La fine del capitalismo è l’unica via accedere alla sostenibilità?


Il dilemma attuale è come far coesistere sostenibilità, sviluppo ecologico dei prodotti, trasformazione dell’economia in un modello circolare e capitalismo. È possibile oppure l’unica via è rinunciare a qualcuno di questi punti? Cerchiamo di capirlo in questa digressione…
Esistono alternative creative per hackerare la logica del capitalismo, sfidare i compromessi e creare prodotti sostenibili e accessibili, senza dover far saltare l’intera economia?
Ho letto pensieri multipli per cui regna l’impossibilità di creare e offrire prodotti sostenibili, etici e accessibili nel nostro attuale sistema economico. Nel capitalismo non si può avere tutto: qualcosa deve cedere.
L’idea che i prodotti etici e sostenibili non possono essere accessibili nel capitalismo prende vita poiché il sistema si basa sul prestito dal futuro, consentendo al consumo non sostenibile non solo di verificarsi, ma di diventare la norma.
Pertanto, non si tratta di un problema di prodotti migliori o materiali più ecologici, ma di un fallimento del design sociale. Le vere soluzioni non richiedono di riprogettare gli oggetti, ma di riprogettare il sistema economico stesso.
Capitalismo o sostenibilità
Ma dobbiamo davvero uccidere il capitalismo per permettere a sostenibilità e accessibilità economica di andare di pari passo?
Questa domanda è particolarmente critica per designer e creativi. Se accettano che prodotti e servizi radicalmente più sostenibili debbano essere più costosi allora questo diventa il presupposto su cui lavorano.
La sostenibilità nel mondo degli affari è plasmata non solo dall’ambizione interna, ma ancor di più da forze esterne come normative, politiche, dinamiche di mercato e norme sociali.
Detto questo, trovo problematica l’idea che soluzioni sostenibili e accessibili siano impossibili all’interno dell’attuale struttura capitalistica. Invia un messaggio sbagliato ai designer che lavorano in aziende o avviano proprie iniziative. Questa narrazione offre loro una sola strada: soluzioni sostenibili migliori ma anche più costose.
Dove si possono effettivamente trovare prodotti sostenibili e accessibili?
Prendiamo Veja, per esempio. L’azienda di scarpe offre sneaker realizzate in modo sostenibile a prezzi paragonabili a quelli di molti marchi tradizionali, dimostrando che la sostenibilità non deve sempre essere sinonimo di premio.
Come ci riescono? Ci sono due ingredienti chiave nella loro ricetta: zero pubblicità e crescita lenta. La prima aiuta a compensare il fatto che produrre un paio di sneaker Veja costa cinque volte di più, a causa dell’impegno dell’azienda nell’utilizzare materie prime che rispettano i principi del commercio equo, l’ambiente e i diritti dei lavoratori.
La seconda permette all’azienda di trovare un migliore equilibrio, sviluppando economie di scala senza esporsi alle pressioni nocive sul flusso di cassa e sulla redditività che una rapida crescita spesso crea.
Veja ha messo in discussione la necessità di una strategia di marketing tradizionale. Ha preso il fatto che il 70% dei costi di un normale grande marchio di sneaker è legato alla pubblicità e lo ha trasformato in un vantaggio.
Riallocando quei fondi alla sua catena di approvvigionamento e adottando un modello di zero pubblicità, Veja ha sviluppato un approccio di marketing unico, radicato in tattiche innovative e un più profondo coinvolgimento del cliente, liberando al contempo fondi per sostenere l’approvvigionamento e la produzione etici.
È così che le aziende dovrebbero approcciare il design per la sostenibilità: adottando una mentalità che vede la sostenibilità non come una limitazione, ma come una fonte di infinita creatività, una mentalità da hacker di sistema.
Questo è esattamente il tipo di approccio necessario per affrontare i numerosi difetti sistemici del capitalismo, pur operando entro i suoi limiti.
Veja non è l’unico esempio. Pandora, il più grande produttore di gioielli al mondo, ha annunciato lo scorso anno di essere passata all’acquisto di argento e oro riciclati al 100% per i suoi gioielli, un cambiamento che, secondo l’azienda, comporterà 10 milioni di dollari di costi aggiuntivi.
Tuttavia, l’azienda ha scelto di non aumentare i prezzi, optando invece per trovare altri modi per compensare i costi, come l’introduzione di attrezzature più efficienti e la riduzione degli spostamenti dei dipendenti.
Altri esempi degni di nota si possono trovare nel packaging ricaricabile. Per esempio, sia Ocado che M&S nel Regno Unito offrono piccoli sconti ai clienti che utilizzano confezioni ricaricabili per determinati prodotti, a dimostrazione del fatto che l’abbandono del packaging monouso può anche essere vantaggioso dal punto di vista finanziario per i clienti, un aspetto che le ricerche dimostrano essere apprezzato.
Gli sforzi per offrire prodotti e servizi sostenibili e accessibili non si limitano alle grandi aziende come Ocado e M&S o a quelle più piccole e consolidate come Veja.
Too Good to Go, per esempio, contribuisce a evitare che gli sprechi alimentari finiscano in discarica, offrendo al contempo opzioni alimentari a prezzi accessibili.
L’ho conosciuta qualche mese fa grazie alla mia compagna, che a sua volta ne era venuta a conoscenza tramite il bar dove trova il cappuccino d’avena, essendo allergica al lattosio, e il passaparola ancora oggi è una vera e propria manna.
Questo tipo di innovazione dimostra come la tecnologia e il design intelligente possano creare esperienze vantaggiose sia per l’ambiente che per il portafoglio dei consumatori.
Questi esempi dimostrano che, sebbene creare prodotti sostenibili e accessibili sia certamente difficile nel panorama attuale, non è impossibile.
I designer, o anche i creativi della sostenibilità, dovrebbero assolutamente cercare modi per riprogettare il sistema più ampio, ma ciò non significa che non possano anche gestirlo nel frattempo.
La chiave, a mio avviso, è focalizzare l’attenzione del design a livello del modello di business, adottando una visione più olistica di come il valore viene creato e distribuito.
I designer strategici imparano l’importanza di cambiare la scala a cui vengono esaminati i problemi per comprenderne il contesto e determinare quali questioni siano rilevanti.
È un po’ come regolare il livello di zoom: allontanando lo sguardo si rivela il quadro generale, mentre avvicinando lo sguardo si mettono a fuoco dettagli specifici.
Quando si tratta di garantire che l’accessibilità economica diventi parte integrante di una forte sostenibilità, i designer dovrebbero lavorare alla riprogettazione dei modelli di business esistenti, riconoscendo al contempo le barriere sistemiche e i fattori che li plasmano.
Nel complesso, dovremmo incoraggiare i designer a tutti i livelli a trattare i vincoli non come barriere all’azione, ma come catalizzatori di creatività e innovazione. Perché i designer possiamo essere un po’ tutti noi, a seconda del ruolo che giochiamo, da imprenditori a investitori, da consumatori a dipendenti, perché l’etica è universale.
Crediti immagine: Depositphotos
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