Bruxelles propone il Patto per gli Oceani: più aree protette, una flotta di droni e una rete di ambasciatori
Bruxelles – Sei pilastri d’azione per tutelare gli oceani e la prosperità economica e sociale a loro collegati. Il Patto europeo per gli Oceani – annunciato per la prima volta negli orientamenti politici dello scorso anno dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e richiesto dal Consiglio europeo nelle sue conclusioni del 20 marzo – è arrivato oggi (5 giugno).
Dalla protezione degli oceani alla competitività economia, dalla ricerca scientifica al sostegno delle comunità costiere, dal monitoraggio – anche con una flotta europea di droni all’avanguardia – alla diplomazia oceanica dell’Ue sulla scena globale, il Patto punta a promuovere “una fiorente economia blu e sostenere il benessere delle persone che vivono nelle zone costiere”. Allo stesso tempo, riunisce in un unico quadro di riferimento le iniziative politiche Ue sull’oceano formulate nel corso del tempo dalla Commissione e mira a garantire coordinamento e coerenza delle politiche.
“L’oceano rappresenta oltre il 70 per cento della superficie terrestre, l’80 per cento della biodiversità globale, oltre il 50 per cento dell’ossigeno prodotto sul nostro pianeta, il 74 per cento del commercio estero dell’Ue effettuato tramite trasporto marittimo, il 99 per cento del traffico internet globale tramite cavi sottomarini e, ultimo ma non meno importante, l’oceano rappresenta 5 milioni di posti di lavoro nell’Ue: ecco il perché di un Patto europeo per gli oceani”, ha dichiarato in conferenza stampa il commissario europeo alla Pesca e agli Oceani, Costas Kadis.
Da qui i 6 pilastri del documento. Innanzitutto, ci sono la protezione e il ripristino della salute degli oceani. In questo campo, la Commissione “sosterremo gli Stati membri nella pianificazione e nell’attuazione di misure per proteggere e ripristinare gli habitat costieri e marini degradati”. Le azioni vanno dall’incoraggiamento degli Stati membri nella designazione e gestione delle aree marine protette alla garanzia dell’attuazione della legislazione ambientale vigente – come la direttiva Habitat e il regolamento sul ripristino della natura -, dalla revisione della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino al contributo alla creazione di nuovi modelli imprenditoriali rigenerativi per le comunità costiere, ad esempio lavorando sulle riserve di carbonio blu.

In secondo luogo, Bruxelles punta al rafforzamento della competitività dell’economia blu sostenibile dell’Ue. “Oltre alla valutazione in corso della politica comune della pesca e alla sua possibile revisione, presenteremo” l’anno prossimo “una visione per la pesca e l’acquacoltura per il 2040, con particolare attenzione ai pescatori artigianali”, ha spiegato Kadis. Inoltre, l’esecutivo Ue sosterrà l’attuazione di tecnologie per l’energia eolica offshore e oceanica e proporrà alcune strategie: una marittima industriale e una portuale per rafforzare l’industria marittima dell’Ue, una per il turismo sostenibile, una di rinnovamento generazionale blu per l’accesso di giovani professionisti nella ricerca marina, nelle tecniche oceaniche e nella pesca sostenibile.
Il terzo pilastro è quello che riguarda il supporto alle comunità costiere, insulari e alle regioni ultraperiferiche. Come ricordato dal vice presidente esecutivo della Commissione a Coesione e Riforme, Raffaele Fitto, “il 40 per cento degli europei vive entro 50 km dal mare” e “le comunità costiere sono la spina dorsale della nostra società e della nostra economia”. Dunque, “presenteremo una strategia specifica per lo sviluppo e la resilienza delle comunità costiere dell’Ue, una nuova strategia per le isole dell’Ue e consulteremo le parti interessate al fine di elaborare una strategia aggiornata per le regioni ultraperiferiche”, ha illustrato Kadis.
Il quarto elemento del Patto è la promozione di ricerca, conoscenza, competenze e innovazioni oceaniche per “migliorare le nostre conoscenze sugli oceani”, ha puntualizzato Kadis. Nello specifico, l’iniziativa sarà sostenuta da una strategia per la ricerca e l’innovazione oceanica e alimenterà il Gemello digitale europeo dell’oceano – un progetto innovativo per creare un modello virtuale degli oceani. In più, per sensibilizzare sull’importanza dell’oceano, la Commissione istituirà una rete europea di giovani ambasciatori per l’oceano.
Per quanto riguarda l’aspetto della sicurezza e della difesa marittima – che “è estremamente importante, dato l’attuale contesto geopolitico e considerando che i nostri mari ospitano infrastrutture inestimabili, indispensabili per il benessere dei cittadini europei” – “lavoreremo per rafforzare la cooperazione tra la Guardia costiera e la marina dell’Ue e la sicurezza delle frontiere marittime per affrontare questioni come gli attacchi alle infrastrutture sottomarine, le minacce informatiche e i rischi posti dalla flotta ombra”. In questo contesto, sarà adottata una strategia coordinata per la rimozione degli ordigni inesplosi dalle acque europee, a partire dal Baltico e dal Mare del Nord. E “saranno effettuati investimenti in una flotta europea pionieristica di droni aerei” che sfrutteranno tecnologie come l’intelligenza artificiale e sensori avanzati per il monitoraggio in tempo reale delle attività marittime, rafforzando così le capacità di sorveglianza marittima dell’Ue.
Ultimo punto è quello della diplomazia oceanica dell’Ue e della governance internazionale degli oceani “per promuovere gli obiettivi e gli interessi oceanici dell’Ue sulla scena internazionale” come la ratifica e l’attuazione del Trattato sulla biodiversità al di là della giurisdizione nazionale. E “intensificheremo la lotta contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (Inn) attraverso l’attuazione obbligatoria di IT CATCH, il sistema di certificazione digitale delle catture Inn, a partire da gennaio 2026”, ha specificato il commissario cipriota.
Infine, l’aspetto dell’attuazione e del monitoraggio. “Siamo intenzionati a presentare un Ocean Act entro il 2027″ che “garantirà che gli obiettivi esistenti legati all’oceano siano identificabili sotto un unico tetto e ne faciliterà l’attuazione coerente ed efficace, riducendo al contempo gli oneri amministrativi”. Mentre per la verifica dello stato di attuazione, la Commissione prevede la creazione di un Ocean Board che riunisca le parti interessate del settore e le Ong e di un pannello di controllo per monitorare i progressi e garantire che le promesse del Patto non rimangano solo un pezzo di carta.
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