The Economist: il conflitto tra Israele e Iran rischia di trascinare il Medio Oriente in decenni di violenze

Giugno 20, 2025 - 22:30
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The Economist: il conflitto tra Israele e Iran rischia di trascinare il Medio Oriente in decenni di violenze

La guerra tra Iran e Israele ridisegnerà il Medio Oriente, così come fecero le guerre arabo-israeliane tra il 1948 e il 1973. È quanto ha dichiarato il settimanale “The Economist” nel suo ultimo editoriale, in cui spiega come il confronto attuale sia il risultato di anni di scontri con i cosiddetti “proxies” di Teheran in Gaza, Siria, Libano e Yemen.

La posta in gioco è altissima: “Una Repubblica islamica dotata di bomba nucleare sarebbe un disastro per Israele e per il mondo intero” scrive il settimanale, aggiungendo che l’intervento annunciato dal presidente statunitense, Donald Trump, è “un segnale positivo per tutti gli aspiranti proliferatori del pianeta: devono rinunciare alle loro ambizioni”.

Ma un’escalation statunitense potrebbe peggiorare la situazione. Sebbene Israele voglia eliminare la capacità o la volontà iraniana di dotarsi dell’arma atomica, anche in caso di distruzione delle infrastrutture iraniane, che posticiperebbero la data in cui Teheran potrebbe completare un’arma, non verrebbero cancellate “le competenze acquisite in decenni. E, anziché spegnere l’intento nucleare del regime iraniano, i raid israeliani rischiano di rafforzarlo”. L’editoriale critica l’illusione di Netanyahu, convinto che “un cambio di regime in Iran possa essere innescato dall’esterno”, e avverte che “Israele può solo guadagnare tempo, non risolvere il problema”.

“Che fare, allora?” si chiede il settimanale. “Il G7, riunito in Canada, ha chiesto una de-escalation, e ci sono voci secondo cui l’Iran sarebbe disposto a negoziare. Se funzionasse, la diplomazia sarebbe davvero la soluzione migliore”, ma anche Trump, secondo il “The Economist”, dovrebbe evitare mosse affrettate. “Un attacco diretto degli Stati Uniti trascinerebbe Washington in una nuova guerra in Medio Oriente”, con il rischio di ritorsioni, aumento dei prezzi dell’energia e destabilizzazione dell’intera regione. La conclusione è chiara: “I colloqui restano il male minore, e l’ostinazione di Netanyahu a rifiutarli è oggi il principale ostacolo alla pace”.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia