E nel 1975 Bruce Springsteen diventò l’unico Boss degli USA

E Springsteen… diventò Springsteen, diventò il Boss! Ho già scritto tante volte che il mio Bruce preferito resta quello di The wild, il suo secondo album, ma molto probabilmente se avesse seguito quella strada non sarebbe diventato quello che è oggi: tanto per usare un paragone che spesso gli veniva affibbiato, sarebbe forse diventato un Van Morrison, osannato dalla critica ma non un riempitore di stadi. Ed invece scelse di abbreviare un po’ le canzoni e di rendere più diretto e comprensibile il suo mondo fatto di solitudine, di disillusione dal sogno americano, di corse in macchina nella notte a inseguire la Promised Land. Con questa premessa non voglio sminuire la qualità del disco – siamo davanti a un capolavoro del rock – ma solo spiegarne le caratteristiche. Pare che la Columbia gli avesse detto che sapevano benissimo che era molto bravo, tanto che gli avrebbero dato un budget molto sostanzioso per il terzo disco, ma che se non avesse funzionato si sarebbero dedicati al suo compagno di scuderia Billy Joel. Funzionò eccome, anche se poi, per beghe legali, avrebbe dovuto aspettare tre anni per dargli un seguito in studio.
Curiosità: nel 1980 la New Jersey State Assembly approvò una risoluzione che nominava la canzone Born to run “inno rock non ufficiale della gioventù del New Jersey”. Ma anche lì vige una sorta di bicameralismo, ed il Senato la bocciò per i versi che parlano del sogno di andarsene.
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