Brindisi: Palmina Martinelli non si suicidò ma fu uccisa, svolta dopo 44 anni

Lug 9, 2025 - 07:00
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Brindisi: Palmina Martinelli non si suicidò ma fu uccisa, svolta dopo 44 anni

Palmina Martinelli non si tolse la vita: fu ammazzata. A 44 anni dalla morte della 14enne, avvenuta il 2 dicembre 1981, dopo 22 giorni d’agonia in ospedale, arriva una svolta nel caso di Palmina Martinelli, deceduta per le ustioni riportate nell’incendio che devastò la casa nella quale abitava. E restituisce una storia diversa della ragazzina morta arsa viva.

Il gip di Bari, Giuseppe Battista, sconfessa così la Cassazione che, nel 1989, aveva stabilito che la ragazzina si fosse suicidata, assolvendo perché il fatto non sussiste i due indagati, indicati dalla ragazzina stessa nei giorni prima della sua morte. “Fu senz’altro omicidio”, scrive oggi il giudice per le indagini preliminari nel provvedimento di cui LaPresse ha preso visione.

La 14enne fu trovata avvolta dalle fiamme nella doccia di casa: cercava di spegnerle, ma in quei giorni a Fasano vi erano problemi di fornitura idrica. I due principali sospettati, indicati dalla stessa vittima, prima di morire, Enrico Bernardi e Giovanni Costantini, furono assolti in via definitiva dalla Cassazione, e la morte di Martinelli fu definita un suicidio. Una tesi “erronea”, scrive il gip di Bari.

La morte di Palmina Martinelli, “avvenuta con modalità atroci”, nasce “all’interno della cerchia familiare”. Più volte, nel corso delle indagini, si è fatta strada l’ipotesi che la 14enne dovesse essere avviata alla prostituzione minorile da parte di persone appartenenti alla sua cerchia familiare, un ambiente che nell’ordinanza con cui Battista accoglie la richiesta di archiviazione nei confronti di Cesare Ciaccia, cognato della vittima, il gip definisce “ancora oggi reticente e ostile alle indagini”.

Nel 1989, la Cassazione, come scrive anche il giudice, pose la “pietra tombale” sul coinvolgimento nella morte della 14enne di Enrico Bernardi e Giovanni Costantini, assolti in via definitiva.

Nell’ordinanza, Battista ha sottolineato che “non è azzardato affermare l’incompletezza degli accertamenti svolti subito dopo i fatti”, a partire dalle indagini del 1981, che “scontarono un’insanabile contraddizione: da un lato l’indicazione (da parte della stessa vittima) di Enrico Bernardi e di Giovanni Costantini quali responsabili dell’atto delittuoso”, un dato che “verosimilmente indusse gli inquirenti dell’epoca a non effettuare le dovute verifiche su altre posizioni, dall’altro l’avvenuta assoluzione” dei due, come stabilito dalla Cassazione che “dichiarando l’insussistenza del fatto, avvallò la tesi del suicidio”.

Ma la conclusione della Cassazione, secondo il gip, “era erronea, e vien da chiedersi perché considerazioni logiche e ragionevoli quali quelle dei consulenti di Giacomina Martinelli”, sorella della vittima, non fossero emerse già al momento delle prime indagini.

“Ciò, tuttavia – evidenzia infine il giudice – non costituisce elemento probatorio spendibile nei confronti di Ciaccia, ovvero suscettibile di approfondimenti in sede dibattimentale”.

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Redazione Redazione Eventi e News