Lavori Entry-Level UK: L’Impatto di ChatGPT

Giugno 30, 2025 - 19:00
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Lavori Entry-Level UK: L’Impatto di ChatGPT

Negli ultimi anni il mondo del lavoro britannico ha vissuto una trasformazione senza precedenti. L’avvento di strumenti di Intelligenza Artificiale come ChatGPT sta cambiando radicalmente il panorama occupazionale, in particolare per i lavori entry-level. Questi ruoli tradizionalmente costituivano la porta d’accesso al mondo del lavoro per giovani, neolaureati e chi desiderava ricollocarsi. Ma ora i dati parlano chiaro: gli annunci per queste posizioni sono in calo drastico, generando preoccupazione tra aziende, sindacati e istituzioni. In questo articolo esploreremo in profondità il fenomeno, analizzando cause, effetti e scenari futuri, con un focus specifico sul contesto del Regno Unito.

Il crollo degli annunci di lavoro entry-level nel Regno Unito

Secondo i dati forniti da Adzuna, uno dei più importanti motori di ricerca per offerte di lavoro nel Regno Unito, gli annunci per ruoli entry-level sono diminuiti di oltre il 35% in un solo anno. Questo calo non è un caso isolato, ma segue un trend che si sta consolidando con l’adozione sempre più capillare di tecnologie di Intelligenza Artificiale Generativacome ChatGPT, Claude e altri sistemi.

Molte aziende hanno cominciato a sostituire i compiti più semplici – scrivere email, rispondere a richieste di clienti, fare data entry – con chatbot e automazioni evolute. Il risultato è una drastica contrazione della domanda di posizioni junior, che tradizionalmente venivano considerate essenziali per avviare un percorso di carriera.

Secondo un rapporto del UK Government Office for National Statistics (ONS), questa tendenza rischia di accentuare le disuguaglianze sociali. I lavori entry-level permettevano a molti di acquisire le prime competenze professionali, di costruire reti di contatti e di salire la scala gerarchica. Senza questi gradini, il rischio è che la mobilità sociale si blocchi, rendendo ancora più difficile per i giovani provenienti da famiglie a basso reddito entrare nel mondo del lavoro qualificato.

Va inoltre sottolineato che il fenomeno non è solo britannico: negli Stati Uniti e in Europa continentale si registrano dinamiche simili, anche se con intensità variabile a seconda dei settori e delle politiche attive del lavoro messe in campo dai singoli governi.

I settori più colpiti dall’IA generativa

L’impatto dell’IA non è uniforme. Secondo l’analisi di Adzuna, i comparti più esposti sono quelli che storicamente offrivano la maggior parte dei ruoli di primo livello. Il settore del customer service, per esempio, ha visto una riduzione di circa il 45% delle offerte per posizioni entry-level.

Anche il marketing digitale è profondamente cambiato. Le attività di copywriting di base vengono sempre più spesso delegate a sistemi come ChatGPT, riducendo la necessità di assumere assistenti o junior marketers. Lo stesso vale per la gestione di social media, dove automazioni e generatori di contenuti riescono a coprire gran parte dei volumi necessari a basso costo.

Nell’amministrazione e nel back-office, l’adozione di Large Language Models (LLM) ha reso possibile automatizzare la compilazione di documenti, l’analisi di dati e la redazione di email standardizzate. Questo ha portato molti datori di lavoro a riconsiderare le proprie strategie di assunzione, privilegiando profili più esperti in grado di supervisionare l’output dell’IA piuttosto che figure junior da formare sul campo.

Un rapporto dell’Institute for Public Policy Research (IPPR) avverte che senza interventi mirati di politiche pubbliche si rischia di perdere migliaia di opportunità formative fondamentali, rendendo il mercato del lavoro sempre più polarizzato tra ruoli iperqualificati e lavori a bassissimo valore aggiunto, spesso precari.

Come stanno rispondendo le aziende e i lavoratori

Le aziende, naturalmente, hanno motivazioni economiche solide per spingere sull’automazione. Ridurre i costi di personale è una strategia attraente in un periodo segnato dall’inflazione e dall’incertezza economica post-Brexit. Tuttavia, questa scelta non è priva di conseguenze reputazionali e strategiche.

