Fondazione Magnani Rocca, il parco romantico torna a splendere

Lug 10, 2025 - 15:30
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Fondazione Magnani Rocca, il parco romantico torna a splendere
Fondazione Magnani Rocca

Concluso il grande lavoro di restauro del parco romantico della Fondazione Magnani Rocca, la celebre Villa a pochi passi da Parma: interventi e rivisitazioni dal punto di vista paesaggistico e agronomico 

La Fondazione Magnani Rocca, storica Villa dei Capolavori sita nella campagna parmense, ha terminato il progetto di restauro del parco romantico, riportando il giardino al suo antico splendore.

Al suo interno convivono tre differenti modelli di giardino: all’italiana, all’inglese e contemporaneo, oltre 900 alberi appartenenti a 37 specie botaniche distinte e tre alberi monumentali, tra cui un Cedro del Libano (Cedrus Libani), una rara Sequoia (Sequoia sempervirens) e un Platano (Platanus hybrida), iscritti all’Elenco degli Alberi Monumentali Nazionali.

Tre secoli di arte del giardino custoditi e gelosamente protetti in unico luogo -fenomeno più unico che raro anche a livello europeo – cornice di una delle collezioni d’arte più importanti del nostro continente. Da Monet a Renoir, da Cézanne a Goya, Tiziano, Van Dyck e De Chirico, fino a una raccolta di cinquanta Morandi.

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Realizzato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il progetto porta la firma dell’agronoma paesaggista Elisa Marmiroli dello studio Arbora e degli architetti associati Alberto Bordi, progettista e direttore dei lavori, Sauro Rossi e Marco Zarotti, con la consulenza dello storico Carlo Mambriani.

Un intervento finanziato dall’Unione europea – Next Generation Eu, che rientra nella Missione 1 Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo e mira a valorizzare l’identità storica e paesaggistica di questo spazio verde.

12 ettari di parco restaurato, più grande intervento paesaggistico dell’Emilia-Romagna, con la creazione di nuove collezioni botaniche di Osmanthus, Viburnum, Cornus, Hydrangea, Magnolia e Iris, l’introduzione di 8.000 piante e oltre 100 nuove specie, la cura e il censimento dei tre alberi monumentali, la riqualificazione del biolago e la valorizzazione delle caratteristiche storico-artistiche del parco.

Il parco è ora più accessibile e fruibile, con percorsi adatti a tutte le età, e offre spazi per momenti di relax e socialità. Alla cerimonia di inaugurazione del parco, Marmiroli ci ha descritto gli interventi realizzati, in un racconto carico di emozione e soddisfazione.

Gli interventi di restauro del parco romantico

Innanzi al restauro, la maggior parte delle aree del parco risultava incolta e completamente inaccessibile e ciò rendeva l’esperienza di visita discontinua e poco soddisfacente.

Abbiamo deciso, quindi, di intervenire su tre livelli – racconta Marmiroligestendo, dapprima, il patrimonio delle piante presenti, poi immaginando di disegnare nuovi paesaggi per creare, infine, un’esperienza di fruizione che potesse essere immersiva, accogliente e, non per ultimo, estetica“.

Come sempre accade durante un intervento di questo tipo, riqualificare significa ancora prima saper ascoltare e imparare a conoscere ciò che già esisteva e abitava il suolo, per poterlo conservare e farlo convivere con il nuovo.

Non sorprende, dunque, che il primo passo sia stato proprio lo studio, il censimento, nonché un’analisi approfondita del popolo più longevo del parco, gli alberi.

Tramite il Tree climbing e affiancati da professionisti specializzati – continua Marmirolisiamo riusciti, partendo dallo screening del legno, a esaminare le loro condizioni di salute senza apportare alcun danno alle piante. Dove necessario, siamo poi intervenuti con delle potature, a cui ha fatto seguito un’indagine sulle caratteristiche del terreno.

Interessante è stato comprendere e attuare un’analisi botanica del parco, grazie a cui ho scoperto quali specie sono più adatte a essere piantate oggi, soprattutto su un terreno argilloso come quello su cui sorge la fondazione“.

