“In unitate fidei”: l’Anno Santo come opportunità di fede

La fede nella temperie spirituale dell’Anno Santo. “Oggi per molti Dio e la questione di Dio non hanno quasi più significato nella vita- afferma Leone XIV-. Il Concilio Vaticano II ha rimarcato che i cristiani sono almeno in parte responsabili di questa situazione. Perché non testimoniano la vera fede e nascondono il vero volto di Dio con stili di vita e azioni lontane dal Vangelo”. Prosegue la lettera apostolica “In unitate fidei”: “Si sono combattute guerre, si è ucciso, perseguitato e discriminato in nome di Dio. Invece di annunciare un Dio misericordioso, si è parlato di un Dio vendicatore che incute terrore e punisce. Il Credo di Nicea ci invita allora a un esame di coscienza”.

La fede unisce

Il Papa insiste sulla dimensione salvifica della Redenzione: “solo se Cristo è veramente Dio puo’ salvare l’uomo e divinizzarlo”. Una verità sviluppata dai Cappadoci, da Sant’Atanasio e dai grandi Padri della Chiesa. Leone XIV sottolinea che i Padri conciliari non cedettero alla filosofia greca, ma difesero la Bibbia. Affermando che il Figlio è “della stessa sostanza del Padre”. Il Pontefice invita a leggere oggi quella fede come risposta alle paure del presente. E cioè guerre, ingiustizie, miserie, in cui Cristo continua a farsi vicino nei fratelli più fragili. L’Anno Santo, quindi, è un’occasione per “professare con gioia” la fede che dona speranza.  Nell’unità della fede, proclamata fin dalle origini della Chiesa, i cristiani sono chiamati a camminare concordi. Custodendo e trasmettendo con amore e con gioia il dono ricevuto. “Dio non abbandona la sua Chiesa. Suscitando sempre uomini e donne coraggiosi, testimoni nella fede e pastori che guidano il suo Popolo e gli indicano il cammino del Vangelo. Così come scrive il prologo del Vangelo di San Giovanni: “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi“.

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