India: dazi Usa verso il 50 per cento, Trump mette Modi sotto pressione

Agosto 8, 2025 - 16:00
 0
India: dazi Usa verso il 50 per cento, Trump mette Modi sotto pressione

Dopo averlo annunciato per giorni, ieri il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha emesso un ordine esecutivo sull’imposizione di un dazio aggiuntivo del 25 per cento sulle importazioni di prodotti provenienti dall’India. L’aliquota entrerà in vigore 21 giorni dopo la data dell’ordine (6 agosto), con l’eccezione delle merci che risultino già in viaggio e che vengano sdoganate entro il 17 settembre. Il provvedimento è stato motivato dal fatto che l’India “importa direttamente o indirettamente petrolio dalla Federazione Russa”, contribuendo così ad alimentare la macchina bellica russa contro l’Ucraina, una guerra che per la Casa Bianca resta una “minaccia insolita e straordinaria alla sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati Uniti”. Il dazio è aggiuntivo rispetto al 25 per cento già previsto da oggi, non essendo stato raggiunto un accordo commerciale. Salvo cambiamenti, dunque, fra tre settimane l’India dovrà pagare dazi del 50 per cento, come il Brasile, l’aliquota più alta imposta da Washington, superiore anche al 30 per cento attualmente applicato alla Cina.

La risposta indiana è arrivata subito dopo la comunicazione della Casa Bianca. “Le nostre importazioni si basano su fattori di mercato e sono effettuate con l’obiettivo generale di garantire la sicurezza energetica di 1,4 miliardi di persone in India” ed “è estremamente deplorevole che gli Stati Uniti scelgano di imporre dazi aggiuntivi all’India per azioni che anche diversi altri Paesi stanno intraprendendo nel proprio interesse nazionale”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Randhir Jaiswal. “Ribadiamo che queste azioni sono ingiuste, ingiustificate e irragionevoli”, ha affermato, concludendo che “l’India adotterà tutte le misure necessarie per proteggere i propri interessi nazionali”.

Il ministero degli Esteri si era già pronunciato sulla questione il 4 agosto, sostenendo che l’India “è stata presa di mira” non solo dagli Usa ma anche dall’Unione europea, benché a loro volta intrattengano rapporti commerciali con la Russia: “il commercio tra Europa e Russia include non solo energia, ma anche fertilizzanti, prodotti minerari, prodotti chimici, ferro e acciaio, macchinari e mezzi di trasporto. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, continuano a importare dalla Russia esafluoruro di uranio per la loro industria nucleare, palladio per la loro industria dei veicoli elettrici, fertilizzanti e prodotti chimici”, ha accusato Nuova Delhi. “In realtà, l’India ha iniziato a importare dalla Russia perché le forniture tradizionali sono state dirottate verso l’Europa dopo lo scoppio del conflitto. All’epoca, gli Stati Uniti incoraggiarono attivamente tali importazioni da parte dell’India per rafforzare la stabilità dei mercati energetici globali”, ha inoltre puntualizzato il dicastero.

Retroscena della “Cnn” descrivono un Trump furioso e frustrato per il rifiuto del presidente russo, Vladimir Putin, di sedersi al tavolo delle trattative per porre fine al conflitto in Ucraina. Di qui la decisione del leader della Casa Bianca di ricorrere alle sanzioni secondarie sull’energia russa, non applicate dal suo predecessore, Joe Biden, a causa dell’inflazione, una preoccupazione ora attenuata dalla diminuzione della domanda globale e dall’aumento della produzione petrolifera da parte dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) e dei loro alleati. Al tempo stesso, la pressione sull’India per il sostegno alla Russia è diventata una leva negoziale nelle trattative indo-statunitensi per un accordo commerciale: all’approssimarsi della scadenza prevista per l’entrata in vigore dei dazi annunciati il 2 aprile, gli Stati Uniti si sono accordati con diversi Paesi, ma non con l’India, che ha opposto resistenza alla richiesta di un’apertura pressoché completa dei propri mercati.

Tra quei mercati c’è senz’altro quello agricolo, in particolare per mais, soia, cotone e prodotti lattiero-caseari. Oggi il primo ministro indiano, Narendra Modi, intervenendo a un evento a Nuova Delhi, ha ribadito l’intenzione di difendere il settore. “Per noi, l’interesse dei nostri agricoltori è la massima priorità. L’India non scenderà mai a compromessi sugli interessi di agricoltori, pescatori e produttori di latte. So che dovremo pagare un prezzo elevato per questo, e sono pronto ad affrontarlo. L’India è pronta”, ha dichiarato. Gli ultimi sviluppi, nonostante l’amicizia tra Modi e Trump, vantata da entrambi, hanno esposto il governo nazionalista del premier indiano agli attacchi dell’opposizione, in particolare del Congresso nazionale indiano (Inc), principale partito di minoranza, il cui presidente, Mallikarjun Kharge, ha parlato di un “disastro di politica estera”.

Altri esponenti del Congresso, e non solo, hanno fatto notare che Paesi vicini potranno contare su dazi meno onerosi e quindi avere un vantaggio competitivo sull’India: è il caso del Vietnam, dell’Indonesia, delle Filippine, del Bangladesh e del Pakistan. A proposito del Pakistan, il trattamento riservato dagli Stati Uniti al nemico storico dell’India è stato finora più benevolo: dazi al 19 per cento e un accordo per lo sfruttamento delle risorse petrolifere. A ciò si aggiunge un’altra questione che ha suscitato l’irritazione di Nuova Delhi: Trump ha più volte dichiarato di aver esercitato una mediazione per porre fine agli attacchi aerei in cui i due Paesi dell’Asia meridionale si sono sfidati a maggio, una versione più volte smentita dall’India, secondo cui il cessate il fuoco è stato concordato a livello bilaterale e su richiesta pachistana.

