Carceri, penalisti contro Gratteri: “Sui suicidi parole superficiali”

Agosto 22, 2025 - 22:00
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Carceri, penalisti contro Gratteri: “Sui suicidi parole superficiali”

I suicidi nelle carceri italiane sarebbero determinati dal fatto che i detenuti “di alto spessore” sono soliti dare ordini “ai più deboli”, come ad esempio “l’ambasciata all’esterno”, “il trasporto di un cellulare”, “la custodia di un’arma”. Ciò determina che i detenuti “più fragili”, non avendo via d’uscita, si sentono “schiacciati”: rischiano infatti di incappare in “infrazioni disciplinari” se vengono scoperti o di mettere a repentaglio la propria “incolumità personale” se si rifiutano di obbedire ai boss. A dirlo è Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, in una intervista a tutto campo rilasciata questa settimana al quotidiano La Repubblica.

La singolare teoria del procuratore calabrese ha scatenato ieri la reazione delle Camere penali le quali hanno stigmatizzato il fatto che una “questione grave e seria come quella dei suicidi in carcere venga affrontata con tanta superficialità”. Per il presidente dell’Unione camere penali, l’avvocato romano Francesco Petrelli, “quella poco credibile interpretazione dei fatti secondo cui sarebbero le angherie dei boss causa del drammatico fenomeno costituirebbe materia di reato su cui indagare e non su cui costruire fumose teorie criminologiche, magari ricche dell’appeal mediatico necessario a un personaggio televisivo, ma atte a nascondere le reali e tragiche cause ambientali di quella diffusa disperazione che conduce al suicidio, che sono invece sotto gli occhi di tutti”.

I suicidi in carcere, a dispetto delle teorie di Gratteri, sono determinati dal sovraffollamento e dalla presenza fra i reclusi di tantissime persone affette da problemi psichiatrici. Un elemento che ha trasformato ultimamente le carceri nei nuovi manicomi. Secondo gli ultimi dati disponibili, circa il 20 per cento della popolazione carceraria è affetta da turbe psichiche che rendono incompatibile la loro detenzione dietro le sbarre. Analizzando poi le statistiche dei suicidi, è emerso che molti di essi avvengano a pochi giorni dalla libertà. L’incognita del “dopo” determina spesso una angoscia difficile da superare, non esistendo programmi di reinserimento sociale dei detenuti degni di questo nome.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, da parte sua, parlando dei suicidi in carcere non perde occasione per dire che si tratta di una ‘“questione irrisolvibile”. Senza, ovviamente, ricordare il penoso stato in cui versano le prigioni italiane, quasi sempre ospitate in stabili fatiscenti e nati per tutt’altro. Come Regina Coeli a Roma, un ex convento del 1600 adattato a prigione durante il Regno d’Italia, oggetto di una visita a Ferragosto da parte del deputato di Italia viva Roberto Giachetti.

Tornando comunque a Gratteri, in molti hanno notato in questi ultimi giorni un certo suo attivismo politico, forse in vista dell’avvio del programma divulgativo sulle mafie che condurrà dal mese prossimo su La7. Nei suoi recenti interventi, Gratteri ha dichiarato di essersi “ricreduto” sul governo di destra per aver varato riforme come quella dell’abolizione del reato di abuso d’ufficio o delle intercettazioni e di essere pronto ad intervenire sulla Corte dei Conti. Parole che certamente non faranno piacere al centrodestra. Se Gratteri è diventato procuratore di Napoli e non è tornato a fare il sostituto a Catanzaro lo deve infatti esclusivamente ai laici di centrodestra del Consiglio superiore della magistratura che hanno votato in maniera compatta per lui.

Nonostante ciò, dalle parti di Fratelli d’Italia la stima per Gratteri è sempre ai massimi livelli. “Solidarietà al procuratore Nicola Gratteri troppo spesso bersaglio immotivato di attacchi strumentali”, ha scritto Andrea Delmastro, meloniano sottosegretario alla Giustizia. “Se il 41 bis esiste così com’è, lo si deve ad Andrea Delmastro”, ha prontamente replicato Gratteri. “Al ministero della Giustizia – ha aggiunto il procuratore di Napoli – è quello che più di tutti sta insistendo sulla gestione del 41 bis”. Il sottosegretario alla Giustizia, come si ricorderà, era finito al centro di una bufera mediatica dopo alcune parole pronunciate in occasione dell’inaugurazione di un nuovo mezzo in dotazione alla polizia penitenziaria. “È per il sottoscritto un’intima gioia l’idea di veder sfilare questo potente mezzo che dà prestigio, con sopra il Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria e far sapere ai cittadini come noi sappiamo trattare e incalziamo chi sta dietro quel vetro e non lo lasciamo respirare”, aveva detto riferendosi ai mafiosi in regime di 41 bis.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia