Francia. Sicurezza: l’illusione del controllo in un mondo che crolla

Maggio 19, 2025 - 21:00
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Francia. Sicurezza: l’illusione del controllo in un mondo che crolla

di Giuseppe Gagliano * –

“Gli dei sono impazziti”. Una battuta amara che si trasforma in diagnosi impietosa per una Francia smarrita, confusa, in bilico tra illusioni globali e catastrofi locali. L’analisi di Jean Daspry – pseudonimo di un alto funzionario francese, esperto di scienze politiche – rompe il velo delle convenzioni e denuncia senza esitazioni il fallimento di una classe dirigente incapace di scegliere tra ciò che è vicino e ciò che è lontano, tra la sicurezza delle città e quella dei confini, tra l’ordine interno e la gloria internazionale.
La Francia, dice Daspry, non è più in grado di garantire neppure le fondamenta del suo contratto sociale: sicurezza, autorità, coesione. I numeri della criminalità, del traffico di stupefacenti, delle violenze urbane, del degrado scolastico e del collasso dell’autorità educativa parlano da soli. Le forze dell’ordine sono delegittimate, la giustizia impotente o ideologizzata, il sistema di sanzioni penali ormai fuori uso. Intanto si moltiplicano le aggressioni contro insegnanti, medici, religiosi e servitori dello Stato. L’antagonismo sociale e culturale ha sfondato le barriere del vivere civile.
Il presidente Macron, descritto come un “camaleonte” tra l’inerzia e la messinscena, si tiene lontano da tutto questo. La scena domestica lo annoia. La banalità del quotidiano non è alla sua altezza. E mentre la spirale di violenza minaccia di soffocare i quartieri popolari, l’Eliseo volge lo sguardo verso l’estero, dove il capo dello Stato può recitare il ruolo del risolutore globale.
Dall’Ucraina alla Palestina, dal Libano al Sudan, dalla Cina all’Indo-Pacifico, la guerra è tornata a essere la lingua del mondo. Ma anziché rafforzare la resilienza interna, Parigi moltiplica le sue missioni esterne. Macron viaggia, propone, annuncia, promette. Firma intese di sicurezza con Varsavia, si presenta come arbitro tra Israele e Iran, corteggia il regime siriano, flirta con il Libano e ammicca al Qatar.
Dietro l’apparato della diplomazia televisiva, che Daspry definisce “la diplomazia della téléréalité”, si cela tuttavia un vuoto strutturale. Il presidente francese sembra muoversi per riflesso mediatico, più che per strategia. La Francia, intanto, accumula frustrazioni: le relazioni con l’Algeria restano bloccate, la politica africana è in declino, le promesse di rilancio europeo non si concretizzano. L’ostinazione a voler giocare da grande potenza internazionale stride con l’incapacità di mettere ordine nel proprio cortile di casa.
Nel maggio 2025, durante un’intervista televisiva fiume, Macron appare come uno spettatore confuso della propria impotenza. L’insicurezza? Evitata. Le priorità? Inesistenti. Le emergenze? Dissolte in un flusso continuo di slogan, appelli e posture. È la strategia del rumore, del buzz, che rifiuta di scegliere, che rincorre tutto e non afferra nulla.
Eppure, conclude Daspry, una scelta sarà inevitabile. Non si può difendere il mondo se si abbandona il proprio popolo. Non si può essere “garanti dell’integrità del territorio”, come recita la Costituzione, se si lascia marcire il tessuto sociale nazionale. La sicurezza non è un campo semantico da alternare a piacimento: è una realtà da affrontare con decisione, lucidità e coraggio. E soprattutto, con un ordine di priorità. Ordine che oggi manca del tutto.

* Con fonte: Jean Daspry, “Sécurité intérieure ou extérieure: il faut choisir!”, Tribune Libre n°185, CF2R, maggio 2025.

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