Molte imprese stanno scoprendo che l’adozione dell’IA non può sostituire del tutto il lavoro umano. I chatbot sono eccellenti per rispondere a richieste semplici, ma spesso falliscono in interazioni più complesse o sensibili. Per questo motivo alcune aziende stanno sperimentando modelli “ibridi” che combinano intelligenza artificiale e operatori umani, mantenendo però un numero inferiore di dipendenti rispetto al passato.

D’altro canto, i lavoratori, soprattutto i giovani, si trovano costretti a ripensare la propria formazione. Cresce l’interesse per corsi di prompt engineering, di supervisione di sistemi IA, di analisi dei dati. Questi ruoli emergenti possono offrire stipendi competitivi, ma richiedono competenze specifiche non sempre accessibili a chi proviene da contesti svantaggiati.

Organizzazioni sindacali come Unite the Union hanno già lanciato appelli al governo per una regolamentazione più stringente sull’uso dell’IA nei processi di selezione del personale e per programmi di riqualificazione su larga scala.

Impatti sociali e prospettive future

L’aspetto più preoccupante, come segnalano numerosi esperti, è il rischio di un “effetto scogliera” per i neolaureati e i giovani lavoratori. Senza entry-level jobs, l’accesso al mercato del lavoro diventa più difficile, alimentando frustrazione e precarietà.

Secondo studi dell’OECD, i primi anni di esperienza lavorativa sono fondamentali per costruire competenze trasversali – soft skills come la comunicazione, la gestione del tempo, il problem solving – che non si apprendono facilmente sui libri di testo. Senza questi passaggi formativi, si rischia di creare una generazione di lavoratori meno pronti ad affrontare le sfide di un’economia in rapido cambiamento.

D’altra parte, l’automazione e l’IA creano anche nuove opportunità. Cresce la domanda di figure specializzate nella gestione dei sistemi intelligenti, di data scientist, di progettisti di interfacce conversazionali. Alcune università britanniche stanno già adattando i propri corsi di laurea per rispondere a questa domanda emergente.

Il governo britannico, attraverso il Department for Education, ha annunciato nuovi finanziamenti per programmi di riqualificazione e digital skills bootcamps, con l’obiettivo di sostenere i lavoratori in transizione. Tuttavia, molti osservatori ritengono che queste misure siano ancora insufficienti rispetto alla velocità del cambiamento.

Il ruolo della regolamentazione e dell’etica

Un altro nodo cruciale è la regolamentazione dell’uso dell’IA nel mondo del lavoro. Attualmente il Regno Unito non ha ancora varato una legge specifica per governare l’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione.

Alcuni esperti chiedono regole più chiare per garantire trasparenza nei processi di selezione automatizzati, evitare discriminazioni algoritmiche e imporre obblighi di formazione per i lavoratori a rischio sostituzione.

Anche a livello europeo, con il recente AI Act, si sta cercando di definire un quadro normativo che imponga standard di sicurezza e di etica per i sistemi IA ad alto rischio. Il Regno Unito, post-Brexit, ha scelto finora un approccio più leggero, puntando a favorire l’innovazione. Ma questa scelta potrebbe lasciare scoperti i lavoratori più vulnerabili.

La questione etica si estende anche al tema della responsabilità: se un sistema IA commette un errore con conseguenze legali o finanziarie, chi ne risponde? Le aziende si trovano a dover ridefinire le proprie policy interne e i contratti di lavoro per tenere conto di queste nuove complessità.

Possibili strategie per affrontare il cambiamento

Il dibattito su come rispondere a questa trasformazione è aperto. Alcuni propongono di tassare l’automazione, destinando le risorse raccolte a finanziare politiche attive del lavoro e sussidi di disoccupazione. Altri puntano su incentivi fiscali alle imprese che mantengono un certo numero di lavoratori umani o che investono in formazione.

C’è chi suggerisce di riformare radicalmente il sistema scolastico e universitario per preparare meglio i giovani ai lavori del futuro, con curricula più flessibili e legati alle competenze digitali.

Il consenso generale è che il cambiamento sia inevitabile. L’IA generativa non scomparirà, anzi si farà sempre più sofisticata. La vera sfida per governi, aziende e cittadini è governare la transizione in modo equo e sostenibile, evitando che le promesse di produttività si traducano in nuove forme di esclusione sociale.

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