Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti: «Decreto incompatibile con le regole Ue, incertezza sui costi»

Dicembre 17, 2025 - 13:14
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Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti: «Decreto incompatibile con le regole Ue, incertezza sui costi»

Il decreto del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti relativo al terzo atto aggiuntivo della convenzione tra Mit e società Stretto di Messina per la costruzione del Ponte risulta incompatibile con le regole europee sulla modifica dei contratti in corso di validità. Dopo lo stop arrivato nelle scorse settimane, sono state depositate le motivazioni della sentenza con cui la sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei conti ha bocciato il decreto ministeriale fortemente voluto da Matteo Salvini. La Corte parla di «perplessità» in riferimento all'articolo 72 della direttiva europea 2014/24/Ue, che disciplina la modifica di contratti durante il periodo di validità. Viene sottolineata l'incertezza sul costo complessivo dell'opera: «La valutazione degli aggiornamenti progettuali in misura pari a euro 787.380.000,00, in quanto frutto di un'attività di mera stima, rende possibile il rischio di ulteriori variazioni incrementali, incidenti - in disparte i problemi di reperimento di nuove coperture - sul superamento della soglia del 50 per cento delle variazioni ammissibili, anche in considerazione dei dati offerti dalla stessa Amministrazione», spiegano la magistratura contabile.

Aggiunge inoltre la Corte che «non può non tenersi conto dell'inefficacia del Piano economico finanziario in ragione della sua mancata registrazione e delle ricadute che ciò comporta sulla validità dell'Atto aggiuntivo che ne assorbe i contenuti, modificando in coerenza la convenzione originaria. Conseguentemente, poiché il decreto del Mit «assentisce un accordo i cui contenuti sono conformati ad un Pef che, sebbene approvato, è inefficace – si legge nel testo - non avendo superato il preventivo vaglio di legittimità di questa Sezione, deve concludersi per la non conformità a legge anche del decreto medesimo e disporsene la non ammissione al visto e alla conseguente registrazione».

La magistratura contabile sottolinea anche il fatto che è cambiata la  natura contratto, finanziata da fondi pubblici, mentre in origine era previsto un contributo dei privati pari al 60%. «La possibilità riconosciuta alla concessionaria dall'ordinamento di reperire ulteriori finanziamenti sia sul mercato interno che sui mercati internazionali, appare allo stato assolutamente ipotetica – si legge nelle motivazioni depositate – Infatti, la raccolta sul mercato di ulteriori risorse che, essendo l'opera interamente finanziata, non risulterebbero necessarie alla realizzazione della medesima, appare oggi una mera ipotesi priva non solo di necessità ma, altresì, di qualsiasi legittimazione». E se il progetto in origine prevedeva anche risorse private per il 60%, scrivono i magistrati contabili: «Una simile differenza di finanziamento dell'opera è tale da modificare sostanzialmente la natura del contratto. Infatti, la circostanza che l'opera sia completamente finanziata con fondi pubblici cambia la natura del contratto perché libera la concessionaria dalla necessità di reperire aliunde risorse finanziarie e modifica, conseguentemente, anche il rapporto tra questa e il contraente generale.

Le motivazioni della sentenza della Corte dei conti vengono sollevate dalle forze di opposizione per ribadire la necessità di archiviare l’intero progetto. Dice Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera dei deputati: «Mentre il governo gioca con le tre carte, leva, mette, sposta e rimette risorse pubbliche, la Corte dei conti interviene nuovamente per dichiarare illegittimo il decreto con cui il ministero delle infrastrutture ha approvato le nuove norme per la realizzazione del Ponte sullo stretto. I giudici contabili esprimono preoccupazione proprio per l'incertezza sul costo dell'opera e le difficoltà a reperire le coperture. Ad oggi infatti il ponte è interamente pagato con soldi pubblici mentre in origine si parlava di investimenti privati: cambia così la natura del contratto e non vengono rispettati gli impegni di legge. Assisteremo ora al solito piagnisteo contro i giudici ma la verità è che Salvini non sa nemmeno difendere il suo giocattolo e l'opera si dimostra ogni giorno tanto costosa quanto inutile. A questo punto chiediamo che tutte le risorse vengano usate per una legge di bilancio carente su tutti i fronti dalla sanità alle pensioni, al lavoro».

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia