Demenza senile: suonare uno strumento musicale allontana il rischio

Lug 16, 2025 - 13:30
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Demenza senile: suonare uno strumento musicale allontana il rischio

Vuoi mantenere il cervello giovane e allontanare il rischio della demenza senile che sembra colpire un numero sempre più alto di anziani? Impara a suonare uno strumento musicale ed esercita la tua passione con costanza e dedizione. Saper suonare uno strumento potrebbe essere dunque più che un’arte; ma addirittura la chiave per una longevità attiva del cervello. Lo dice la scienza.

Lo studio americano

Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Plos Biology l’allenamento musicale a lungo termine avrebbe l’effetto di migliorare la riserva cognitiva, attenuando il declino della percezione del linguaggio legato all’età. E la prova è nel cervello dei musicisti anziani. «In questo studio, abbiamo misurato l’attività cerebrale utilizzando la risonanza magnetica funzionale durante un compito di parlato nel rumore e abbiamo valutato se la riserva cognitiva accumulata dall’allenamento musicale a lungo termine rafforza o trattiene l’aumento dell’attività neurale correlato all’età – hanno dichiarato i ricercatori dell’MIT -. I musicisti più anziani hanno mostrato una minore sovra regolazione della connettività funzionale indotta dal compito rispetto ai non musicisti più anziani nelle regioni dorsali uditive, il che ha predetto migliori prestazioni comportamentali nei musicisti più anziani. Inoltre, i musicisti più anziani hanno dimostrato modelli spaziali di connettività funzionale più simili a quelli giovanili, rispetto ai non musicisti più anziani».

I dati dell’Istituto Superiore di Sanità sul declino cognitivo

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia sono circa due milioni le persone con demenza o con una forma di declino cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment, MCI). La prevalenza di MCI è stimata attorno al 5,9% delle persone di età superiore a 60 anni. Inoltre, la demenza è considerata una patologia cronica degenerativa in costante aumento nella popolazione generale, con una prevalenza di circa l’8% negli ultrasessantacinquenni e oltre il 20% dopo gli ottanta anni.

 Il declino naturale delle funzioni sensoriali e cognitive

L’invecchiamento normale è tipicamente associato a un declino delle funzioni sensoriali e cognitive. Gli esperti che firmano la ricerca, Claude Alain della Baycrest Academy for Research and Education (Canada) e Yi Du della Chinese Academy of Sciences, spiegano che questi cambiamenti nella percezione e nella cognizione legati all’età sono spesso accompagnati da un aumento dell’attività neurale e della connettività funzionale in reti neurali ampiamente distribuite.

Cosa accade nel cervello dei musicisti anziani (e non solo)

Secondo lo studio,  il reclutamento dell’attività neurale e il rafforzamento della connettività funzionale riflette invece una strategia compensatoria impiegata dagli anziani per mantenere prestazioni cognitive ottimali. In tutto ciò come si inserisce l’effetto benefico dell’educazione musicale? Per gli esperti, scelte di vita positive, come coltivare la capacità musicale, ma anche avere livelli di istruzione più elevati ed avere la padronanza di due lingue, contribuisce a conservare  la riserva cognitiva e cerebrale. Questa riserva rappresenta quindi l’accumulo di risorse cognitive e neurali fatte prima dell’insorgenza dei cambiamenti cerebrali legati all’età.

Confronto tra musicisti e non musicisti

Questo si traduce in una minore incidenza di declino cognitivo e demenza tra i musicisti rispetto ai loro coetanei non musicisti. In pratica l’educazione musicale non solo arricchisce la vita culturale e sociale, ma potrebbe anche essere una potente arma contro il declino cognitivo. I musicisti anziani, grazie alla loro lunga pratica, sembrano avere un cervello più resiliente rispetto ai loro coetanei non musicisti. Questo studio offre una nuova prospettiva su come mantenere il cervello giovane e sottolinea l’importanza di scelte di vita positive per un invecchiamento sano. In questo studio tutti i soggetti presi in esame sono stati raggruppati indipendentemente dal tipo di formazione musicale (voce, pianoforte, violino, chitarra etc) Poiché diverse modalità di allenamento coinvolgono reti sensomotorie distinte, è evidente che gli studi saranno approfonditi. Infatti, se il canto coinvolge principalmente il controllo articolatorio, l’esecuzione pianistica recluta invece i circuiti motori delle dita. I ricercatori dunque in futuro confronteranno gli anziani con competenze tipo-specifiche per chiarire come diverse forme di allenamento musicale contribuiscano alla riserva cognitiva.

L'articolo Demenza senile: suonare uno strumento musicale allontana il rischio proviene da Quotidiano della salute.

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Redazione Redazione Eventi e News