetto è la creazione dell’Ending Homelessness Hub, un centro operativo 24 ore su 24 che fornirà assistenza immediata alle persone più vulnerabili, e la riqualificazione di 500 abitazioni sfitte da includere nel programma Homes off the Streets. Il piano, finanziato anche grazie a £17 milioni di fondi dal governo centrale, mira a garantire che nessuno debba più dormire all’aperto per ottenere aiuto.

Il cambiamento più significativo riguarda la fine dell’attuale requisito secondo cui una persona deve essere “visibilmente” senza dimora per accedere ai servizi. Con la nuova strategia, l’intervento potrà avvenire prima che la persona finisca in strada, attraverso un sistema di segnalazione e valutazione basato sui bisogni specifici.

Il sindaco ha dichiarato: “Durante la mia campagna elettorale ho promesso di eliminare il rough sleeping entro il 2030. Questo piano è il primo passo per mantenere quella promessa. La vera soluzione è evitare che le persone finiscano in strada”.

La strategia di Khan si affianca a un significativo aumento del budget destinato alla lotta alla povertà abitativa: £44,8 milioni per l’anno 2025/26, un incremento di oltre cinque volte rispetto al 2016, quando il sindaco assunse il primo mandato.

Per un quadro aggiornato sulle misure adottate, è possibile consultare la sezione dedicata sul sito ufficiale del Greater London Authority.

Numeri allarmanti e critiche politiche

Il contesto in cui nasce questo nuovo piano è tutt’altro che incoraggiante. Secondo i dati forniti dalla Trust for London, durante l’anno fiscale 2023/24 sono state quasi 12.000 le persone costrette a dormire per strada nella capitale britannica. Si tratta del dato più alto mai registrato, in forte aumento rispetto ai 7.500 casi del 2017/18.

La crisi è evidente anche considerando il trend storico: rispetto al 2008/09, il numero delle persone senza dimora è triplicato. Nonostante i fondi e i programmi messi in campo negli ultimi anni, il problema ha continuato ad aggravarsi, come dimostra il picco del 2020/21 con 11.018 casi, seguito da un’apparente flessione, e un nuovo aumento nel 2023/24.

Le critiche non sono mancate, soprattutto dai banchi dell’opposizione. Lord Bailey, portavoce per l’edilizia dei Conservatori a City Hall, ha accusato Khan di “fare solo comunicati stampa pieni di finto interesse” e di “non affrontare il vero problema alla radice, ovvero la crisi dell’edilizia abitativa”.

Bailey sostiene che i fondi destinati al piano siano “piccole somme simboliche” e chiede al sindaco di esercitare maggiore pressione sul governo centrale per interventi strutturali. Secondo il consigliere, la responsabilità di City Hall è evidente: “I bilanci comunali stanno andando in rosso perché i comuni si trovano a gestire l’emergenza senza il supporto necessario”.

L’articolo della BBC evidenzia come anche i precedenti sindaci avevano annunciato obiettivi simili. Boris Johnson, ad esempio, dichiarò nel 2008 di voler eliminare il rough sleeping entro le Olimpiadi del 2012, ma fallì. Tornò sul tema nel 2019, sempre senza successo.

Il problema, sottolinea l’editorialista Karl Mercer, non è solo la visibilità dei senzatetto nelle strade, ma anche l’impatto a lungo termine di un sistema che non riesce a prevenire il collasso sociale di molte persone.

La crisi abitativa come radice del problema

Alla base del fenomeno del rough sleeping vi è una crisi abitativa sempre più profonda. Le principali associazioni edilizie di Londra hanno recentemente denunciato un crollo del 66% nella costruzione di case accessibili rispetto a due anni fa.

Le cause sono molteplici: aumento dei costi di costruzione, normative edilizie più rigide, scarsità di terreni e, soprattutto, mancanza di investimenti strutturali a lungo termine. A peggiorare la situazione, il recente accordo tra governo e sindaco che ha ridotto del 22% l’obiettivo di nuove case accessibili da costruire nella capitale.

Per chi vive in condizioni precarie, l’accesso al mercato privato è ormai impossibile. I prezzi degli affitti continuano a salire, e anche chi ha un impiego non riesce a garantirsi un’abitazione stabile.

Emma Haddad, CEO dell’organizzazione St Mungo’s, ha dichiarato che il “dormire in strada non dovrebbe mai essere la condizione per ricevere aiuto” e ha sottolineato l’impatto di problemi di salute mentale e fisica nel ciclo della povertà.

Molti degli assistiti da St Mungo’s, ha spiegato Haddad, si trovano bloccati in un sistema che li penalizza per il loro disagio, rendendo ancora più difficile l’accesso alle cure e alla casa.

Oltre alla mancanza di alloggi, anche l’immigrazione irregolare, la violenza domestica, la perdita del lavoro e la rottura dei legami familiari giocano un ruolo centrale nel percorso che porta molte persone a finire in strada.

Il piano del sindaco prevede l’attivazione di servizi specializzati per categorie vulnerabili, come le persone con disabilità, i migranti con status precario e chi ha vissuto esperienze traumatiche.

Per conoscere i progetti avviati da St Mungo’s è possibile consultare la pagina ufficiale dell’organizzazione: mungos.org.

Fonti e link utili per approfondire:


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