ALESSANDRO BERGONZONI PRESENTA “I GIORNI DELLE MULTI ANIME: ARTE, ARTI” A NAPOLI

Lug 24, 2025 - 18:00
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ALESSANDRO BERGONZONI PRESENTA “I GIORNI DELLE MULTI ANIME: ARTE, ARTI” A NAPOLI

Alessandro Bergonzoni, artista poliedrico, tra le voci più originali della cultura e dello spettacolo italiano, attore, autore teatrale, performer e scrittore, sarà il protagonista del gran finale di “Estate a Napoli”, la storica rassegna promossa e finanziata dal Comune di Napoli, con tre giorni al Maschio Angioino che racchiuderanno la summa della sua ricerca intellettuale e umana applicata all’arte, al teatro e all’attivismo sociale.

«Il grande autore Alessandro Bergonzoni chiude il programma dell’Estate napoletana attraversando i linguaggi dell’arte per interrogare il presente e proporre una riflessione sui valori universali che devono continuare a unirci in un periodo storico così delicato», afferma il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. «La valorizzazione della bellezza associata al pensiero critico si confermano il fulcro della politica culturale cittadina. Il tutto in un percorso di sempre maggiore valorizzazione del Maschio Angioino, monumento simbolo di Napoli, che grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale, sta riaffermando la propria vocazione di centro culturale. Un luogo sempre più vivo, aperto alla cittadinanza e capace di accogliere i visitatori con un palinsesto di mostre ed eventi di rinnovata qualità».

«Artista poliedrico, tra le voci più originali della scena culturale italiana, Alessandro Bergonzoni da sempre cammina sul filo del linguaggio, sovvertendo logiche comuni per aprire nuove visioni. Il suo attraversamento artistico – teatrale, filosofico, sociale – si traduce in un’esperienza viva e spiazzante, capace di scuotere, interrogare e meravigliare» aggiunge Sergio Locoratolo, coordinatore delle politiche culturali del Comune di Napoli. «Al Maschio Angioino, per il gran finale di “Estate a Napoli”, Bergonzoni porterà una forma inedita e totale della sua opera: arte, spettacolo e pensiero si fonderanno in tre imperdibili giornate, che racchiudono la summa della sua ricerca intellettuale e umana, offerte gratuitamente alla città».

«Con Alessandro Bergonzoni, il Maschio Angioino si conferma luogo di aperture, di sconfinamenti, di ibridazioni, aperto al contemporaneo e attento a porre in dialogo la storia con gli sguardi sul presente», conclude Vincenzo Trione, consigliere del sindaco di Napoli per l’arte contemporanea e la programmazione museale. «L’artista ha ideato per Napoli un progetto inedito, costruito come una partitura in tre momenti, accomunati da un’attenta riflessione sulle ragioni della parola, le istanze del corpo, l’impegno civile. Intorno a questi tre assi ruota una tre giorni che coniuga indissolubilmente teatro, scrittura e arte contemporanea. In questo modo, Alessandro Bergonzoni diventa un’occasione ulteriore per la rinascita del Maschio Angioino».

Si partirà venerdì 12 settembre alle ore 12:00 nella Cappella Palatina con IL TAVOLO DELLE TRATTATIVE, un’installazione agita, composta di otto arti artificiali, che svela su cosa poggia oggi un tavolo della diplomazia e del compromesso: sugli arti di persone che li hanno persi per sempre.

«Vorrei aver le gambe! Questa la mia richiesta di un anno fa a Emergency: me le hanno fatte avere. Da tempo volevo realizzare un’installazione artistica per “unire”, appunto, arti ad arte, per trasformare mutilazioni in azioni, un gesto, un simbolo di quanto stava accadendo e continua ad accadere nel mondo tutto: Sudan, Ucraina, Russia, Israele, Palestina, Libano, Giordania e tanta Africa… Questo tavolo metaforicamente vuole vivere in tutti i “teatri” di guerra, dove l’unico pubblico che c’è spesso è lontano migliaia di chilometri e sta a guardare più o meno impotente, o peggio ancora è pubblico pagante, connivente, che foraggia e alimenta con armi e mezzi di ogni genere quel palco dove gli attori continuano a morire, a estinguersi e a soffrire, come lo stesso copione recita: colonizzare, conquistare, invadere, profanare, bombardare, con fierezza direi atomica! Ecco perché ho pensato a un tavolo, anche “anatomico”, delle trattative: per poter sedersi attorno e cominciare un’operazione quasi clinica: “sviscerare”, analizzare, osservare e studiare macroscopicamente e microscopicamente, come accordarsi», racconta Bergonzoni.

