Il caso Epstein agita la politica americana: ecco le ultime notizie, da Trump a Maxwell

Jeffrey Epstein è tornato alla attenzione dei giornali grazie ai sospetti sulla natura dei suoi legami con Donald Trump. Semplice frequentazione mondana, come quella del vicino di casa Woody Allen, o sotto c’è qualcosa di più inconfessabile?
La politica americana è in subbuglio, più a destra che a sinistra, Trump fa di tutto per insabbiare la pubblicazione degli Epstein files, aumentando il polverone.
Alla fine chi ne trarrà vantaggio sarà l’inglese Ghislaine Maxwell, condannata a 20 anni per la sua complicità con Epstein. Se aprisse bocca potrebbe forse inguaiare Trump ma finora ha negato ogni coinvolgimento men che lecito. In America scrivono che l’hanno già trasferita in un carcere meno severo, preludio alla concessione della grazia presidenziale. A testimoniare dei rapporti fra Trump e Epstein resterà la foto in cornice d’argento esibita su un comò in casa di Epstein a New York. Vi sono ritratti il finanziere, il futuro presidente e la futura moglie Melania, una innocente foto ricordo di una serata fra amici.
Ghislaine è figlia dell’editore Rupert, morto suicida in circostanze misteriose, sparendo in mare dal suo yacht nel
Epstein era in attesa di processo per prostituzione minorile nel carcere di New York ma morì in cella apparentemente suicida. Pochi ci hanno creduto. Proprio in questi giorni il Telegraph di Londra ha intervistato l’ex maggiordomo di Epstein, Valdson Vieira Cotrin, che per 18 anni ha gestito il lussuoso appartamento parigino di Epstein, la sua palazzina di New York e l’isola privata caraibica, Little Saint James.
Epstein si è ucciso davvero?

Cotrin non ha dubbi, il suo ex datore di lavoro non si sarebbe mai tolto la vita ed era di buon umore prima di morire. Che qualcuno avesse interesse a sopprimerlo?
I rapporti di Epstein con i potenti del mondo sono testimoniati dalle foto esposte nella sua abitazione di New York, una palazzina di 2.200 metri (che lui esagerava raddoppiando la superficie quando ne parlava) in una delle strade più esclusive della città, sulla 71st Street East, fra Fifth and Madison Avenues. Dopo la sua morte e stata venduta per 51 milioni di dollari, una cifra enorme ma molto inferiore alla richiesta di 88 milioni.
Quattro giornalisti del New York Times hanno prodotto un lungo articolo basato su foto degli interni della casa e documenti.
Epstein, scrivono, aveva trascorso anni a trasformare la casa a schiera di sette piani e 200 metri quadrati in un luogo dove poter ostentare – e approfondire – i suoi legami con i ricchi e i potenti.
Dalla morte di Epstein avvenuta in custodia federale nel 2019, dichiarata suicidio, molti misteri sulla sua vita sono rimasti irrisolti. Come ha accumulato una fortuna a nove cifre? E perché così tanti uomini potenti hanno continuato a frequentarlo molto tempo dopo essere stato dichiarato colpevole di reati sessuali?
La casa di New York era una delle cinque proprietà in tutto il mondo di proprietà di Epstein. Dopo il suo rilascio nel 2009 da un carcere della Florida, dove aveva scontato 13 mesi per aver indotto un’adolescente alla prostituzione, la villa fungeva sia da rifugio personale che da salotto dove poteva intrattenersi con intellettuali, scienziati e finanzieri di successo, secondo i documenti legali e le interviste con i frequentatori della casa.
I visitatori consideravano il signor Epstein divertente, intelligente e curioso. Un altro vantaggio: la possibilità di socializzare con le giovani e attraenti donne che si aggiravano per la proprietà e lavoravano come sue assistenti.
La casa a due passi da Central Park, fu venduta a Epstein nel 1998 da Leslie H. Wexner, il miliardario proprietario di L Brands. Epstein ristrutturò e ridecorò la villa in uno stile eccentrico.
Decine di protesi oculari incorniciate fiancheggiavano l’ingresso. Una scultura di una donna che indossava un abito da sposa e stringeva una corda era sospesa in un atrio centrale.
Un ricordo di Fellini
Viene da ricordare la casa del dottor Katzone nel film La città delle donne di Federico Fellini.
Nella sala da pranzo al piano terra, Epstein intratteneva un cast a rotazione di celebrità, accademici, politici e uomini d’affari. Il cibo poteva essere banale – a volte niente di più di un buffet di cibo cinese da asporto, come si leggeva in una lettera di Woody Allen – ma gli eventi erano tutt’altro.
Le foto mostrano gli ospiti seduti su sedie leopardate attorno a un grande tavolo rettangolare. Anche l’ufficio di casa di Epstein ospitava una tigre imbalsamata.
Altre foto mostrano una credenza piena di istantanee incorniciate che ostentano i legami di Epstein con alcune delle personalità più note al mondo.
C’era Epstein sorridente accanto a Papa Giovanni Paolo II, Mick Jagger, Elon Musk, Fidel Castro, Larry Summers, l’ex presidente Bill Clinton e Richard Branson.
Accanto, una banconota da un dollaro incorniciata e firmata da Bill Gates, forse come pagamento di una scommessa. “Mi sbagliavo!”, scrisse il co-fondatore di Microsoft sul volto di George Washington.
In cima a una grande scalinata si trovava l’ufficio di Epstein, rivestito in legno e con un’enorme scrivania.
Nell’ufficio era esposta una sua foto con il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman.
Una raccolta di lettere, donata al Epstein in un album rilegato in pelle per il suo cinquantesimo compleanno nel 2003, rifletteva un periodo della sua vita prima del suo arresto. Quel libro includeva contributi di Trump e Clinton, tra decine di altri, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal. (Trump ha negato, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, di aver contribuito con una nota e un disegno sessualmente allusivi. Ha fatto causa per diffamazione. Il portavoce di Clinton ha affermato che l’ex presidente non era a conoscenza dei crimini di Epstein.)
Blitzquotidiano ha iniziato a scrivere di Epstein nel 2010 con questo articolo:
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