Levi Strauss alza la guidance per l’anno a +2%. Nel Q2 vendite a +6%

Levi Strauss alza la sua guidance per l’anno confidando che la crescita delle vendite compenserà l’impatto dei dazi del presidente Donald Trump. Per il 2025 il gruppo si aspetta un incremento del turnover compreso tra l’1% e il 2%, in aumento dal precedente -1% al -2 per cento. Le previsioni per il 2025, sottolinea la nota del gruppo, si basano sulle attività operative in corso, riflettendo il business Dockers tra le attività cessate. Il dato ha fatto balzare le contrattazioni a New York nell’after market, salendo di quasi otto punti percentuali.
Nel secondo trimestre, terminato lo scorso primo giugno, il gruppo a stelle e strisce ha registrato ricavi netti per 1,4 miliardi dollari (1,6 miliardi di euro), in aumento del 6% su base reported e del 9% su base organica, superando la stima media degli analisti Il margine operativo è stato del 7,5%, rispetto all’1,5% del secondo trimestre del 2024 mentre l’utile netto rettificato è stato di 89 milioni di dollari, rispetto ai 65 milioni di dollari dell’analogo periodo di un anno fa.
In un’intervista con la Cnbc, il responsabile finanziario di Levi’s, Harmit Singh, ha affermato che la maggior parte degli acquisti di Levi’s proviene da paesi come Pakistan, Bangladesh e Indonesia. Trump ha recentemente minacciato Bangladesh e Indonesia con dazi superiori al 30%. “Non è chiaro quanto dei prodotti Levi’s provenga da queste regioni, e il 60% del fatturato di Levi’s è al di fuori degli Stati Uniti”, si legge sulla testata.
Per ora, spiega Cnbc, Levi’s ha dichiarato di voler assorbire quanto più possibile. Allo stato attuale delle cose, prevede che i dazi avranno un impatto sull’azienda solo di 25-30 milioni di dollari per il resto dell’anno, ovvero 2-3 centesimi sull’utile per azione.
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