A sedere al tavolo delle trattative (protagonista dell’installazione “agita” esposta a Napoli) saranno invitati rappresentanti delle istituzioni, delle varie confessioni religiose, associazioni, ong. Bergonzoni officerà la performance, e gli astanti saranno parte dell’azione di immedesimazione.

Saranno cinque, invece, le repliche in programma per la performance TUTELA DEI BENI: CORPI DEL (C)REATO AD ARTE (il valore di un’opera, in persona) nella Sala dell’Armeria: venerdì 12 alle ore 16:30 e 17:15 e sabato 13 settembre alle 12:00, 16:30 e 17:15. Il pubblico assisterà a una esposizione-proiezione-intervento sul tema della tutela del “corpo del (c)reato”, anche come bene artistico: momento di comunione tra l’opera uomo e l’opera d’arte, ambedue sacre, da salvaguardare, valorizzare e conservare. La riproposizione di quest’evento al Maschio Angioino nasce dall’esigenza di mettere in dialogo reperti della storia dell’arte con il simbolo di altre storie, altre immagini, che sono comunque antropologicamente e spiritualmente arte.

«Che rapporto c’è tra Ministero della Giustizia, dei Beni culturali, della Difesa e degli Interni? Qual è il collegamento tra bellezza e giustizia, tra opere d’arte che raccontano l’uomo come opera sublime? Tra Interni e interiori? Tra colpa e cultura? Il fine – spiega Bergonzoni – è conservare e valorizzare le forme, l’essenza e la consistenza nel suo insieme indiviso. Il tema è quello della delicatezza della “presa in carico”, con tutte le garanzie e le attenzioni di chi deve sovrintendere a questo scopo».

Siamo tutti visitatori che contemplano la beltà della persona che resta comunque sacra. Il confronto metaforico, qui, è tra il direttore di un museo e quello di un carcere.

Infine, domenica 14 settembre alle ore 21:00 nel Cortile del Castello Bergonzoni presenterà per la prima volta a Napoli ARRIVANO I DUNQUE (Avannotti, sole Blu e la storia della giovane Saracinesca), la sua ultima opera teatrale che racchiude non poche visioni sposate alle altre due anime. Un luogo scenico, multifunzionale, dove proseguire la sua ricerca artistica nei territori che in questi anni lo hanno visto partecipare attivamente in prima persona ad avvenimenti sia artistici che sociali, applicando fattivamente la «congiungivite dove varco il fraintendere, fino all’unità dismisura, tra arte e sorte, fiamminghi e piromani, van Gogh e Bangkok, bene e Mahler, sangue fuori mano e stigmate, stigmate e astigmatici, Dalì fino Allah».

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti disponibili.

Prenotazioni su culturacomunedinapoli.eventbrite.com da lunedì 1° settembre 2025.

Il Tavolo delle Trattative

Progetto artistico di Alessandro Bergonzoni

Venerdì 12 settembre, ore 12:00

Cappella Palatina

Questa la mia richiesta di un anno fa a Emergency, nel suo trentennale e che quest’anno lancia la campagna “R1PUD1A”. Prontamente, pur compatibilmente al correre per il mondo a curare i danni delle guerre, me le hanno fatte avere.

