La pelle torna all’età della pietra con il Metodo Caveman

Giugno 28, 2025 - 17:30
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La pelle torna all’età della pietra con il Metodo Caveman

Su TikTok lo chiamano metodo Caveman seguendo il nome che gli ha dato Tia Zakher, la creator alla quale il video è andato virale superando il milione di visualizzazioni. Sarebbe un modo per fare reset della barriera cutanea. L’idea è quella di una pelle a digiuno, privata sia dell’acqua che di ogni prodotto cosmetico dal detergente in poi, proprio come all’età della pietra.

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La creator stessa ha ammesso di avere la cattiva abitudine di stuzzicarsi la pelle e che, di conseguenza, aveva cercato un metodo estremo per tornare ad avere una barriera cutanea forte e sana. Il video è però diventato virale per l’accumulo smisurato di pelle e cellule morte sul viso che si chiama ipercheratosi da ritenzione ed è un ispessimento della pelle causato da un accumulo anomalo di cheratina.

Cos’è il Metodo Caveman per la pelle

Come suggerisce la parola, questo approccio alla skincare ricalca quello dell’uomo delle caverne, quando non ci si lavava con acqua e sapone e tantomeno si faceva skincare. Seguire questo metodo significa quindi dire addio a detergente, idratante, protezione solare e acqua fino a quando la pelle ritorna ad essere sana.

Foto Mon Trujillo/ Unsplash

Quello di cui non tiene conto questo approccio però, è che, a parte l’ispessimento della pelle, bisognerebbe considerare anche l’epoca in cui viviamo. Diversamente da oggi infatti, 2,5 milioni di anni fa non c’era il problema dell’inquinamento e di tutto ciò che comporta per la pelle, tanto per fare un esempio.

Metodo Caveman: come mai un approccio così estremo?

Viviamo nell’epoca d’oro della skincare. Tra routine sempre più complesse e prodotti all’avanguardia, provare ad essere minimalisti ed essenziali quando si tratta di prendersi cura della propria pelle è come non fare abbastanza.

Il rischio è di entrare in un circolo vizioso, alimentato da una FOMO senza eguali, che porta ad aggiungere prodotti in maniera troppo casuale, quando invece tutto ciò che servirebbe è una sottrazione.

“Se un paziente ha la barriera cutanea compromessa, la prima cosa che faccio è dargli un regime di skincare molto rigido. Solo detergente delicato e idratante, entrambi privi di alcol che la fa disidratare e oli essenziali”, dice la Dr. Whitney Bove, dermatologa, in un video in cui fa stitch a quello di Tia.

Il Metodo Caveman riflette sia una reazione al sovraccarico di stimoli e prodotti nel mondo beauty, sia una crescente sfiducia nei confronti del marketing cosmetico», afferma la Dottoressa Ines Mordente, specialista in Dermatologia e Venereologia. “Culturalmente è figlio di un’epoca di iperconsumo e allo stesso tempo di un desiderio di detox e ritorno alla semplicità. Clinicamente, però, si tratta di un approccio estremo che può non tenere conto delle esigenze fisiologiche della pelle né delle differenze individuali”.

Perché non è l’approccio giusto

Per quanto l’eccitazione della novità, o il social engagement, possa spingere qualcuno ad accogliere il Metodo Caveman a braccia aperte, quello che serve è sempre un approccio critico che permetta di analizzare i pro e i contro di ciò che ogni scelta comporta.

“L’auto-sperimentazione, soprattutto senza un confronto specialistico, può portare a peggioramenti silenziosi e cronicizzazione di patologie come acne, rosacea o dermatiti, che invece se riconosciute e curate tempestivamente sarebbero più facilmente gestibili”.

“Nel tempo infatti, questo tipo di approccio può causare accumulo di sebo, cellule morte, inquinanti e agenti patogeni che alterano il microbioma cutaneo. Se il pH e l’equilibrio della pelle non sono a livelli sani, aumenta il rischio di infiammazioni, disbiosi e peggioramento delle patologie preesistenti”, spiega la Dottoressa Mordente.

Meglio una pausa cosmetica

Piuttosto che eliminare tutto senza fare alcuna distinzione come fa il Metodo Caveman, è meglio un approccio con sospensioni temporanee e mirate. “Nel caso di irritazioni, pelle sensibilizzata e barriera cutanea compromessa può essere utile sospendere temporaneamente alcuni prodotti”, suggerisce la dermatologa.

”Questo, però, non significa interrompere del tutto la skincare. L’obiettivo è ridurre l’uso di attivi potenzialmente irritanti e mantenere una routine essenziale, basata su detersione delicata, idratazione e protezione solare. La sospensione deve essere sempre temporanea e seguita da una reintroduzione graduale dei prodotti abituali”.

Less is more: quando lo skinminimalism vince sul Metodo Caveman

Ogni gesto, ogni prodotto che mettiamo sulla pelle, deve essere frutto di una visione completa e di un ragionamento. Lo skinminimalism è sì una skincare semplificata, ma deve essere anche efficace. “Semplificare non significa eliminare tutto, ma puntare su prodotti mirati che contengono attivi scelti in base alle reali esigenze della pelle”.

”La base sono sempre i tre step fondamentali: detersione delicata, idratazione su misura e protezione solare”, sottolinea la Dottoressa Mordente. “La skincare routine si sviluppa poi in base alla tipologia di pelle, con ingredienti riequilibranti come niacinamide e acido salicilico per quella grassa o acido ialuronico, ceramidi e probiotici per la pelle secca”.

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