Il secondo livello ha visto la creazione di nuovi paesaggi, con la costruzione di inediti giardini ed ecosistemi, in un costante dialogo fra l’antica storia di questo locus amoenus e la ricerca verso uno spazio più contemporaneo e suggestivo.

“Abbiamo iniziato creando un tunnel verde che, partendo dall’esterno della biglietteria, accoglie il visitatore con una maestosa fioritura di ortensie, simbolo di una natura ricca, da scoprire e da fruire.

Abbiamo poi riqualificato il biolago, con la realizzazione di un sistema di biofiltrazione naturale e fitodepurazione, operazione che ha richiesto diversi mesi di lavoro, nonché il coinvolgimento di professionisti esterni.

Siamo poi intervenuti a sostegno della biodiversità, sia animale che vegetale: in virtù della collaborazione con un naturalista che ci ha raccontato quali sono le specie più importanti del parco, abbiamo sviluppato un importante progetto volto ad arricchire il parco di casette nido e apprestamenti diversi per favorire non solo il passaggio della fauna all’interno del giardino, quanto la loro permanenza“.

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In ultima istanza, è stato creato un giardino contemporaneo, la parte più nuova del progetto, nonché primo esempio in Emilia-Romagna di New Perennial Movement, con piante che seguono i principi del designer Piet Oudolf.

Su 800 metri quadri, sono state seminate più di 6.500 piantine appartenenti a una ventina di specie diverse, con l’obiettivo di dare vita a una fioritura che potesse cambiare ogni giorno dell’anno, seguendo l’andamento delle stagioni.

Infine, l’ultimo tassello che rimaneva da collegare era la costruzione di un’esperienza di visita che abbracciasse insieme i canoni estetici, immersivi e di accoglienza.

Insolite siepi, singolari fioriture e 900 piante di 800 specie diverse hanno concorso nel rendere il giardino bello, interessante, fruibile e soprattutto diverso in ogni stagione dell’anno.

Il parco è stato messo in sicurezza e reso accessibile a tutti, con percorsi adatti a ogni età e possibilità di visite guidate e laboratori didattici.

Cenni storici

Immersa nella campagna di Parma, la celebre villa Magnani Rocca ospita uno dei giardini più belli d’Europa, nonché una delle collezioni d’arte più importanti del Continente.

Il parco conserva l’eredità del generale Filippo Paulucci delle Roncole, che nel 1819 creò il primo giardino formale, ma furono successivamente il figlio Alessandro Anafesto Paulucci e la moglie Marianna Panciatichi Ximenes d’Aragona a trasformarlo, attorno alla metà dell’Ottocento, in un giardino all’inglese.

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Prima naturalista italiana, nonché una fra le prime in Europa, Marianna, ricercatrice appassionata, esperta di molluschi, ornitologa e botanica era una studiosa inserita nei maggiori dibattiti del suo tempo: il darwinismo e il concetto di specie.

Insieme al marito Alessandro, entrambi appassionati di natura e botanica, cominciò a coltivare diverse specie di piante rare ed esotiche, tra cui azalee, ortensie, orchidee, dando vita non solo a un giardino delle delizie, ma a un vero e proprio laboratorio di sperimentazione scientifica.

Qui, fra il 1850 e il 1860, i Paulucci si dedicarono alle piante, le moltiplicarono e le misero in commercio: proprio poco tempo fa, sono stati rinvenuti 6 diversi cataloghi in cui venivano elencati i fiori in vendita e i relativi prezzi.

Fu poi Luigi Magnani negli anni Sessanta del Novecento, che accolse i più grandi nomi della cultura del tempo, a completare il parco con un giardino all’italiana di ispirazione rinascimentale.

Oggi, il nuovo giardino contemporaneo arricchisce ulteriormente questa sintesi, suggerendo un’idea di giardino libero, più vicino alla natura e più attento alle stagioni dell’anno. Protagoniste qui sono le piante perenni e le graminacee.

Il parco è aperto da metà marzo a metà dicembre, con chiusura il lunedì e nei mesi di luglio e agosto anche il martedì, dalle 10 alle 18. Sono disponibili visite guidate e laboratori didattici, ma è anche possibile godere del parco in completa autonomia, passeggiando fra le diverse tipologie di giardino.

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