Casalasco: fatturato 2024 scende a 605 mln, 100% energia da rinnovabili

Milano, 21 lug. (askanews) – Casalasco, gruppo agroalimentare di trasformazione del pomodoro da industria, ha registrato nel 2024 un fatturato di 605 milioni di euro, in calo rispetto ai 630 milioni dell’anno prima (-3,9%). Dietro questa contrazione del fatturato c’è la riduzione del 30% della produzione di pomodoro: la raccolta nel Nord Italia, spiega l’azienda, è stata penalizzata da una situazione climatica avversa che ne ha compromesso la resa. Nei suoi cinque stabilimenti produttivi, infatti, Casalasco ha una capacità massima di trasformazione di oltre 800 mila tonnellate di pomodoro fresco che viene conferito da 800 aziende agricole attraverso il Consorzio Casalasco del pomodoro. Nel settore del pomodoro, lo scorso anno la produzione si è fermata a 549.978 tonnellate di pomodoro, per un valore di 82,7 milioni di euro. Tutto il pomodoro trasformato è 100% italiano, specifica l’azienda, proveniente da una filiera controllata, con sementi non ogm e il marchio Qc, qualità controllata.
Dal bilancio di sostenibilità 2024, che consolida anche i dati delle controllate Emiliana Conserve, Sac, Pomì Usa e De Martino, tra principali risultati conseguiti emerge l’utilizzo del 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili in tutti i siti produttivi e magazzini del gruppo, e la destinazione al recupero del 98% dei rifiuti.
Gli investimenti in efficienza energetica e trattamento delle acque sono continuati, con l’avvio del nuovo impianto di depurazione da 420.000 AE presso il sito di Rivarolo del Re. Per quanto riguarda il packaging, gli imballi per la passata Pomì destinata al mercato italiano sono plant based, cioè costituiti dal 78 % di materiale vegetale certificato secondo standard ambientali, etici e sociali. Per quel che riguarda il sistema di gestione ambientale dei siti produttivi, l’80% degli stabilimenti è già certificato UNI EN ISO 14001:2015 l’obiettivo è di arrivare al 100% entro il 2026.
“Il 2024 è stato per noi un anno di sfide, trasformazioni e importanti progressi. Abbiamo gettato le basi per una nuova fase di crescita, rafforzando al contempo il nostro impegno verso uno sviluppo ancora più sostenibile e responsabile – ha commentato Costantino Vaia, amministratore delegato del gruppo Casalasco – Ogni passo avanti, dall’ingresso di FSI nel capitale all’ampliamento del portafoglio brand, è stato accompagnato da obiettivi ambientali, sociali e di governance sempre più ambiziosi, in linea con gli impegni presi verso i nostri stakeholder, le comunità in cui operiamo e tutte le persone impegnate lungo la filiera, che con passione e dedizione contribuiscono ogni giorno alla costruzione del nostro futuro”
Nel 2024, inoltre, Casalasco ha rafforzato ulteriormente il proprio modello di filiera integrata, promuovendo pratiche agricole rigenerative e a basso impatto ambientale grazie all’adesione al programma Carbon Farming, sviluppato con la Facoltà di Agraria dell’Università di Piacenza. Nel secondo semestre dello stesso anno è stata inaugurata una nuova filiera dedicata al basilico. Questi sforzi rientrano nel progetto “Filiera sostenibile Casalasco” nell’ambito del Pnrr , di cui Casalasco è capofila, che prevede oltre 40 milioni di euro per ridurre l’impatto ambientale e migliorare la sostenibilità dell’intera catena produttiva.
In termini di sostenibilità ambientale e innovazione, il Consorzio continua a implementare la tecnologia MVR (Mechanical vapour recompression) per ridurre il consumo di gas metano e le emissioni climalteranti. È stato anche aumentato l’uso di seminiere riutilizzabili in polipropilene, con 9.500 unità già in uso e un obiettivo di 70.000 pezzi entro il 2025, che permettono attualmente un risparmio del 66% di CO2 equivalente rispetto alle versioni tradizionali in polistirolo. Inoltre, sono stati piantati 3.125 alberi, con l’obiettivo di raggiungere i 3.500 entro il prossimo anno.
Nel 2024, il numero complessivo dei dipendenti ha raggiunto 2.037 unità, includendo anche i lavoratori stagionali impiegati durante la campagna di raccolta, pari a 1.200 unità lavorative annue. La forza lavoro si conferma equamente distribuita per genere con il 45% di donne e il 55% di uomini e una presenza multietnica rappresentata dal 32% dei dipendenti proveniente da 66 nazionalità diverse.
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