Calzaturiero italiano ancora in rosso: nel Q1 fatturato a -7%
Il settore calzaturiero permane in una fase di difficoltà. Secondo i dati elaborati dall’ultimo report del Centro Studi Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici, nel primo trimestre 2025 il comparto ha registrato una flessione del fatturato del 7%, anche se l’export ha guadagnato un segno positivo del 2,5% in quantità, contenendo la frenata pari al -4,1% in valore.
Nello specifico, le esportazioni nel primo trimestre si sono attestate a 3,04 miliardi di euro per 53,2 milioni di paia, con i prezzi medi che si sono contratti del -6,5% a 57,07 euro/paio. Come già lo scorso anno, sui mercati dell’Unione Europea (+0,8% in valore e +6,4% in quantità) sono stati conseguiti risultati migliori rispetto alle destinazioni extra-Ue.
Con una lente sull’Unione Europea, spicca il recupero della Germania (+15,5% in valore e +17% in paia), che lo scorso anno nel primo trimestre aveva sperimentato cali superiori al 10%, e si consolida in quantità (+4,6%) l’export verso la Francia (in cui sono compresi anche i flussi di rientro dei beni che le griffe l’Oltralpe fanno realizzare in Italia), che segna al tempo stesso una contrazione del 6,9% in valore (restando comunque saldamente al primo posto tra le destinazioni). Fuori dai confini dell’Unione prosegue stabile la Svizzera, considerando il minor utilizzo, da parte delle multinazionali del lusso, dei suoi hub logistici a favore di spedizioni dirette ai mercati finali di destinazione.
Parallelamente, segnano un forte rallentamento tutti i principali sbocchi del Far East: la Cina cede per un -17,9% in volume (-27,5% in valore), Hong Kong registra un -14,3%, la Sud Corea un -18,1%, il Giappone un -33,5% (con un -13,6% in valore). Complessivamente, l’Estremo Oriente perde una percentuale pari al 22,6% in quantità e al 25,3% in valore.
Trova invece conferma il buon momento degli Emirati Arabi (+16,8% in valore e +33,5% in volume) e della Turchia (+21% a valore). Arretramenti invece pari a -8,5% in valore per la Russia e del -4,2% per l’Ucraina. Rallenta il Kazakistan (-2% in valore), dopo l’evoluzione decisamente favorevole degli anni recenti.
Gli Stati Uniti, pur tenendo in valore (+2,2%) calano nei volumi (-10,6%), a causa delle politiche commerciali e dalla svalutazione lieve del dollaro.
Analizzando il dettaglio territoriale, tra le prime cinque regioni esportatrici la Lombardia si conferma in cima alla graduatoria, con un segno positivo nelle vendite estere (+5,9%), mentre arretrano Veneto (-10,6%) e Toscana (-20,1%, con -24% per Firenze). Un po’ meno impattante la flessione per le Marche (-6,9%, con Fermo -12,1%, Ascoli Piceno -6,3% e Macerata in controtendenza, +1,2%). l’Emilia-Romagna (-12,3%, con un -8,4% a Forlì-Cesena), come pure le due regioni a maggior presenza calzaturiera: Puglia (-5,7%) e Campania (-20,9%).
E ancora, i consumi delle famiglie sono in linea con l’inflazione (-1,2% in spesa e -2,1% in quantità), dovuta all’aumento dei costi energetici. Mentre la congiuntura poco positiva conferma un saldo stabile nella demografia delle imprese (-0,6% da fine dicembre scorso) e nei livelli occupazionali, con un -0,8 per cento.
In merito infine ai consumi interni, un segno positivo negli acquisti delle famiglie si osserva, come già in passato, per “sportive e sneakers” (+1% in volume e +1,7% in spesa), mentre perdono posizioni le scarpe da uomo (-4,8% in paia) e le calzature destinate alla clientela femminile e quelle da bambino (-3% in quantità).
“Non si registrano miglioramenti significativi nel panorama economico e geopolitico internazionale, segnali di tenuta ma ancora tiepida la ripresa”, evidenzia Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici.
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