Da tempo volevo realizzare un’opera, un’installazione artistica per “unire”, appunto, arti ad arte, per trasformare mutilazioni in azioni, un gesto, un simbolo di quanto stava accadendo e continua ad accadere nel mondo tutto: Kurdistan, Iraq, Ucraina, Russia, Israele, Palestina, Libano, Giordania, Mozambico e tanta Africa… (più di cinquanta conflitti, per i quali auspico e propongo l’esposizione nelle città di tutti i vessilli dei paesi coinvolti, bandiera arcobaleno e bianca compresa, perché non è una resa, ma rende, cioè restituisce l’idea di dignità, anche a chi non vuole più uccidere né sacrificare in maggior parte i civili, per qualsiasi ragione o torto subito).

Virtualmente, e spero non solo, questo tavolo deve stare in tutti i “teatri” di guerra, dove l’unico pubblico che c’è spesso è lontano migliaia di chilometri e sta a guardare più o meno impotente, o peggio ancora è pubblico pagante, cioè che, connivente, foraggia e alimenta con armi e mezzi di ogni genere quel palco dove gli attori continuano a morire a estinguersi e a soffrire, come lo stesso copione recita: colonizzare, conquistare, invadere, profanare, bombardare, con fierezza direi atomica! Ecco perché ho pensato a un tavolo, anche “anatomico”, delle trattative, per poter sedercisi attorno e cominciare un’operazione quasi clinica: “sviscerare”, analizzare, osservare e studiare macroscopicamente e microscopicamente, come accordarsi, cominciare a smettere di ripetere all’infinito il sabba della guerra, stregati dagli eccidi fin dall’inizio del mondo. Per iniziare una “rievoluzione” sovrumana che possa portare al di là di ogni conflitto etnico religioso economico, attraverso la pace, che è soprattutto mezzo, non solo meta: il fine ultimo è una rinascita dell’universo (e con la parola verso chiedo, oltre all’arte, “maidellaguerra”, anche alla poesia, di riscrivere ben altri spartiti, testi, teste e concordati). Trattative che, per chi ci si siederà attorno, poggiano materialmente su “arti” artificiali: quelli dei tanti chi, che le gambe le hanno perdute per sempre, ma che nonostante tutto “sostengono”, metaforicamente e simbolicamente oltre che architettonicamente, proprio il peso dell’appoggiarvisi, intavolando compromessi, diplomazia, scambio di idee e strategie altre (non solo geopolitiche, ma antropologiche, filosofiche e spirituali). Sono coloro che vorranno, dovranno e sapranno imprimere (in primis), nuova energia vitale alla terra, ai suoi abitanti, spaesati e non, immigrati dell’obbligo in fuga dalle guerre, e che rischiano ancora la vita a forza di non essere salvati, anneganti o allo stremo, conosciuti o sconosciuti ai più: purché quei più non si trasformino ancora e sempre in croci.

Sul tavolo terrò una conferenza stampa, aperta e pubblica, su quest’installazione: una specie di vernissage, per capire di cosa si tratta quando inizia una trattativa, e di come si dovrebbero trattare le popolazioni, la terra e il pianeta tutto, maltrattati. Una visione che svela tutti i moventi d’arti e d’arte, antimorti e antimorenti: pace, diritti, non violenza e anche vera e propria “diserzione” dall’essere “umano” (ancora incapace di “sovrumano”), se “uomo” ora è soprattutto chi, attaccando o difendendosi, perde l’unica infinita dimensione del bene, dell’altro, del limite, e nella dismisura perpetrare crimini fino al demoniaco, contro ogni essenza del sacro, di vita, considerata ormai pari al nulla.

L’essere super potenze, titolari unici della giustizia migliore o dell’appartenenza a una genia perfetta, terroristi o governi di sfondamento e conquista, multinazionali o industriali delle armi, dittatori o democratici sostenitori della rappresaglia benedetta da un qualsiasi Dio, finanza compresa, dovrebbero finire d’essere l’alibi, le “ragioni” o i “torti”: credo che su questo tavolo, vadano analizzati, a cuore aperto dalle nostre anime, ad arte, non solo dai grandi o minuscoli della terra. Da noi che siamo gli esseri primi e ultimi curatori della terra, anzi dal cosmo, ereditato, in natura. Ogni natura.

