E’ una tradizione antica: in Cina ci si protegge dal sole così, a costo zero

Mentre da noi si moltiplicano cappelli di paglia oversize, occhiali schermati e tessuti tecnici, in Cina c’è chi torna a una soluzione molto più semplice.
È bastato un video, girato nella provincia di Sichuan, per riportare all’attenzione un gesto antico, usato da generazioni di contadini e viaggiatori: infilarsi una foglia di loto in testa e andare avanti, senza troppi accessori. Nessuna invenzione, solo un modo immediato per schermarsi dal sole usando quello che offre la natura. Un ragazzo in bici, foglia forata all’altezza degli occhi, e tutto il web ha iniziato a parlarne.
Chi lavora con l’abbigliamento sa quanto certi gesti culturali abbiano un impatto. La foglia di loto è una parte viva del paesaggio. Cresce in laghi e stagni, è ampia, flessibile, trattiene umidità. In certe regioni è sempre stata una protezione spontanea contro il calore. Non ha bisogno di essere progettata, non inquina, e funziona. Il fatto che oggi, in mezzo a visiere e spray protettivi, si torni a guardare a lei, dice qualcosa anche sul nostro rapporto con i materiali e sulla voglia di semplicità, soprattutto in estate.
Foglie di loto in testa contro il sole: una pratica antica tornata virale
Le foglie di loto, in molte zone dell’Asia, sono sempre state lì. Chi lavora nei campi o nei pressi dell’acqua le conosce bene, sa come usarle, quando raccoglierle e quanto durano una volta staccate. Non servono corde o cuciture. Basta il gambo piegato nella giusta posizione per tenerla in equilibrio sulla testa. Non è un copricapo elegante né pensato per durare. È una soluzione pratica, utile per spostarsi nelle ore centrali della giornata quando il sole è alto e l’aria non si muove.
La loro struttura fa il resto. Le foglie sono ampie, a volte larghissime, e riescono a creare una zona d’ombra più estesa rispetto a un cappello classico. La superficie trattiene l’umidità dell’ambiente e rilascia una sensazione di fresco immediato. E poi c’è la traspirabilità. Non stringono, non fanno sudare la testa, non alterano la temperatura. In ambienti caldi e umidi fanno la differenza, soprattutto per chi resta esposto al sole per ore.
L’interesse recente è nato quasi per caso, come spesso accade. Alcuni ragazzi in bicicletta hanno ripreso questa abitudine, aggiungendo un dettaglio: due fori all’altezza degli occhi per non perdere visibilità. Le immagini sono finite online e in poco tempo hanno attirato l’attenzione anche fuori dai confini della Cina. È un ritorno a qualcosa che funziona e che non lascia scorie. A differenza delle creme solari, che spesso contengono filtri chimici dannosi per mari e fiumi, la foglia, una volta usata, si decompone da sola.
Ovviamente non va idealizzata. Gli esperti ricordano che non protegge dai raggi UV in modo scientifico. Non è una barriera totale, né una soluzione sostitutiva ai prodotti pensati per la pelle. Ma è un’aggiunta. Un modo per limitare l’esposizione diretta, per coprire viso e nuca, per spostarsi in modo più comodo quando fa caldo.
Nei video e nelle foto diffusi online sembra quasi un accessorio pensato da qualche stilista con la passione per il design organico. Eppure non lo è. È qualcosa che esisteva da secoli, che non aveva bisogno di essere reinventato. E forse anche per questo torna a circolare, in un’epoca in cui molti guardano alla sostenibilità non come slogan ma come abitudine concreta.
E quando la natura offre una soluzione così diretta, forse vale la pena fermarsi un attimo prima di cercare l’alternativa più complessa. Anche solo per capire da dove arriviamo, e cosa possiamo ancora usare, senza sprechi.
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