La Cina sorpassa Italia e Francia nella classifica dei Paesi esportatori verso la Tunisia
Le esportazioni cinesi verso Tunisi hanno toccato i 6,527 miliardi di dinari (circa 1,92 miliardi di euro nei primi sette mesi del 2025), segnando una crescita impressionante del 37,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La Cina ha conquistato il primato come primo fornitore della Tunisia, scavalcando partner europei come l’Italia e la Francia. Questa ascesa ha permesso a Pechino di superare l’Italia, che si ferma a 5,711 miliardi di dinari (1,67 miliardi di euro), e la Francia, che ha esportato merci per 5,374 miliardi di dinari (1,58 miliardi di euro). Il sorpasso segna un punto di svolta nelle dinamiche commerciali della Tunisia, con un’influenza cinese in forte espansione, ma pesa sulle casse dello Stato tunisino che si trova a far fronte ad un aumento del deficit commerciale. È quanto emerge dai dati sull’interscambio commerciale pubblicati oggi dall’Istituto nazionale di statistica (Ins) tunisino, secondo cui le esportazioni dalla Tunisia dal primo gennaio a fine luglio 2025 hanno quasi mantenuto i livelli del 2024, attestandosi a 36,973 miliardi di dinari (10,87 miliardi di euro), mentre le importazioni sono cresciute in maniera significativa, raggiungendo 48,878 miliardi di dinari (14,37 miliardi di euro).
Questo divario ha portato a un deficit commerciale di 11,905 miliardi di dinari (3,5 miliardi di euro), in aumento rispetto ai 9,632 miliardi di dinari (2,84 miliardi di euro) registrati nello stesso periodo dell’anno precedente. Di conseguenza, il tasso di copertura, ovvero il rapporto tra esportazioni e importazioni, è sceso al 75,6 per cento, contro il 79,4 per cento del 2024. A un’analisi più approfondita, si notano dinamiche differenti tra i vari settori. Le esportazioni tunisine hanno beneficiato di una crescita nel settore delle miniere e fosfati (+8,6 per cento) e delle industrie meccaniche ed elettriche (+6,5 per cento). Viceversa, si è registrato un calo significativo nel settore energetico (-34,8 per cento), dovuto in gran parte alla diminuzione delle vendite di prodotti raffinati. Anche le esportazioni del settore agroalimentare sono diminuite del 17,5 per cento, principalmente a causa del calo del valore delle vendite di olio d’oliva. Il settore tessile, abbigliamento e cuoio ha mostrato una leggera flessione (-0,2 per cento).
Sul fronte delle importazioni, si osserva una crescita generalizzata. L’acquisto di beni strumentali è aumentato del 18,6 per cento, quello di materie prime e semilavorati del 6,6 per cento e quello di beni di consumo del 12,1 per cento. Al contrario, si è assistito a una diminuzione delle importazioni di prodotti energetici (-14,9 per cento) e alimentari (-5,1 per cento). La distribuzione geografica del commercio tunisino evidenzia una dipendenza significativa dall’Unione europea (Ue), che rappresenta il 70,6 per cento delle esportazioni totali e il 44,2 per cento delle importazioni. Le esportazioni verso l’Ue sono aumentate complessivamente, in particolare verso Germania (+15,4 per cento) e Francia (+7,5 per cento), ma sono calate in modo evidente con l’Italia (-9,4 per cento) e la Spagna (-30,4 per cento). Un notevole aumento delle esportazioni si è registrato anche verso i Paesi arabi, in particolare Marocco (+38,5 per cento), Libia (+12,5 per cento) e Algeria (+20,8 per cento).
Per quanto riguarda le importazioni dall’Ue, sono aumentate con la Francia (+12,7 per cento) e la Germania (+10,3 per cento), mentre hanno subito una leggera flessione con l’Italia (-0,7 per cento). Fuori dall’Ue, oltre che con la Cina, le importazioni sono cresciute notevolmente con la Turchia (+14,9 per cento), ma sono diminuite con la Russia (-21,9 per cento) e l’India (-9,2 per cento).Il deficit commerciale di 11,905 miliardi di dinari (3,5 miliardi di euro) è trainato principalmente dal saldo negativo di alcuni gruppi di prodotti. Il settore energetico è quello che contribuisce maggiormente al deficit con 6,037 miliardi di dinari (1,77 miliardi di euro), seguito da materie prime e semilavorati (-3,8 miliardi di dinari o 1,11 miliardi di euro), beni strumentali (-1,959 miliardi di dinari, circa 576 milioni di euro) e beni di consumo (-930,7 milioni di dinari, circa 273 milioni di euro). L’unico settore a registrare un surplus è quello alimentare, con un saldo positivo di 823,4 milioni di dinari (242 milioni di euro).
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