Italia paradiso dei ladri? Sembrerebbe, a giudicare da una telefonata di qualche anno fa

Agosto 17, 2025 - 21:30
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Italia paradiso dei ladri? Sembrerebbe, a giudicare da una telefonata di qualche anno fa

Italia paradiso dei ladri? Sembrerebbe, a giudicare da una telefonata di qualche anno fa.

Albanesi, gang di ladri intercettati: “Vieni in italia a rubare, non ti succede nulla” diceva al telefono un albanese a un connazionale rimasto a casa. Blitzquotidiano ne pubblicò a suo tempo il contenuto. La riproponiamo in questi giorni di gran caldo per rinfrescare la memoria.

Il capo della banda di ladri, un albanese di 26 anni, aveva un modo infallibile per convincere amici connazionali a lavorare per lui e far fare loro la bella vita in patria: “Vieni in Italia a rubare, non ti succede nulla”.

Furono le sue le parole ascoltate dagli inquirenti nelle intercettazioni telefoniche che avrebbero poi condotto i carabinieri di Cassano d’Adda, in provincia di Milano, all’arresto di una gang di 5 albanesi dediti ai furti negli appartamenti e ai distributori di benzina.

Ladri giovanissimi

 

Si trattava di ragazzi tra i 20 e i 26 anni, all’epoca ritenuti responsabili di 14 furti in abitazione, 15 nei distributori di benzina e 2 rapine in appartamenti.

Secondo le ricostruzioni dei carabinieri, i cinque sarebbero arrivati nel milanese e avrebbero commesso il primo colpo in gennaio in un distributore di benzina a Cernusco sul Naviglio. (Franco Grande, Il Giornale)

Il capo mostrava di conoscere a sufficienza la normativa italiana, dovette ammettere il  procuratore capo di Bergamo Walter Mapelli: “Qui, se ti prendono, ti fai 24 ore in cella e torni libero”, diceva.

Non gli fanno niente

E, in effetti, sostiene il magistrato, se per esempio ti beccano ma non hai portato via nulla, si configura il reato di tentato furto: significa che vieni portato in carcere per la fragranza ma, applicandosi a questa fattispecie la riduzione dei due terzi della pena, le porte del carcere si riaprono.

Per questo il capo poteva vantarsi con l’”autista” e con lo “scassinatore”: “Ho una fila di persone che vogliono venire”. Grazie ai buchi della normativa italiana che, secondo il procuratore Mapelli, soffre di un eccesso di sovrapposizione tra istanze diverse: da un lato si chiede più severità, dall’altro si invocano misure alternative al carcere, giustamente perché questo significa meno recidive

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