Nelle ultime settimane, dunque, gli Stati Uniti hanno imposto un’inconsueta pressione sull’India, un Paese con cui negli ultimi vent’anni, sotto diverse presidenze, inclusa la prima di Trump, i rapporti sono stati coltivati con cura e progressivamente rafforzati, anche nel settore della difesa, all’interno di una più ampia strategia indo-pacifica volta a bilanciare l’influenza cinese nella regione. Ciò non ha impedito che l’India restasse un soggetto politico non allineato all’Occidente: membro del Quad con Usa, Australia e India, ma anche dei Brics, con Brasile, Russia, Cina, Sudafrica e altri Stati emergenti del Sud del mondo che progettano, tra l’altro, una moneta comune alternativa al dollaro. Con la Russia, poi, l’India ha un legame particolarmente stretto da oltre sette decenni: Nuova Delhi non importa solo energia, ma armi, nonostante la diversificazione intrapresa negli ultimi anni. Per entrambe le merci Mosca è la prima fonte di forniture.

Quanto all’energia, per l’India il petrolio russo è necessario a sostenere la sua fiorente economia e i bisogni di un’enorme popolazione. Secondo dati della società di intelligence commerciale Kpler relativi al primo semestre di quest’anno, il greggio russo rappresenta il 36 per cento delle importazioni totali dell’India, che dipende dall’approvvigionamento esterno per oltre l’80 per cento del suo fabbisogno petrolifero. Seguono l’Iraq, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e, in misura inferiore, altri fornitori. Quale impatto concreto potrà avere il dazio aggiuntivo del 25 per cento sugli acquisti indiani di petrolio russo e quindi sulla guerra in Ucraina? L’India, che ha già ridotto i rifornimenti dall’Iran a causa delle sanzioni internazionali, potrebbe riconsiderare la sua dipendenza dalla Russia. Tuttavia, il petrolio russo rappresenta una quota molto significativa, oltre un terzo del totale, e sostituirlo rapidamente potrebbe essere complicato.

C’è, inoltre, un aspetto politico. Al momento non c’è alcuna indicazione di una volontà di Nuova Delhi di ridimensionare il suo partenariato strategico onnicomprensivo con Mosca. Anzi, per fare solo un esempio, più o meno nelle stesse ore in cui gli Stati Uniti annunciavano il dazio aggiuntivo, l’India e la Russia annunciavano la firma di un protocollo per approfondire la cooperazione industriale nei settori dell’alluminio, dei fertilizzanti, delle ferrovie e della tecnologia mineraria. Se poi, come è stato ipotizzato, le sanzioni secondarie statunitensi colpissero anche la Cina, ciò farebbe convergere gli interessi di Pechino e Nuova Delhi. Proprio in questi giorni la stampa indiana parla di una possibile visita in Cina di Modi a fine mese, in occasione del vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco): sarebbe la prima dal 2018 e darebbe un seguito significativo al disgelo avviato a ottobre per superare la crisi al confine aperta dal 2020. Mosca, tra l’altro, ha più volte espresso interesse di recente a rilanciare il formato di dialogo Russia-India-Cina (Ric), sospeso dal 2020 per la pandemia di Covid-19 e per la disputa alla frontiera sino-indiana.

Il dazio aggiuntivo del 25 per cento imposto dagli Stati Uniti all’India potrebbe avere un impatto sul negoziato commerciale tra i due Paesi, ma non è scontato se l’effetto sarà quello di una spinta o di una complicazione. Nell’immediato, il provvedimento statunitense produce un’incrinatura nella fiducia e una tensione nelle relazioni. Tuttavia, potrebbe anche indurre a compromessi, ad esempio su questioni di proprietà intellettuale, investimenti o regolamentazioni di mercato. Secondo indiscrezioni della stampa indiana, le “linee rosse” del governo indiano sono i settori sensibili, in primis quello agricolo: per Nuova Delhi è politicamente delicato esporre i piccoli coltivatori che praticano un’agricoltura di sussistenza alla concorrenza dei grandi produttori statunitensi. Inoltre, c’è il tema della reciprocità: gli Stati Uniti finora hanno concluso accordi a zero dazi per loro e dazi di diverse entità per i Paesi contraenti; anche con l’India gli Usa stanno negoziando un accesso senza dazi per tutti i loro prodotti, senza reciprocità, diversamente da quanto avvenuto nelle trattative commerciali tra l’India e altri Paesi, in cui Nuova Delhi ha ottenuto reciprocità con clausole di salvaguardia. È certo, in ogni caso, che l’India continuerà a cercare partner alternativi per diversificare i suoi mercati di esportazione, tra cui l’Unione europea, con cui è in corso un negoziato per un accordo di libero scambio.

Leggi anche altre notizie su Nova News

Clicca qui e ricevi gli aggiornamenti su WhatsApp

Seguici sui canali social di Nova News su Twitter, LinkedIn, Instagram, Telegram

L'articolo India: dazi Usa verso il 50 per cento, Trump mette Modi sotto pressione proviene da Agenzia Nova.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia