Droni sospetti da navi russe: la pista dei giovani reporter porta a Rosatom

Dicembre 13, 2025 - 05:30
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Droni sospetti da navi russe: la pista dei giovani reporter porta a Rosatom

Bruxelles – Un gruppo di ragazzi, navi cargo con rotte sospette e quasi cinquecento sorvoli sopra le basi militari tedesche. La spy story è perfetta per una serie Netflix, con i giovani giornalisti da una parte e una nave da inseguire tra le acque del Mare del Nord dall’altra. I protagonisti della vicenda sono infatti sette studenti della Scuola di giornalismo Axel Springer di Berlino, aiutati da professionisti della Bild e del Die Welt. Attraverso le loro ricerche con fonti aperte sono riusciti a identificare 19 correlazioni temporali e geografiche tra gli avvistamenti dei droni sopra basi militari europee e le posizioni di tre navi con legami con la Russia.

Bisogna dirlo subito: i ragazzi non hanno trovato la pistola fumante, ma hanno reso pubbliche una serie d’informazioni che danno un quadro più completo sugli episodi sospetti che stanno coinvolgendo il nord Europa.

Il numero dei droni non identificati

La loro indagine è iniziata con l’ottenimento di documenti riservati da parte dell’Ufficio Federale di Polizia Criminale tedesco (BKA). Secondo questi documenti, ci sarebbero stati 1.072 incidenti che hanno coinvolto 1.955 droni solo nel 2025. Gli sciami di droni hanno volato “quasi esclusivamente sopra o vicino a installazioni militari”. I numeri danno sono una fotografia della vulnerabilità dello spazio aereo europeo. La polizia tedesca è riuscita infatti solo in 29 casi su 498, a identificare i piloti dei droni. Nella stragrande maggioranza delle volte (85 per cento), invece, non si è riusciti a identificare il tipo di drone utilizzato per sorvolare le basi militari.

A rendere così difficile la localizzazione dell’esecutore, secondo i giornalisti, è il fatto che questi velivoli prendono il volo da navi cargo. A confermare questa tesi, un incrocio tra i dati della circolazione marittima al largo della Germania e gli incidenti con i droni. Dopo una lunga ricerca, sono riusciti a scremare l’indagine, portando a tre il numero di navi considerate sospette.

La Hav Dolphin

La storia più esemplificativa è quella legata alla Hav Dolphin. La nave batte bandiera di Antigua e Barbuda, da fine marzo a fine aprile 2025, era presente presso il cantiere navale Pregol di Kaliningrad, una struttura con legami documentati con l’esercito russo e la corporazione statale russa per l’energia atomica (Rosatom). Secondo le ricerche fatte dai giornalisti l’agenzia per l’energia atomica russa ha in dotazione droni capaci di volare a 140 km/h con un’autonomia di 200 chilometri. Ufficialmente questi droni servono per la sorveglianza delle rotte marittime artiche.

La Hav Dolphin è stata considerata sospetta perché dal 1° al 10 maggio è rimasta ferma nella baia di Kiel, tra Germania e Danimarca. Esattamente durante questo periodo, dei droni sono stati avvistati in tre giorni distinti sopra i cantieri navali della difesa, a 25 chilometri di distanza.

Non solo i ragazzi si sono accorti dell’anomala presenza della nave di Antigua e Barbuda: la polizia tedesca ha perquisito la Hav Dolphin per tre volte. Ogni volta non è stato trovato nulla. Fonti di sicurezza hanno riferito però agli studenti berlinesi che le ispezioni condotte erano state “superficiali” e “di natura simbolica”. Non tutti i container erano stati aperti e un’ispezione approfondita avrebbe richiesto molti più investigatori e più tempo. Nonostante la nave battesse bandiera di Antigua e Barbuda, l’intero equipaggio era russo.

La Hav Dolphin, dopo l’episodio di maggio, ha continuato a navigare nelle acque del Mare del Nord. All’inizio di giugno, un drone è stato avvistato all’interno della zona di sicurezza militare presso una stazione radio navale tra Germania e Paesi Bassi. I velivoli hanno sorvolato questo spazio per circa due minuti prima di scomparire. A settanta chilometri di distanza, l’imbarcazione sospetta era ancorata nell’estuario dell’Ems da tre giorni.

La nave Hav Dolphin (Fonte: Wikicommons)

L’inseguimento

La notizia del secondo episodio ha convinto i ragazzi a inseguire la nave per i mari europei. Il vascello cargo è stato identificato in un porto francese sull’Atlantico. I ragazzi sono così volati a Parigi e poi hanno l’hanno inseguito per le coste del Nord Europa.

Il loro obiettivo era far sorvolare, questa volta sopra l’imbarcazione, un drone per monitorare cosa c’era al suo interno. Il sorvolo è avvenuto ma non è riuscito a fotografare droni o operazioni sospette. Confrontandosi con l’agenzia di intelligence interna tedesca, però, i ragazzi sono riusciti a carpire che, secondo i servizi, “l’equipaggio è composto solo da russi. Il sospetto è che siano agenti di basso livello per attività di spionaggio, sabotaggio e altre attività di disturbo”.

Le smentite e i sospetti

Gli elementi in ogni caso non chiudono il cerchio. Petter Kleppan, Ceo di Hav Shipping, la società norvegese proprietaria della Hav Dolphin ha smentito qualsiasi accusa: “Abbiamo come clienti esclusivamente grandi aziende europee affermate. Trasportiamo merci secche da un porto all’altro: acciaio, cordoli, grano, rottami. Fattura tipica: circa 50.000 euro. Non abbiamo clienti russi e non generiamo alcun fatturato dalla Russia”. Le incongruenze però non mancano e i giornalisti berlinesi le hanno fatte emergere.

Le evidenze portate alla luce

Dopo le cinque settimane necessarie per l’inchiesta sono riusciti a dimostrare che navi con equipaggi russi e con legami con Rosatom hanno mostrato un comportamento anomalo vicino alle installazioni militari tedesche. La società nucleare statale russa gestisce droni presenti su navi cargo. L’intelligence europea è a conoscenza di queste navi e le considera al servizio della Russia ma non riesce a intraprendere contromisure efficaci. 

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia