Incendi, fumi possono restare negli ambienti indoor per giorni: i consigli dell’ISS per pulire l’aria

Solo nei primi 7 mesi del 2025 si sono verificati circa 700 incendi che hanno mandato in fumo oltre 320 km² di territorio italiano. Fondamentale tenere pulita l’aria in case e uffici: tra i consigli dell’Istituto Superiore di Sanità quello di limitare l’uso del forno o l’uso dell’aspirapolvere. L’esposizione agli inquinanti presenti nei fumi degli incendi può essere causa di problemi respiratori anche seri
https://www.iss.it/Gli incendi possono rappresentare un grave rischio per la salute non solo per il rischio ustioni ma anche perché peggiorano sensibilmente la qualità dell’aria che respiriamo, anche negli ambienti interni. Per questo l’Istituto Superiore di Sanità ha stilato un elenco di otto consigli per mantenere pulita l’aria dentro gli ambienti dove si vive o lavora in caso di incendi.
Secondo l’Iss, le azioni da fare sono: chiudere porte e finestre; spegnere condizionatori che scambiano aria con l’esterno (per es. condizionatori portatili con tubo esterno): utilizzare ventilatori da soffitto o portatili o da tavolo o sistemi di condizionamento che non scambiano aria con l’esterno; evitare o limitare l’uso dei diversi processi di combustione come la cottura di cibo in forno, le fritture o le grigliate; evitare o limitare l’uso dell’aspirapolvere, a meno che non utilizzi un’aspirapolvere dotato di un filtro High Efficency Particulate Air (HEPA ); evitare o limitare l’uso di prodotti o detergenti, che possono reagire anche con gli inquinanti sprigionati dagli incendi; evitare o limitare il fumo di sigaretta o altre modalità di fumo; evitare o limitare le attività faticose per ridurre la quantità di fumo che potresti inalare.
I dati degli incendi nel 2024 e nei primi mesi del 2025
Nel 2024 la superficie interessata dagli incendi, intesi complessivamente, nel nostro Paese è stata di 514 km²che risulta superiore agli anni 2018 e 2019. E nei primi 7 mesi del 2025 si sono verificati circa 700 incendi che hanno mandato in fumo oltre 320 km² di territorio italiano. La Sicilia è la Regione con la maggiore estensione di incendi nell’anno 2024, con una superficie complessiva di 175 km² seguita dalla Calabria con 102 km². E benché l’estate, a causa di temperature più elevate e anche dell’incremento delle attività umane all’aria aperta, rappresenti la stagione nella quale ci si aspetta si verifichino più eventi, in tempi recenti la stagionalità degli incendi si sta perdendo: per via dei cambiamenti climatici con andamenti delle condizioni meteorologiche più irregolari, di una scarsa attenzione alle azioni di prevenzione e gestione dei territori (dalla pulizia del sottobosco alle fasce tagliafuoco, dalla scarsa attenzione rivolta alla corretta gestione dei rifiuti che coinvolge depositi e stoccaggio dei rifiuti, ai terreni abbandonati solo per citarne alcune delle cause). Infatti, la stagione si è allungata e si registrano sempre di più eventi distribuiti nell’arco dei 12 mesi. Per questo è fondamentale mantenere alta l’attenzione su questo tema durante tutto l’anno attraverso piani e campagne efficaci di preparazione e prevenzione primaria della salute», spiega Gaetano Settimo, Coordinatore del Gruppo di Studio Nazionale Inquinamento Indoor dell’Istituto superiore di sanità.
Mix di sostanze inquinanti dagli incendi
«Quando i materiali bruciano generano fumo, cenere e miscele complesse cariche di centinaia di sostanze inquinanti e velenose tra le più tossiche, come diossine e furani (PCDD/F), policlorobifenili (PCB), idrocarburi policiclici aromatici (IPA), polveri sospese (PM10, PM2,5), polveri ultrafine (UFP), polveri sedimentabili su superfici e suoli, sostanze fotochimicamente reattive come ossidi di azoto (NOx) monossido di carbonio (CO) e composti organici volatili (COV) come formaldeide, benzene, toluene, metalli, acido cianidrico (HCN), idrogeno solforato (H2S) ecc.», riprende Settimo.
Il rischio per gli ambienti interni
«Queste sostanze – aggiunge l’esperto Iss – possono rimanere nell’aria, sia esterna che indoor, cioè l’aria interna degli edifici, per molto tempo: da ore a settimane, sia durante l’incendio (provocando una riduzione della visibilità, odore forte e sgradevole, ecc…), che dopo il suo spegnimento (odori sgradevoli, ecc…), e non solo nelle vicinanze dell’evento, interagendo tra loro per modificare la tossicità dei singoli inquinanti».
La composizione e la concentrazione dei fumi dipendono da cosa sta bruciando – se alberi, rifiuti, auto, abitazioni – dalla quantità dei diversi materiali, dalla vegetazione, dalle condizioni di combustione, dall’umidità, dall’intensità del vento e dalla distanza dall’incendio.
«I materiali e le loro caratteristiche impattano sulle condizioni di combustione, sulle reazioni chimiche che avvengono durante la combustione, e sulle emissioni e sui residui rilasciati nell’area – spiega l’esperto -. Tuttavia, si sa ancora molto poco sulla composizione chimica e sulle interazioni delle specie nei diversi incendi».
Esposizione ad incendi aumenta rischio di asma e malattie cardiovascolari
L’esposizione agli inquinanti presenti nei fumi degli incendi può essere causa di problemi respiratori, irritazioni alla gola, agli occhi e alla pelle, lacrimazioni «nonché di un aumento del rischio di malattie croniche come l’asma o le malattie cardiovascolari, come ictus e infarti oltre che a effetti neurologici. Inoltre, alcuni composti, come IPA, diossine, PCB, sono persistenti e possono accumularsi nell’organismo umano. Gli incendi hanno un impatto importante, anche sostanziale, sulle concentrazioni di ozono specie secondaria che si forma attraverso reazioni fotochimiche che coinvolgono ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili (COV), ma anche sulla formazione secondaria delle polveri sospese PM10 e PM2,5», ricorda Gaetano Settimo. Le conseguenze legate a questi incendi possono essere di breve (giorni, settimane) o di lungo periodo (mesi).
«Durante un incendio il sindaco e i funzionari sanitari locali potrebbero consigliarti di rimanere in casa con le finestre e le porte chiuse. Molte abitazioni vengono raffreddate o riscaldate utilizzando condizionatori a pompa di calore o sistemi di condizionamento senza condotto che non scambiano aria con l’esterno, quindi questi sistemi, che non comportano l’ingresso o l’espulsione di aria dall’abitazione, possono rimane accesi. Lo stesso vale per quelle abitazioni o ambienti di abitazioni che sono dotati di ventilatori a soffitto o portatili o da tavolo, che possono essere utilizzati. Va invece evitato l’uso di condizionatori portatili con tubo esterno, che potrebbero far sì che il fumo venga aspirato all’interno dell’abitazione. Oltre a questo – afferma e conclude Settimo – vanno evitate o limitate anche altre attività che possono incrementare le concentrazioni interne degli inquinanti».
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