Niente Via per le opere della difesa nazionale, ecco cosa prevede il decreto Infrastrutture

Nel corso della riunione congiunta delle commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, ieri è stato approvato un emendamento al decreto Infrastrutture che introduce una misura di “semplificazione” in materia di Valutazione di impatto ambientale (Viva) per i progetti infrastrutturali, aventi quale «unico obiettivo» la difesa nazionale.
Come spiega nel merito il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit), si prevedono «tempi ridotti a 30 giorni per l'adozione del decreto del ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con cui si esonerano dalla Via i progetti di difesa nazionale».
Premesso che al Mit non sembrano sapere che nel Governo in carica non esiste più un ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (Mattm) ma c’è un ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) nella figura di Gilberto Pichetto Fratin, già oggi il Testo unico ambientale (Dlgs 152/2006) prevede che i progetti destinati esclusivamente alla difesa nazionale possano essere esclusi dalla Via, valutando caso per caso. La differenza è che adesso si stringe il cappio delle tempistiche – e 30 giorni sono purtroppo un’inezia per la burocrazia ministeriale –, e al contempo dopo il recente vertice Nato a L’Aja, in cui l’Italia si è impegnata a raggiungere il 5% del Pil in spese per la difesa, nel computo potrebbero rientrare infrastrutture che hanno ben poco a che fare con opere militari; il pensiero corre subito al ponte sullo Stretto di Messina, col ministero guidato dal ministro Salvini che si è infatti affrettato a respingere l’ipotesi.
«Sul decreto Infrastrutture – commenta nel merito Chiara Braga, presidente del gruppo Pd alla Camera – si consuma un'ennesima forzatura per le opere della difesa. Il ministro dell'Ambiente viene completamento esautorato delle competenze sulla Valutazione di impatto ambientale di progetti destinati alla difesa nazionale, che passa nelle mani del ministero della Difesa. Opere anche rilevanti che non saranno più assoggettate alla Via, su decisione autonoma del ministro della Difesa. Senza nessuna competenza, nessuna garanzia di rispetto delle normative ambientali e nemmeno delle ragioni dei territori che si vedranno calare dall'alto infrastrutture militari. Un attacco inaccettabile alle norme e uno stravolgimento delle normative ambientali, che non trova nessuna giustificazione se non quella di eliminare ogni minima garanzia di tutela».
«In pratica, di fronte a opere che presentano nodi ambientali irrisolvibili, o magari proprio ingegneristici e strutturali come il delirante ponte sullo Stretto, d’ora in avanti al Governo – aggiunge la capogruppo M5S in commissione Ambiente alla Camera, Daniela Morfino – basterà applicare il bollino “difesa nazionale” e la valutazione d’impatto ambientale, la cosiddetta “Via”, verrà spazzata via. Un “tana libera tutti” procedurale che non è affatto una semplificazione, ma un vero e proprio abominio. Specie con Meloni e Salvini al governo, che potrebbero far passare come “militarmente strategico” pure l’asfalto sul letto di un fiume. Il dl Infrastrutture è uno dei punti più bassi in assoluto di questa legislatura: dai grandi appalti ai porti, dagli enti locali all’energia, il governo ha pensato molto ai suoi interessi e per niente a quelli dei cittadini. C’è poco altro da aggiungere».
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