L’eyewear secondo Alain Mikli: “L’AI è solo un database”

Lug 3, 2025 - 08:00
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L’eyewear secondo Alain Mikli: “L’AI è solo un database”
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Alain Mikli approda temporaneamente a Milano. Il marchio eyewear di proprietà di EssilorLuxottica dal 2012 ha aperto un pop up nel quartiere di Brera, in via Fiori Chiari, attivo fino a domenica 6 luglio. Il fondatore del brand Alain Miklitarian, francese di origini armene, ha incontrato Pambianconews per parlare del suo percorso personale e professionale. Da sempre le montature del brand si distinguono per le silhouette d’impatto e le nuance audaci.

Come ha iniziato a disegnare occhiali?
Prima di tutto ho imparato a fare l’ottico, il mio background è nel campo oculistico, ho iniziato prendendomi cura delle persone per motivi medici. Non ho mai studiato per diventare designer ma fare l’ottico, stare in negozio ad aspettare i clienti non mi piaceva, così come vendere prodotti che non apprezzavo. Non avevo interesse ma allo stesso tempo non avevo neanche alternative da proporgli. Ho deciso di iniziare con la mia collezione passo dopo passo, senza alcuna strategia. Non conoscevo nessuno nell’industria della moda o del design. Ho iniziato da solo fondando la mia azienda nel 1978, il tempo corre velocemente, sono passati così tanti anni, essere ancora nel business è meraviglioso.

Come è cambiato da allora il design degli occhiali?
Molto. All’inizio i consumatori non avevano un atteggiamento positivo nei confronti degli occhiali, non veniva concepito come un bell’oggetto. Penso a quando hai quattro o cinque anni e devi indossarli a scuola, i bambini possono essere arroganti anche a quell’età. Ho cercato di cambiare completamente la mentalità, di pensare agli occhiali non solo come a una protesi per gli occhi ma anche a un oggetto di moda, creare un progetto creativo, diverso. Ovviamente mi piacciono i modelli con una forte personalità ma molto confortevoli, non dobbiamo dimenticare che gli occhiali che indossiamo devono essere anche molto comodi. Sappiamo come scegliere un vestito, sappiamo come scegliere le scarpe, facciamo attenzione non siano troppo grandi o troppo piccole, ma spesso non sappiamo quale occhiale sia adatto a noi, non abbiamo questa esperienza. Purtroppo anche gli ottici non aiutano abbastanza il consumatore a scoprire cosa va bene e cosa meno.

Quali sono le sue priorità quando progetta un occhiale?
Non ho priorità. Dipende dall’umore che ho, dipende da dove sono, dalla stagione, dipende da molte cose. A volte inizio dal colore, a volte dalla forma, a volte inizio da un dettaglio tecnico. Non ho una routine, è qualcosa che non riesco a controllare.

Cosa caratterizza la sua ultima collezione?
Semplicità e personalità. Cerco di fare qualcosa di molto semplice nella forma, nel design, ma con una forte personalità. Ad esempio indosso una montatura spesso, il colore è sottile, rosso ma non troppo rosso. Ha carattere, quando la indosso le persone vedono la montatura che porto perché è davvero una dichiarazione sul mio viso. Mi piace questo tipo di combinazione, mi piace giocare ma anche non dimenticare che devo indossarla tutto il giorno.

Temporary store Alain Mikli, Ph. courtesy of EssilorLuxottica

E come influenza o potrebbe influenzare l’AI nel suo lavoro? Ci ha mai pensato?
Ci ho pensato ma non uso l’AI per creare; è un database di molte altre cose e le combina per dare vita a qualcosa di nuovo ma non dà vita a nulla di originale. Non genera una nuova idea, è semplicemente un’idea per combinazione di molte altre idee. Inoltre il database nel settore dell’occhialeria non è molto ampio e include principalmente occhiali da sole, sono pensati per il look e poco per la funzione.

Come descriverebbe la sua relazione con EssilorLuxottica?
Non è una relazione nuova perché ho venduto la mia azienda 12 anni fa e, successivamente, sono rimasto altri due anni. Sono tornato due anni fa quando mi hanno chiamato non solo per realizzare nuove collezioni ma per formare le persone, insegnare come realizzare occhiali unici. Sono molto contento perché questa è un’azienda incredibile che mette a disposizione mezzi, ingegneria e competenze. È un piacere dare una nuova direzione al marchio secondo il mio modo di pensare, creare qualcosa che non si trova sul mercato.

Quali sono gli occhiali che l’attraggono di più? 
Non ne ho. Li amo tutti e li odio tutti. Quando un occhiale è finito è finito e sto già lavorando alla prossima collezione, il che significa che sono molto orgoglioso di aver fatto tanti occhiali. Alcuni, certo, sono migliori di altri, ma ‘migliori’ cosa significa? È una questione di apprezzamento. Io sono sempre proiettato verso il futuro, verso la prossima collezione, la prossima innovazione. Oggi abbiamo tanti modi diversi per realizzare occhiali tra l’acetato tradizionale, il metallo e la stampa 3D.

Qual è il suo rapporto con l’Italia? 
Il mio rapporto inizia con mozzarella, pasta… Ho familiarità con il cibo italiano e mi piace molto. Appena arrivo all’aeroporto di Linate non posso fare a meno di ordinare un caffè.

E oltre al cibo?
Beh, le donne.

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Redazione Redazione Eventi e News