Papa Leone XIV chiude il Giubileo degli sportivi, "Sport mezzo prezioso di formazione umana"

Lo sport porta in sé il riflesso della bellezza di Dio. È un messaggio potente quello che dà Papa Leone XIV durante la celebrazione eucaristica nella solennità della Santissima Trinità e a conclusione del Giubileo degli sportivi. Nella Basilica di San Pietro sono presenti tutte le anime che compongono il mondo CONI: dalle Federazioni Sportive Nazionali alle Discipline Sportive Associate, dagli Enti di Promozione Sportiva alle Associazioni Benemerite. Presente il Presidente del CIO, Thomas Bach seduto vicino al Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi e a tanti campioni come l’ex ferrarista Felipe Massa, l’olimpionico del judo Pino Maddaloni, l’ex calciatore e oggi Sindaco di Verona, Damiano Tommasi, la campionessa paralimpica Giulia Ghiretti, il campione dell’NBA, Gordon Hayward che già ieri avevano animato la tavola rotonda svoltasi al Villaggio dello Sport allestito dal CONI a Piazza del Popolo in occasione della Giornata Nazionale dello Sport che quest'anno è stata posticipata proprio per le celebrazioni giubilari.
Presente, inoltre, tra i numerosi dirigenti e presidenti degli organismi sportivi, Francesco Ricci Bitti, membro d’onore del CIO.
“Il binomio Trinità-sport non è esattamente di uso comune – le parole di Prevost durante l’omelia -, eppure l'accostamento non è fuori luogo. Ogni buona attività umana, infatti, porta in sé il riflesso della bellezza di Dio e certamente lo sport è tra queste. Del resto, Dio non è statico, non è chiuso in sé. È comunione, viva relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e si apre all'umanità e al mondo”.
“Lo sport - ha spiegato il Pontefice (foto ANSA e CONI) - può aiutarci a incontrare Dio Trinità, perché richiede un movimento dell’io verso l'altro, certamente esteriore, ma anche e soprattutto interiore. Senza questo si riduce a una sterile competizione di egoismi. Pensiamo a un'espressione che nella lingua italiana si mostra comunemente per incitare gli atleti durante le gare. Gli spettatori gridano ‘dai’, forse non ci facciamo caso, ma è un imperativo bellissimo, è l'imperativo del verbo dare. E questo può farci riflettere. Non si tratta solo di dare una prestazione visiva, magari straordinaria, ma di dare sé stessi. Si tratta di darsi per gli atleti, per la propria crescita, per i sostenitori, per i propri i cari, per gli allenatori, per i collaboratori, per il pubblico e anche per gli avversari. E se si è veramente sportivo, questo vale al di là del risultato”. Leone XIV ha quindi ricordato le parole di San Giovanni Paolo II, “uno sportivo” che definiva lo sport “gioia di vita”.
Il Pontefice ha quindi elencato tre motivi che rendono lo sport oggi “un mezzo prezioso di formazione umana e cristiana”. “In primo luogo – ha detto -, in una società segnata dalla solitudine, in cui l'individualismo esasperato ha spostato il baricentro dal noi all’io, finendo per ignorare l'altro, lo sport, specialmente quando è di squadra, insegna il valore della collaborazione, del camminare insieme. Di quel condividere che, come abbiamo detto, è al cuore stesso della vita di Dio, può così diventare uno strumento importante di ricomposizione ed incontro tra i popoli, nelle comunità, negli ambienti scolastici e lavorativi, nelle famiglie. In secondo luogo, in una società sempre più digitale, in cui le tecnologie, pur avvicinando persone lontane, spesso allontanano chi sta vicino, lo sport favorisce la concretezza dello stare insieme. Così, contro la tentazione di fuggire in mondi virtuali, esso aiuta a mantenere un sano contatto con la natura e con la vita concreta. In terzo luogo, in una società competitiva, dove sembra che solo i forti e i vincenti meritino di vivere, lo sport insegna anche a perdere, mettendo l'uomo a confronto con una delle verità più profonde della sua condizione: la fragilità. Il limite, l'imperfezione, questo è importante, perché è dall'esperienza di questa fragilità che ci si apre alla speranza. L'atleta che non sbaglia mai, che non perde mai, non esiste. I campioni non sono macchine, ma uomini e donne che, anche quando cadono, trovano il coraggio di rialzarsi”.
Infine, citando Papa Francesco, l’augurio per tutte le atlete, gli atleti, dirigenti e volontari delle tante associazioni sportive coinvolte: “Amava sottolineare che Maria del Vangelo ci appare attiva il movimento, perfino di corsa, pronta, come sono i padri e le mamme, a soccorrere i suoi figli. Chiediamo a lei di accompagnare le nostre fatiche e i nostri slanci – ha concluso -, e di orientarvi sempre al meglio, fino alla vittoria più grande: quella dell'eternità, il campo infinito, dove il gioco non avrà più fine, e la gioia sarà piena”. (agc)
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