Tutela dei Beni: corpi del (c)reato ad arte

(il valore di un’opera, in persona)

Venerdì 12 settembre, ore 16:30 e 17:15

Sabato 13 settembre, ore 12:00, 16:30 e 17:15

Sala dell’Armeria

Dopo il debutto alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, in occasione di Art City 2015, e le repliche alla Pinacoteca di Brera, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, alla Galleria Estense di Modena, agli Uffizi di Firenze e al Museo Aristaios dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, approda a Napoli l’installazione performativa “Tutela dei beni: corpi del (c)reato ad arte (il valore di un’opera, in persona)”, esposizione-proiezione-intervento sul tema della tutela del “corpo del (c)reato”, anche come bene artistico. L’intervento nasce da una riflessione dell’artista su custodia e difesa dell’essere, dell’uomo nella sua bellezza, sacralità, inviolabilità e, in questo caso specifico, quando la creazione artistica è affidata alla cura dello Stato.

La riproposizione di quest’evento al Maschio Angioino è nata dall’esigenza di mettere in effettivo, reale e conseguente dialogo reperti della storia dell’arte, con il simbolo di altre storie, altre immagini, che sono comunque antropologicamente e spiritualmente arte. E per chiedersi, come dice Bergonzoni: «Che rapporto c’è tra Ministero della Giustizia, dei Beni culturali, della Difesa e degli Interni? Tra stato e stato d’animo, tra linea di confine e “non fine”? Qual è  il collegamento tra bellezza e giustizia, tra opere d’arte che raccontano l’uomo come opera sublime? Tra Interni e interiori? Tra colpa e cultura? Danno e meraviglia? Diritti e arti? Il fine è conservare e valorizzare le forme, l’essenza e la consistenza nel suo insieme indiviso. Il tema, quello della delicatezza della “presa in carico”, con tutte le garanzie e le attenzioni di chi deve sovraintendere a questo scopo. Siamo tutti visitatori che contemplano la beltà della persona che resta comunque “sacra”, in ogni condizione della vita e della storia; da difendere e proteggere, a ogni costo, dagli agenti esterni o da tutte le forme umane di depauperamento che la violino, la sfregino o addirittura la distruggano e la cancellino eternamente dal Museo Esistenziale dell’Arte, sempre aperto al mondo».

Arrivano i Dunque

(avannotti, sole blu e la storia della giovane saracinesca)

Di e con Alessandro Bergonzoni

Scene Alessandro Bergonzoni

Regia Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi

Domenica 14 settembre, ore 21:00

Cortile del Castello

Dopo il lunghissimo tour di “Trascendi e Sali”, Alessandro Bergonzoni torna in teatro con il suo nuovo spettacolo “Arrivano i Dunque (avannotti, sole blu e la storia della giovane saracinesca)”. «Un’asta dei pensieri dove cerco il miglior (s)offerente per mettere all’incanto il verso delle cose: magari d’uccello o di poeta». Un luogo scenico, multifunzionale, dove proseguire la sua ricerca artistica nei territori che in questi anni lo hanno visto partecipare attivamente in prima persona ad avvenimenti sia artistici che sociali applicando fattivamente la «…congiungivite dove varco il fraintendere, fino all’unità dismisura, tra arte e sorte, fiamminghi e piromani, van Gogh e Bangkok, bene e Mahler, sangue fuori mano e stigmate, stigmate e astigmatici, Dalì fino Allah».

E se in questo nuovo allestimento vogliamo trovare un’altra cifra bergonzoniana, insieme ovviamente alla scrittura comica, dovremo cercarla nella “Crealtà”, altra sua invenzione, che esplicita, in un pensiero che si fa neologismo, la vera tensione morale di quest’artista unico: il tentativo di ricreare una realtà che non solo non ci basta più ma che possiamo/dobbiamo reinventare giorno per giorno alla ricerca di un futuro di pace assoluta e definitivamente più accogliente, fino alle soglie di nuove percezioni e di altri significati.

Quindi “Arrivano i Dunque” perché i tempi sono colmi e, come si chiede Bergonzoni: «Manca poco? Tanto è inutile? Non per niente tutto chiede!».

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