Caporalato, Loro Piana: “Eravamo all’oscuro. Ora disposti a collaborare”

Loro Piana “condanna fermamente qualsiasi pratica illegale e ribadisce il proprio continuo impegno nella tutela dei diritti umani e del rispetto di tutte le normative vigenti lungo l’intera filiera produttiva, esprime la propria totale disponibilità a collaborare con le autorità competenti in merito alla vicenda e intende fornire il massimo supporto per eventuali ulteriori indagini”. È questa la risposta arrivata dal marchio di casa Lvmh, posta sotto amministrazione giudiziaria per un anno dal Tribunale di Milano con l’accusa di aver indirettamente subappaltato la propria produzione a imprese di proprietà cinese accusate di sfruttamento dei lavoratori.
La maison si è dichiarata all’oscuro dell’esistenza dei sub-fornitori “non dichiarati e non autorizzati” (di cui, “in violazione degli obblighi legali e contrattuali”, non era stata informata) fino al 20 maggio 2025, quando sarebbe stata messa al corrente della situazione e avrebbe interrotto i rapporti col fornitore al centro dell’inchiesta sullo sfruttamento di manodopera “in meno di 24 ore”.
Secondo quanto emerso dalle indagini, infatti, la produzione dei capi Loro Piana era affidata alla Evergreen Fashion Group srl che, però, riportava il Corriere della Sera, non avendo alcun reparto produttivo, “subappaltava la produzione alla Sor-Man snc di Nova Milanese; la quale a sua volta, non avendo adeguata capacità produttiva, faceva realizzare i capi di abbigliamento agli opifici cinesi Clover Moda srl (a Baranzate) e Dai Meiying (a Senago); questi ultimi, tuttavia, impiegavano ‘in nero’ operai asiatici per lo più in stato di clandestinità, in ambienti di lavoro insalubri e pericolosi, alloggiati in dormitori abusivi, sottoposti anche di notte o nei festivi (come dimostrato dalla rilevazione dei picchi dei consumi energetici) a turni lavorativi di gran lunga superiori a quelli contrattualmente previsti e pagati di gran lunga meno dei minimi tabellari, alle prese con macchinari senza dispositivi di sicurezza, senza sorveglianza sanitaria, senza corsi minimi di formazione”.
La parent company Lvmh ha dichiarato che “alla luce dei recenti casi giudiziari che hanno coinvolto due filiali di Lvmh (la precedente era stata Manifactures Dior, ndr), in cui i lavoratori della catena di fornitura sarebbero stati presumibilmente sfruttati, il gruppo sta rivalutando le sue catene di fornitura in tutte le filiali”. Allo studio ci sarebbe, infatti, una “tecnologia di tracciabilità per i suoi marchi”.
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