DNA di un antico egizio svela il suo mestiere dopo 5000 anni
Un uomo vissuto quasi cinquemila anni fa, in un'epoca in cui sorgevano le prime piramidi, ha finalmente raccontato la sua storia, non attraverso geroglifici o reperti, ma grazie al suo DNA. Le analisi condotte sulle sue spoglie hanno rivelato indizi sorprendenti sulla sua vita quotidiana e sul suo lavoro, offrendo uno spaccato incredibilmente dettagliato di un passato lontanissimo. Le sue ossa, infatti, portano i segni inequivocabili di una vita di duro lavoro. I ricercatori hanno notato uno sviluppo anomalo delle ossa ischiatiche, chiari indizi di ampi movimenti ripetitivi delle braccia e, soprattutto, una forte artrite localizzata unicamente nel piede destro.
Questo specifico quadro clinico ha condotto gli studiosi a un'ipotesi: l'uomo era probabilmente un vasaio. L'artrite al piede destro sarebbe compatibile con l'uso prolungato del tornio da vasaio, una tecnologia che si stava diffondendo in Egitto proprio nel periodo in cui egli visse, tra il 2855 e il 2570 a.C. Si tratta di un traguardo fondamentale per l'egittologia, raggiunto grazie a un dente conservato per oltre un secolo in un museo. Il corpo fu scavato intorno al 1902 a Nuwayrat, un villaggio a circa 265 chilometri a sud del Cairo, ma solo oggi la tecnologia ha permesso di estrarne il genoma completo.
Questa scoperta rappresenta un passo da gigante, considerando che i precedenti tentativi di analisi genetica su resti egizi, a partire da una prima parziale estrazione nel 1985, si erano sempre scontrati con il pessimo stato di conservazione del DNA. La fortuna, in questo caso, è stata la pratica di sepoltura: l'uomo non fu mummificato, un processo che all'epoca non era ancora standardizzato e che, paradossalmente, danneggia gravemente il materiale genetico. L'assenza di trattamenti chimici ha preservato il suo codice biologico quasi intatto.
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