«I ragazzi hanno bisogno di adulti che testimoniano la speranza cristiana»



Giovedì scorso 21 agosto, la visita dell’Arcivescovo in Argentina è proseguita nella scuola di Nostra Signora di Lujan in Buenos Aires, che attualmente conta circa 900 alunni, dove monsignor Delpini ha incontrato il gruppo direttivo, le catechiste e altri responsabili impegnati in questa realtà.
L’Arcivescovo, come racconta il fidei donum don Mario Peretti, «ha sottolineato l’originalità del cristiano, cioè che ciascuno di noi è unico, è amato, è importante così come è. E che la speranza nostra non è ottimismo, ma è risposta alla promessa di Dio, ed è un’esperienza che inizia già adesso come risposta di Dio a noi, che viviamo la gioia della nostra vocazione».
«Su questo – prosegue don Pedretti – c’è stato un dialogo veramente interessante. L’amministratrice della scuola, ad esempio, ha detto che lavorando in comunione con gli altri educatori in un coinvolgimento personale, quelli che sembravano solo “numeri” hanno preso un volto vero. Ezequiel, che sarà il nuovo direttore generale dell’Opera, ha citato invece san Giovanni Bosco, che diceva che i ragazzi sono buoni, ma hanno sempre bisogno di qualcuno che glielo ricordi, ed è questo l’atteggiamento con cui si cerca di guidare la scuola di Nostra Signora di Lujan».
«Valeria, la vice direttrice delle classi elementari, ha ricordato la fiducia ricevuta dalla direttrice di allora, che l’ha fatta crescere umanamente e professionalmente. Andrea, una catechista, ha sottolineato invece come i ragazzi abbiano bisogno di speranza, e quindi di adulti cristianamente felici da poter seguire. Un tema, quello della speranza che aiuta a crescere, ripreso anche da Silvia, che per 20 anni è stata missionaria in Cina e in Giappone e che oggi lavora nella scuola. E anche da Marita, l’attuale direttrice della primaria, che ha raccontato di come la speranza non si trasmette a parole, ma si comunica con gli atteggiamenti quotidiani della propria vita»
«Maria Teresa, ex direttrice dell’asilo, ha raccontato di come, lavorando insieme ogni giorno, abbia imparato a guardare gli alunni con lo sguardo di Gesù. Mentre Paro, direttrice dell’asilo, ha testimoniato di come, avendo perso un bambino quando era giovanissima, abbia recuperato la sua fiducia in Dio lavorando proprio in questa scuola, riuscendo a intravedere come anche la sofferenza possa avere un significato».
Raccogliendo tutti questi interventi, dice ancora don Mario Peretti, l’Arcivescovo ha ripreso il senso di un lavoro educativo fatto con passione e dedizione, ogni giorno: piccoli gesti che sono in realtà di grande valore e responsabilità, dove ognuno è chiamato a portare la testimonianza della propria vocazione.
Poi, nel pomeriggio, è stata celebrata la Messa con i ragazzi che hanno ricevuto il sacramento della prima Comunione e con quelli che riceveranno la Cresima. Un momento davvero bello, come racconta sempre don Peretti, nell’entusiasmo dei canti e della preghiera, ma anche per il clima di raccoglimento.
«Veramente devo essere grato a Dio per la storia che mi ha dato in tutta la vita e in queste opere qui in Argentina – conclude il fidei donum don Mario -. E sono grato anche al mio Vescovo Mario, che continuamente incarna nella mia vita la paternità di Dio».
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